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martedì 3 luglio 2012

Il Santo del Giorno-03/07/2012


Oggi si celebra un apostolo, San Tommaso Martire, è allora bisogna celebrarlo degnamente e noi lo facciamo servendoci delle stupende parole della Catechesi del nostro Pontefice Bendetto XVI

San Tommaso Apostolo
Martire (festa) 



Dalla Catechesi di Papa Benedetto XVI
(27 settembre 2006)

Cari fratelli e sorelle,

proseguendo i nostri incontri con i dodici Apostoli scelti direttamente da Gesù, oggi dedichiamo la nostra attenzione a Tommaso. Sempre presente nelle quattro liste compilate dal Nuovo Testamento, egli nei primi tre Vangeli è collocato accanto a Matteo (cfr Mt 10, 3; Mc 3, 18; Lc 6, 15), mentre negli Atti si trova vicino a Filippo (cfr At 1, 13). Il suo nome deriva da una radice ebraica, ta'am, che significa "appaiato, gemello". In effetti, il Vangelo di Giovanni più volte lo chiama con il soprannome di "Didimo" (cfr Gv 11, 16; 20, 24; 21, 2), che in greco vuol dire appunto "gemello". Non è chiaro il perché di questo appellativo.

Soprattutto il Quarto Vangelo ci offre alcune notizie che ritraggono qualche lineamento significativo della sua personalità. La prima riguarda l'esortazione, che egli fece agli altri Apostoli, quando Gesù, in un momento critico della sua vita, decise di andare a Betania per risuscitare Lazzaro, avvicinandosi così pericolosamente a Gerusalemme (cfr Mc 10, 32). In quell'occasione Tommaso disse ai suoi condiscepoli: “Andiamo anche noi e moriamo con lui” (Gv 11, 16). Questa sua determinazione nel seguire il Maestro è davvero esemplare e ci offre un prezioso insegnamento: rivela la totale disponibilità ad aderire a Gesù, fino ad identificare la propria sorte con quella di Lui ed a voler condividere con Lui la prova suprema della morte. In effetti, la cosa più importante è non distaccarsi mai da Gesù. D'altronde, quando i Vangeli usano il verbo "seguire" è per significare che dove si dirige Lui, là deve andare anche il suo discepolo. In questo modo, la vita cristiana si definisce come una vita con Gesù Cristo, una vita da trascorrere insieme con Lui. San Paolo scrive qualcosa di analogo, quando così rassicura i cristiani di Corinto: “Voi siete nel nostro cuore, per morire insieme e insieme vivere” (2 Cor 7, 3). Ciò che si verifica tra l'Apostolo e i suoi cristiani deve, ovviamente, valere prima di tutto per il rapporto tra i cristiani e Gesù stesso: morire insieme, vivere insieme, stare nel suo cuore come Lui sta nel nostro.

Un secondo intervento di Tommaso è registrato nell'Ultima Cena. In quell'occasione Gesù, predicendo la propria imminente dipartita, annuncia di andare a preparare un posto ai discepoli perché siano anch'essi dove si trova lui; e precisa loro: “Del luogo dove io vado, voi conoscete la via” (Gv 14, 4). È allora che Tommaso interviene dicendo: “Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo conoscere la via?” (Gv 14, 5). In realtà, con questa uscita egli si pone ad un livello di comprensione piuttosto basso; ma queste sue parole forniscono a Gesù l'occasione per pronunciare la celebre definizione: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6). È dunque primariamente a Tommaso che viene fatta questa rivelazione, ma essa vale per tutti noi e per tutti i tempi. Ogni volta che noi sentiamo o leggiamo queste parole, possiamo metterci col pensiero al fianco di Tommaso ed immaginare che il Signore parli anche con noi così come parlò con lui. Nello stesso tempo, la sua domanda conferisce anche a noi il diritto, per così dire, di chiedere spiegazioni a Gesù. Noi spesso non lo comprendiamo. Abbiamo il coraggio di dire: non ti comprendo, Signore, ascoltami, aiutami a capire. In tal modo, con questa franchezza che è il vero modo di pregare, di parlare con Gesù, esprimiamo la pochezza della nostra capacità di comprendere, al tempo stesso ci poniamo nell'atteggiamento fiducioso di chi si attende luce e forza da chi è in grado di donarle.

