mercoledì 18 luglio 2012

Marjoe Gortner e i suoi nipotini

La mia più grande frustrazione è quella di non essere stato come loro:




Il loro illustre predecessore Marjoe Gortner colui che nel 1940 fu ordinato come il prete più giovane al mondo. Che culo!!!
 

Il Santo del Giorno-18/07/2012


S. Bruno di Segni
Vescovo



Bruno di Segni (o Brunone), secondo alcuni autori, nacque dal padre Andrea e la madre Willa (Guglielmina) tra il 1040 e 1045 a Solero, un paese a pochi chilometri da Alessandria, che in quel periodo non era ancora stata fondata e quindi apparteneva alla diocesi di Asti.

Trascorsa la fanciullezza sotto la salutare e sapiente guida di monaci Martiniani, fu inviato dai genitori all'Università di Bologna dove, ancor giovane, si laureò. Benché in ambiente non favorevole, si conservò virtuoso e fermo nella fede della prima educazione. Facendosi sempre più sentire la vocazione, desideroso di seguire i consigli del Signore, decise di ritirarsi nel monastero di Montecassino.
Però durante il viaggio, si fermò a Siena dove, per disposizione di Dio, fu trattenuto dal vescovo Rodolfo, che lo nominò canonico di quella cattedrale.

Trasferitosi a Roma, ospite del cardinale Pietro Igneo, per le sue eccelse doti di oratore e studioso di teologia, venne prescelto da S. Gregorio VII (Ildebrando Aldobrandeschi di Soana) per confutare le tesi degli eresiarchi, capeggiati da Berengario di Tours, riguardo all’Eucarestia, durante il Concilio Lateranense nel 1079. Egli portò così bene a termine il suo incarico che il papa lo nominò nel medesimo anno vescovo di Segni (provincia di Roma).

Bruno a Segni si trovò in una difficile situazione : dovette contrastare le pretese del conte di Segni Adolfo sulla diocesi nella lotta tra l'imperatore Enrico IV e S. Gregorio VII (Ildebrando Aldobrandeschi di Soana, 1070-1085). La leggenda narra che il conte imprigionò Bruno che non voleva piegarsi al volere dell'imperatore, ma il vescovo, mentre era in prigionia, mutò per ben tre volte l'acqua in vino, provocando la costernazione del conte che in segno di perdono lo liberò.

Dopo la prigionia, Bruno, stanco e provato, rinunciò alla cattedra di Segni per ritirarsi presso l'Abbazia di Montecassino nel 1099, ma, nel 1104, Pp Pasquale II (Raniero Ranieri, 1099-1118) lo inviava quale legato pontificio in Francia dove diresse il Concilio di Poitiers.
Tornato a Montecassino, nel 1107 ne fu eletto abate. Papa Pasquale II non obbiettò al suo pluralismo fino a che nel conflitto del 1111 Bruno tenne le parti dell'antipapa Maginulfo (Silvestro IV). Per questo Bruno dovette rassegnare le dimissioni da abate di Montecassino e tornare a Segni.

Subito dopo la morte del vescovo, avvenuta il 18 luglio 1123, i cittadini di Segni cominciarono a venerarlo e solamente dopo 58 anni, Pp Lucio III (Ubaldo Allucignoli, 1181-1185), nel primo anno del suo pontificato, ne dichiarava la santità ed ordinava che fosse inscritto nel catalogo dei santi.

S. Bruno fu pure un grande scrittore. I suoi scritti sono principalmente esegetici. Il suo “Libellus de symoniacis”, scritto prima del 1109, è importante per la sua discussione del significato di simonia e specialmente per il suo atteggiamento sui sacramenti somministrati da un prete simoniaco. Inoltre, nonostante i molti incarichi, trovò il tempo per commentare tredici libri della Sacra Bibbia; scrisse la vita di S. Leone IX (Brunone dei Conti di Egisheim-Dagsburg) e di S. Pietro vescovo di Anagni; un trattato sui Sacramenti e un altro sul santo Sacrificio della Messa. Di lui rimangono pure 145 omelie e 6 libri di sentenze.




Fonti principali : wikipendia.com; santiebeati.it (« RIV.»).

martedì 17 luglio 2012

Ecce Homo

Ecce Homo: Mino Raiola


Il Santo del Giorno-17/06/2012


B.B. TERESA di S. Agostino e 15 consorelle, Vergini e martiri
Carmelitane e martiri di Compiègne (F)



Tutte le rivoluzioni hanno avuto vittime spesso innocenti. Anche la “rivoluzione” cristiana ha avuto in Gesù Cristo la sua prima vittima e, nel corso dei secoli, innumerevoli altre vittime che hanno reso testimonianza con la propria vita: sono i martiri. “Il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della fede; il martire è un testimone che arriva fino alla morte. Egli rende testimonianza a Cristo, morto e risorto, al quale è unito dalla carità. Rende testimonianza alla verità della fede e della dottrina cristiana e affronta la morte con un atto di fortezza” (CCC. 2473). La rivoluzione francese si accanì non solo contro le ingiustizie sociali, ma anche contro la religione e il Carmelo non mancò di fornire così i suoi martiri.

La Comunità delle Carmelitane Scalze si era stabilita a Compiègne nel 1641, provenendo dal monastero di Amiens. A sette anni dalla fondazione sorgeva il convento con la chiesa dedicata all’Annunciazione. Il monastero prosperò sempre nel fervore, splendendo per regolare osservanza e per fedeltà allo spirito, godendo dell’affetto e della stima della corte francese. Allo scoppio della Rivoluzione le monache rifiutarono di deporre l’abito monastico e quando i torbidi accennarono ad aumentare, tra il giugno e il settembre 1792, seguendo un’ispirazione avuta dalla priora, Teresa di S. Agostino, tutte si offrirono al Signore in olocausto. L’atto di consacrazione divenne l’offerta quotidiana fino al giorno del martirio, giunto due anni dopo.

