Beati Johannes Prassek, Hermann Lange, Eduard Müller
Sacerdoti diocesani, "Martiri di Lübeck" (D)
Johannes Prassek, Hermann Lange, Eduard Müller sono tre giovani sacerdoti, martiri del nazismo : 10 novembre 1943.
Johannes Prassek, nato ad Amburgo il 13 agosto 1911, in una famiglia modesta, era un sacerdote di grande capacità e comunicativa: tutti, indistintamente, si sentivano attratti spiritualmente da quell’uomo, alto m. 1,94, con un vocione e un cordiale umorismo giocoso.
Inviato a Lubecca, dal giugno 1939 P. Johannes fu affiancato dal vicario
Hermann Lange, nato il 16 aprile 1912 a Leer in una famiglia di accademici cattolici. Nonostante il diverso modo di essere e le loro differenze sociali, i due si intendevano alla perfezione. Ad esempio, mentre P. Hermann Lange non predicava mai senza partire da un concetto elaborato, Prassek confidava soprattutto nel proprio intuito, sebbene fosse anch’egli intellettualmente preparato. Di questa grande intesa umana e spirituale entrò a far parte anche
Eduard Müller, nato a Neumünster il 20 agosto 1911, cresciuto in condizioni familiari ancora più complesse di quelle di Prassek. Infatti, il padre calzolaio, che aveva chiaramente perso la fede dopo gli orrori della Prima Guerra Mondiale, aveva abbandonato la sua famiglia numerosa, senza preoccuparsene più; aveva sposato un’altra donna ed era morto in un incidente mentre lavorava come manovratore. La madre mandò avanti la famiglia, ovvero lui e le sue sorelle, facendo la domestica a ore e la lavandaia.
Inviato a Lubecca, con la sua disponibilità conquistò subito la simpatia degli altri sacerdoti. Per le sue capacità pastorali, P. Eduard Müller divenne popolare tra i più giovani, con i quali organizzava gite domenicali in mezzo alla natura.
Non erano anni facili. P. Johannes Prassek predicava sì in modo entusiasmante, ma anche "pericoloso", prendendo posizione contro lo spirito distruttivo dell’ideologia nazionalsocialista. Dopo le messe domenicali, in molti lo mettevano in guardia: era noto che la Gestapo si interessava alle sue omelie. “Ma bisogna dire la verità!” era la sua risposta.
Non risparmiò critiche, in pubblico, contro l’omicidio di stato delle persone disabili, considerate "improduttive", denunciando, dal punto di vista cristiano, altre violazioni dei diritti dell’uomo. In una parola, mostrava puntualmente quanto fosse anticristiana l’ideologia dei nazionalsocialisti. Tra i suoi riferimenti, il vescovo Clemens August von Galen (beatificato il 9 ottobre 2005). Proprio la diffusione degli scritti del pastore fu tra le ragioni dell’inasprimento dei controlli della polizia segreta sui sacerdoti di Lubecca.
In questa sua azione, P. Johannes Prassek trovò anche il sostegno e l’amicizia di
Karl Friedrich Stellbrink, pastore evangelico-luterano, nato il 28 ottobre 1894 a Münster, che fu il primo ad essere arrestato dalla Gestapo. Fu poi la volta, a pochi giorni di distanza, dei Padri Johannes Prassek, Hermann Lange, Eduard Müller. Con loro furono arrestati anche diciotto laici cattolici.
A tutti venne prospettata una veloce scarcerazione, se avessero preso le distanze per iscritto dai loro pastori. Rifiutarono, nonostante gli orrori del carcere tra fame, freddo e isolamento. L’ultimo sopravvissuto, che ha scritto in modo commovente della testimonianza di quei martiri, è stato il teologo cattolico, studioso di etica morale e sociale, Stephan Hubertus Pfürtner (nato a Danzig nel 1922 e 89enne nel 2011).
Lo stesso Adolf Hitler, puntando ad isolare le loro testimonianze, intervenne nell’iter del processo farsa, che si concluse con la condanna a morte dei tre sacerdoti cattolici e del pastore luterano. Furono accusati di disgregazione di potenziale militare, favoreggiamento del nemico e tradimento della patria.
Portati nel carcere Holstenglacis di Amburgo, attesero lì l’esecuzione della condanna a morte. Con una testimonianza ecumenica di grande valore, il luterano Stellbrink e il cattolico Lange condivisero la cella "come fratelli".
Il 10 novembre 1943, alle ore 13, il pubblico ministero si recò nelle celle e annunciò, in modo secco, che l’esecuzione avrebbe avuto luogo alle ore 18 per decapitazione. Ricevettero i moduli per scrivere le lettere di addio, però le loro ultime parole non raggiunsero tutti i destinatari, tanto che alcuni sono stati rintracciati sessant’anni dopo dallo storico Peter Voswinckel.
I quattro percorsero insieme l’ultimo tratto di strada. Lungo il corridoio del carcere, pregando in manette, salutarono, con affetto e con lo spirito pastorale che avevano mantenuto in prigionia, tutti gli altri detenuti. Poi la ghigliottina scese quattro volte, ogni tre minuti.
“È storicamente documentato l’odium fidei contro i cattolici e soprattutto contro quei sacerdoti coraggiosi che criticavano il regime. Bastava, del resto, essere sacerdote cattolico per rischiare l’arresto, il processo-farsa e l’uccisione. I tre cappellani di Lubecca rappresentavano una vera spina nel fianco del regime. Furono giustiziati perché nessuno di essi rinunciò alla propria fede e alla morale cattolica”.
Soltanto di uno dei tre sacerdoti le spoglie mortali furono restituite alla famiglia; gli altri due vennero cremati e le loro ceneri disperse nel vento. Di loro restarono i ricordi di chi li aveva conosciuti, come il compagno di cella di padre Müller, che scrisse: “Non dimenticherò mai il modo in cui mi dava il buongiorno ogni mattina, né come mi salutava la sera prima di dormire. Non dimenticherò mai i suoi occhi dolci”.
Johannes Prassek, Hermann Lange, Eduard Müller sono stati beatificati a Lübeck (D) sabato 25 giugno 2011. A nome del Papa, la cerimonia è stata presieduta dal card. Angelo Amato S.D.B., prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi; durante il rito è stato ricordato anche il pastore evangelico-luterano Karl Friedrich Stellbrink.
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