Notissima, poi, e persino proverbiale è la scena di Tommaso incredulo, avvenuta otto giorni dopo la Pasqua. In un primo tempo, egli non aveva creduto a Gesù apparso in sua assenza, e aveva detto: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò!” (Gv 20, 25). In fondo, da queste parole emerge la convinzione che Gesù sia ormai riconoscibile non tanto dal viso quanto dalle piaghe. Tommaso ritiene che segni qualificanti dell'identità di Gesù siano ora soprattutto le piaghe, nelle quali si rivela fino a che punto Egli ci ha amati. In questo l'Apostolo non si sbaglia. Come sappiamo, otto giorni dopo Gesù ricompare in mezzo ai suoi discepoli, e questa volta Tommaso è presente. E Gesù lo interpella: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la mano e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma credente” (Gv 20, 27). Tommaso reagisce con la più splendida professione di fede di tutto il Nuovo Testamento: “Mio Signore e mio Dio!” (Gv 20, 28). [...] L'evangelista prosegue con un'ultima parola di Gesù a Tommaso: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (Gv 20, 29). Questa frase si può anche mettere al presente: “Beati quelli che non vedono eppure credono”.  [...]

Un'ultima annotazione su Tommaso ci è conservata dal Quarto Vangelo, che lo presenta come testimone del Risorto nel successivo momento della pesca miracolosa sul Lago di Tiberiade (cfr Gv 21, 2). In quell'occasione egli è menzionato addirittura subito dopo Simon Pietro: segno evidente della notevole importanza di cui godeva nell'ambito delle prime comunità cristiane. In effetti, nel suo nome vennero poi scritti gli Atti e il Vangelo di Tommaso, ambedue apocrifi ma comunque importanti per lo studio delle origini cristiane. Ricordiamo infine che, secondo un'antica tradizione, Tommaso evangelizzò prima la Siria e la Persia (così riferisce già Origene, riportato da Eusebio di Cesarea, Hist. eccl. 3, 1) poi si spinse fino all'India occidentale (cfr Atti di Tommaso 1-2 e 17ss), da dove infine raggiunse anche l'India meridionale. In questa prospettiva missionaria terminiamo la nostra riflessione, esprimendo l'auspicio che l'esempio di Tommaso corrobori sempre più la nostra fede in Gesù Cristo, nostro Signore e nostro Dio. 

Per & la Catechesi completa è Tommaso




Fonte principale : vatican.va

lunedì 11 giugno 2012

Il Santo del Giorno-11/06/2012


Il Santo del Giorno e un regalo ossia la catechesi relativa del Santo Padre Benedetto XVI. 

San Barnaba, Apostolo 



Dalla Catechesi di Papa Benedetto XVI (31 gennaio 2007) 

Cari fratelli e sorelle,
proseguendo il nostro viaggio tra i protagonisti delle origini cristiane, dedichiamo oggi la nostra attenzione ad alcuni altri collaboratori di S. Paolo. Dobbiamo riconoscere che l'Apostolo è un esempio eloquente di uomo aperto alla collaborazione: nella Chiesa egli non vuole fare tutto da solo, ma si avvale di numerosi e diversificati colleghi. Non possiamo soffermarci su tutti questi preziosi aiutanti, perché sono molti. Basti ricordare, tra gli altri, Èpafra (cfr Col 1,7; 4,12; Fm 23), Epafrodìto (cfr Fil 2,25; 4,18), Tìchico (cfr At 20,4; Ef 6,21; Col 4,7; 2 Tm 4,12; Tt 3,12), Urbano (cfr Rm 16,9), Gaio e Aristarco (cfr At 19,29; 20,4; 27,2; Col 4,10). E donne come Febe (cfr Rm 16, 1), Trifèna e Trifòsa (cfr Rm 16, 12), Pèrside, la madre di Rufo - della quale S. Paolo dice: “È madre anche mia” (cfr Rm 16, 12-13) - per non dimenticare coniugi come Prisca e Aquila (cfr Rm 16, 3; 1Cor 16, 19; 2Tm 4, 19). Oggi, tra questa grande schiera di  collaboratori e di collaboratrici di S. Paolo rivolgiamo il nostro interessamento a tre di queste persone, che hanno svolto un ruolo particolarmente significativo nell’evangelizzazione delle origini: Barnaba, Silvano e Apollo.
Barnaba significa «figlio dell'esortazione» (At 4,36) o «figlio della consolazione» ed è il soprannome di un giudeo-levita nativo di Cipro. Stabilitosi a Gerusalemme, egli fu uno dei primi che abbracciarono il cristianesimo, dopo la risurrezione del Signore. Con grande generosità vendette un campo di sua proprietà consegnando il ricavato agli Apostoli per le necessità della Chiesa (cfr At 4,37). Fu lui a farsi garante della conversione di Saulo presso la comunità cristiana di Gerusalemme, la quale ancora diffidava dell’antico persecutore (cfr At 9,27). Inviato ad Antiochia di Siria, andò a riprendere Paolo a Tarso, dove questi si era ritirato, e con lui trascorse un anno intero, dedicandosi all’evangelizzazione di quella importante città, nella cui Chiesa Barnaba era conosciuto come profeta e dottore (cfr At 13,1). Così Barnaba, al momento delle prime conversioni dei pagani, ha capito che quella era l'ora di Saulo, il quale si era ritirato a Tarso, sua città. Là è andato a cercarlo. Così, in quel momento importante, ha quasi restituito Paolo alla Chiesa; le ha donato, in questo senso, ancora una volta l'Apostolo delle Genti. Dalla Chiesa antiochena Barnaba fu inviato in missione insieme a Paolo, compiendo quello che va sotto il nome di primo viaggio missionario dell’Apostolo. In realtà, si trattò di un viaggio missionario di Barnaba, essendo lui il vero responsabile, al quale Paolo si aggregò come collaboratore, toccando le regioni di Cipro e dell’Anatolia centro-meridionale, nell'attuale Turchia, con le città di Attalìa, Perge, Antiochia di Pisidia, Iconio, Listra e Derbe (cfr At 13-14). Insieme a Paolo si recò poi al cosiddetto Concilio di Gerusalemme dove, dopo un approfondito esame della questione, gli Apostoli con gli Anziani decisero di disgiungere la pratica della circoncisione dall'identità cristiana (cfr At 15,1-35). Solo così, alla fine, hanno ufficialmente reso possibile la Chiesa dei pagani, una Chiesa senza circoncisione: siamo figli di Abramo semplicemente per la fede in Cristo.

I due, Paolo e Barnaba, entrarono poi in contrasto, all'inizio del secondo viaggio missionario, perché Barnaba era dell’idea di prendere come compagno Giovanni Marco, mentre Paolo non voleva, essendosi il giovane separato da loro durante il viaggio precedente (cfr At 13,13; 15,36-40). Quindi anche tra santi ci sono contrasti, discordie, controversie. E questo a me appare molto consolante, perché vediamo che i santi non sono “caduti dal cielo”. Sono uomini come noi, con problemi anche complicati. La santità non consiste nel non aver mai sbagliato, peccato. La santità cresce nella capacità di conversione, di pentimento, di disponibilità a ricominciare, e soprattutto nella capacità di riconciliazione e di perdono. E così Paolo, che era stato piuttosto aspro e amaro nei confronti di Marco, alla fine si ritrova con lui. Nelle ultime Lettere di S. Paolo, a Filèmone e nella seconda a Timoteo, proprio Marco appare come “il  mio collaboratore”. Non è quindi il non aver mai sbagliato, ma la capacità di riconciliazione e di perdono che ci fa santi. E tutti possiamo imparare questo cammino di santità. In ogni caso Barnaba, con Giovanni Marco, ripartì verso Cipro (cfr At 15,39) intorno all'anno 49. Da quel momento si perdono le sue tracce. Tertulliano gli attribuisce la Lettera agli Ebrei, il che non manca di verosimiglianza perché, essendo della tribù di Levi, Barnaba poteva avere un interesse per il tema del sacerdozio. E la Lettera agli Ebrei ci interpreta in modo straordinario il sacerdozio di Gesù. [...]

Tutti e tre questi uomini (Barnaba, Silvano e Apollo) brillano nel firmamento dei testimoni del Vangelo per una nota in comune oltre che per caratteristiche proprie di ciascuno. In comune, oltre all’origine giudaica, hanno la dedizione a Gesù Cristo e al Vangelo, insieme al fatto di essere stati tutti e tre collaboratori dell'apostolo Paolo. In questa originale missione evangelizzatrice essi hanno trovato il senso della loro vita, e in quanto tali stanno davanti a noi come modelli luminosi di disinteresse e di generosità. E ripensiamo, alla fine, ancora una volta a questa frase di S. Paolo: sia Apollo, sia io siamo tutti ministri di Gesù, ognuno nel suo modo, perché è Dio che fa crescere. Questa parola vale anche oggi per tutti, sia per il Papa, sia per i Cardinali, i Vescovi, i  sacerdoti, i laici. Tutti siamo umili ministri di Gesù. Serviamo il Vangelo  per quanto possiamo, secondo i nostri doni, e preghiamo Dio perché faccia Lui crescere oggi il suo Vangelo, la sua Chiesa.

Per approfondimenti &  la Catechesi completa
è Barnaba, Silvano e Apollo




Fonte principale : vatican.va (« RIV.»).

mercoledì 4 aprile 2012

Santo Padre per te!

Io sono un Suddito di Gesù Cristo e il rappresentante di Cristo, Dio e di tutta la Santissima Trinità in terra è Il Padre Santo e io ieri, dopo il post di Daniele, pervaso da un senso di afflato naturale e spirituale ho sfanculato tutti e tutti e sono corso a Via della Conciliazione prima però ho fatto sulle nude ginocchia e di corsa il percorso dall'inizio di Castel S. Angelo sino al sagrato della Basilica di San Pietro recitando tanti Salve Regina, Pater Noster, Atti di Dolore mentre con due frustini in cilicio  mi son battuto a sangue le carni. Dopo aver ringraziato il signore invocandolo a gran voce nei pressi del Baldacchino di S. Pietro, non mi ha risposto forse era occupato. Grondante di sangue mi sono diretto con passo veloce verso la Libreria Coletti al civico 3/a di Via della Conciliazione e ho comprato dodici copie del libro di Georg Ratzinger e Hesemann Michael intitolato "Mio fratello il Papa" ed. Piemme. Tornando a casa a piedi nudi, pregando ad ogni Madonnina incontrata lungo il percorso Via della Conciliazione 3/a-Piazza Re di Roma, non ho cenato e ho detto a mia moglie in malo modo, da maschio vero come non ho mai fatto, di non disturbarmi e le ho detto di andare in cucina a lavare i piatti e guardarsi Studio Aperto e poi la calzetta, mentre io ho iniziato a leggere il libro, l'ho letto due volte senza soste e senza dormire alla fine mi sono nutrito di sapienza e di storie belle, il Padre Santo che suona il pianoforte e guarda con il fratello il Commissario Rex, e alla fine della fiera la lettura, oltre a confermare la grandezza del Padre Santo, mi ha lasciato in mente l'indelebile immagine del  KAISERSCHMARRN!



martedì 3 aprile 2012

un uomo come noi...

Eccolo finalmente, il ritratto di una persona come le altre, solo un po' piu' speciale, perche' chiamato direttamente da Dio a guidare tutti noi (a parte gli odiosi senzadio comunisti).
un uomo che sa lavare i piatti, che sa usare il registratore, che da piccino adorava gli orsi di pezza (e qui mi commuovo a pensarlo bambino davanti alle vetrine dei negozi) e anelava il kaiserschmarren (mmmmmhhh!).
A raccontarci la vita del Santo Padre anche prima che diventasse Papa e' suo fratello Georg, il quale ci presenta una miriade di aneddoti per regalarci un'immagine di Benedetto XVI che non siamo abituati a conoscere. Il libro si chiama "Mio Fratello Papa", e sono sicuro scalera' le classifiche di vendita in tutto il mondo.



Ovviamente, la nostra redazione vi presentera' la recensione completa di questa opera imperdibile al piu' presto; i nostri cuori sono colmi di gioia!!!


mercoledì 28 marzo 2012

Io sto con il Papa!



Dal sito www.culturacattolica.it, che ormai sta diventando uno dei miei punti di riferimento sulla rete, che già da tempo ha lanciato un appello, un grido di dolore contro "la fitta sassaiola dell'ingiuria" che cade sul nostro Padre Santo offendendo in prima persona Lui e indirettamente. ma qeusto è meno importante, noi fedeli e sostenitori del Santo Padre che ci uniamo a questo appello e indignati scriveremo ad ogni testata, giornalistica, radiofonica o televisiva, che oltraggia la figura del nostro Benedetto XVI. Anche io STO CON IL PAPA.

Io sto con il Papa

Gli attacchi della stampa internazionale al Papa, accuse ingiuste e false di aver coperto crimini infami, ci addolorano e offendono.
NON ci stiamo con chi vuole ridurre duemila anni di storia della nostra Chiesa agli atti criminosi di alcuni; né con chi accusa ingiustamente Benedetto XVI di infami omissioni.

Noi stiamo con il Papa, con il nostro Papa.

IO STO CON IL PAPA

Scrivi a Repubblica

Scrivi al Corriere della Sera

Scrivi ad Avvenire

Scrivi al TG1


Fonte: CulturaCattolica.it - SamizdatOnLine

sabato 24 marzo 2012

Marxismo fuori dalla realtà ed altro ancora...


Questa mattina sul Corriere della Sera in prima pagina oltre ad una bella foto di Monti con Bertone e il Padre Santo in partenza per Città del Messico, mi sono imbattuto in un titolo che mi ha colpito: <<Marxismo fuori dalla realtà>>, ma dentro questo articolo c'era anche altro. Il pezzo in questione è stato scritto dall'eminente vaticanista del quotidiano di Via Solferino, nonché nostro grande amico, Gian Guido Vecchi inviato al seguito della delegazione della Santa Sede in questo viaggio in centro America che porterà il Padre Santo prima a Lèon in Messico poi a Cuba prima a Santiago e poi a L'Avana dove avverrà l'incontro con Raùl Castro e Fidel Castro. Durante il viaggio sul "Papaereo" il Santo Padre con la sua infinità saggezza mette i puntini sulle "i" dicendo con forza e coraggio, caratteristiche proprie di un Leone della Fede qual è il nostro Benedetto XVI, per l'appunto che il "Marxismo è fuori dalla realtà" ma non solo, si scaglia contro la piaga del narcotraffico e la droga "male distruttivo dell'umanità e della nostra società" e poi pone in risalto, giustamente, il compito della Chiesa che è quello di "smascherare il male, smascherare l'idolatria del denaro che rende schiavi" (Magdi Cristiano Allam in Europa sta da tempo mettendo in guardia, mettendo in pratica le parole del Padre Santo, gli europei sull' idolatria del denaro ma nessuno purtroppo lo ascolta n.d.r.). il Papa denuncia anche "una certa schizofrenia tra morale individuale e pubblica di non pochi cattolici che sono cattolici credenti ma nella vita pubblica seguono altre strade che non rispondono ai grandi valori del Vangelo che sono necessari per la fondazione di una società giusta". Tiè! E chissà che con queste parole il Padre Santo dall'alto della sua saggezza e del primato della sua autorità morale abbia voluto dire a nuora perché suocera intenda, mi scuso per aver usato questo detto popolare, e per suocera, tanto per esser chiari, intendo il caro Professor Monti molto attento alle questioni dei mercati ma poco a certi valori del Vangelo e parlo delle spinte delle lobbies gay relativamente alle unioni tra persone dello stesso sesso, da credente Monti dovrebbe respingere senza esitazioni al mittente tali pretese e poi chiedo caro Monti a quando la revisione della 194, una legge che tanto fa soffrire il Padre Santo?

(esp.)Esta mañana en la primera página de el Corriere della Sera, así como una hermosa imagen de las montañas con Bertone y el Santo Padre para ir a la Ciudad de México, me encontré con un título que me llamó la atención: << >> el marxismo fuera de la realidad, pero en este artículo también había algo más. La pieza en cuestión fue escrito por el eminente corresponsal en el Vaticano del diario Via Solferino, y nuestro gran amigo, Gian Guido Vecchi luego enviado a la Santa Sede, la delegación en esta visita a Centroamérica, que traerá el Santo Padre primero, y luego a León en México por primera vez en Cuba a Santiago y luego a La Habana donde se reunirá con Raúl Castro y Fidel Castro. Durante el viaje el "Papaereo" el Santo Padre en su infinita sabiduría, pone los puntos sobre las "i" y dijo que, con valentía y fuerza, características de un león de la fe que es nuestro Benedicto XVI, por el hecho de que "el marxismo está fuera de contacto ", pero no sólo, habla en contra del flagelo del narcotráfico y el consumo de drogas" el mal destructor de la humanidad y nuestra sociedad ", a continuación, subraya, con razón, que la tarea de la Iglesia es" exponer el mal , desenmascarando la idolatría del dinero que esclaviza "(Magdi Cristiano Allam es en Europa desde hace algún tiempo advirtió, poniendo en práctica las palabras del Santo Padre, en la idolatría de los europeos de dinero, pero lamentablemente nadie escucha a Ed.) El Papa denuncia como "una cierta esquizofrenia entre la moral individual y pública de muchos católicos que son fieles católicos en la vida pública, pero siguen otros caminos que no responden a los grandes valores del Evangelio que son necesarias para el establecimiento de una sociedad justa." Empate! Y quién sabe con estas palabras del Santo Padre de su sabiduría y autoridad moral de la primacía de su hija porque quería decir a la madre-en-ley tiene la intención, me disculpo por usar este refrán popular, y su suegra-, sólo para ser claros, me refiero a el querido profesor Monti muy sensible a las cuestiones de mercado, pero no a ciertos valores del Evangelio y hablar de los ejes de los grupos de presión homosexuales con respecto a uniones del mismo sexo, como montañas creyente debe rechazar sin titubeos el remitente estas afirmaciones y luego pedir a las montañas queridos cuando la revisión de 194, una ley que duele tanto el Santo Padre?


(eng.)This morning on the Corriere della Sera front page as well as a beautiful picture of mountains with Bertone and the Holy Father to leave for Mexico City, I came across a title that struck me: << Marxism out of reality>>, but in this article there was also something else. The piece in question was written by the eminent Vatican correspondent of the newspaper Via Solferino, and our great friend, Gian Guido Vecchi then sent to the Holy See delegation in this visit to Central America that will bring the Holy Father first, then to Leon in Mexico first in Cuba to Santiago and then to Havana where he will be meeting with Raul Castro and Fidel Castro. During the trip the "Papaereo" the Holy Father in his infinite wisdom puts the dots on "i" and said, with courage and strength, characteristics of a lion of the faith which is our Benedict XVI, for the fact that "Marxism is out of touch "but not only, he rails against the scourge of drug trafficking and drug use" destructive evil of mankind and our society, "then emphasizes, rightly, that the Church's task is to" expose the evil , unmasking the idolatry of money that enslaves "(Magdi Cristiano Allam is in Europe for some time warned, putting into practice the words of the Holy Father, on the Europeans' idolatry of money, but unfortunately no one listens to Ed.) Pope denounces as "a certain schizophrenia between individual morality and public of many Catholics who are faithful Catholics in public life but follow other paths that do not respond to the great values ​​of the Gospel that are necessary for the establishment of a just society." Tiè! And who knows with these words the Holy Father from his wisdom and moral authority of the primacy of his daughter because he wanted to say to mother-in-law intends, I apologize for using this popular saying, and mother-in-law, just to be clear, I mean the dear Professor Monti very responsive to market issues but not to certain values ​of the Gospel and speak of the thrusts of the gay lobby groups with regard to same-sex unions, as a believer Mountains should reject without hesitation the sender these claims and then to ask dear Mountains when the revision of 194, a law that hurts so much the Holy Father?