Cacciate, dunque, dal monastero il 14 settembre 1792, le Carmelitane continuarono la loro vita di preghiera e penitenza, divise in quattro gruppi in varie parti di Compiègne e unite dall’affetto e dalla corrispondenza, sotto la vigile direzione di Teresa di S. Agostino.
Presto scoperte e denunciate dal comitato rivoluzionario, il 24 giugno 1794 furono catturate e rinchiuse insieme a Sainte Marie, già monastero della Visitazione, trasformato in carcere. Da Compiègne le sedici carmelitane furono trasferite a Parigi: vi giunsero il 13 luglio e immediatamente furono rinchiuse nel terribile carcere della Conciergerie, pieno già di sacerdoti, religiosi ed altre persone destinate alla morte. Esempio a tutti di tranquillità e di serena confidenza in Dio e, insieme, modello di attaccamento totale a Gesù e alla Chiesa, sapevano effondere intorno a sé anche un raggio di gioia.

Con giudizio sommario, le sedici Carmelitane furono condannate a morte dal tribunale rivoluzionario per la loro fedeltà alla vita religiosa. Giunte ai piedi della ghigliottina, dopo aver cantato il “Veni Creator”, una dopo l’altra rinnovarono davanti alla priora la professione religiosa e furono decapitate. Ultima venne uccisa la Madre Teresa di S. Agostino, che aveva preparato le figlie al martirio e che aveva realizzato in maniera meravigliosa quanto ella era solita dire: “L’amore sarà sempre vittorioso. Quando si ama, si può tutto”.
Il martirio, avvenuto il 17 luglio 1794, dimostrava ancora una volta il potere insuperabile dell'amore di Cristo.

Dai documenti esistenti e dalle testimonianze preziose delle tre carmelitane scalze della comunità di Compiegne che sfuggirono al martirio, si ha l'elenco delle sedici martiri con i loro rispettivi nomi di religione, più o meno completi e, tra parentesi, quelli secolari:

Teresa di S. Agostino (Maria Maddalena Claudina Lidoine), priora; 
Suor S. Luigi (Maria Anna Francesca Brideau), sottoprìora; 
Suor Anna Maria di Gesù Crocifisso (Maria Anna Piedcourt); 
Suor Carlotta della Resurrezione (Anna Maria Maddalena Thouret); 
Suor Eufrasia dell'Immacolata Concezione (Maria Claudia Cipriana Brard); 
Suor Enrichetta di Gesù (Maria Francesca de Croissy); 
Suor Teresa del Cuore di Maria (Maria Anna Hanisset); 
Suor Teresa di S. Ignazio (Maria Gabriella Trézel); 
Suor Giulia Luisa di Gesù (Rosa Cristiana de Neuville); 
Suor Maria Eririchetta della Provvidenza (Maria Annetta Pelras); 
Suor Costanza (Maria Genoveffa Meunier), novizia; 
Suor Maria dello Spirito Santo (Angelica Roussel), conversa; 
Suor S. Marta (Maria Dufour), conversa; 
Suor S. Francesco Saverio (Elisabetta Giulietta Vérolot), conversa; 
Suor Caterina Soiron, suora esterna (tourière); 
Suor Teresa Soiron, suora esterna (tourière).

I corpi delle sedici martiri furono gettati in una fossa comune, con altri corpi di condannati, in un posto che divenne poi l'attuale cimitero di Picpus, dove una lapide ricorda il loro martirio. Di esse rimasero alcuni indumenti che le carmelitane scalze stavano lavando alla Conciergerie quando furono portate in giudizio e che, due o tre giorni dopo, vennero dati alle benedettine inglesi di Cambrai, pure incarcerate, ma poi rimesse in libertà; tali indumenti preziosi sono oggi all'abbazia delle benedettine di Staribrook, in Inghilterra. Reliquie preziose sono ancora gli scritti delle martiri : lettere, poesie, biglietti; essi sono riferiti, insieme all'altra documentazione di grande valore, dal p. Bruno di Gesù Maria nella sua opera fondamentale.

Le martiri furono beatificate da S. Pio X (Giuseppe Sarto, 1903-1914) il 13 maggio 1906.
La loro festa è celebrata il 17 luglio dall'Ordine dei Carmelitani Scalzi e dall'Arcidiocesi di Parigi.




Fonti principali : monasterocarpineto.it ; santiebeati.it (« RIV.»).

Che settimana quella scorsa...

La scorsa settimana c'è stato un vuoto a livello di pubblicazioni nel blog, ma i lettori, con la loro consueta sensibilità, capiranno, però è giusto che sappiano il perché di questa nostra assenza
Cercherò di essere il più possibile breve e vi parlerò espressamente solo delle motivazioni della mia assenza ma anche gli altri della redazione hanno avuto le loro buone motivazioni come me e forse anche di più.
Sono successe tante cose, avrete letto i giornali la prima notizia che ha reso necessario il mio intervento di "moral suasion" negli uffici e nei posti dove ci sono le persone che contano, questo mio intervento si è reso necessario per  l'ingiusta vicenda occorsa  all'Onorevole Samuele Piccolo, uno che si è fatto da solo, e un amico di tante battaglie sui valori, ed è andato avanti grazie alla tenacia con cui ha  sostenuto al fianco della gente le battaglie quelle per cui vale la pena battersi ossia la difesa dei nostri valori cattolici. Ecco Piccolo è stato ingiustamente accusato di dei reati associazione a delinquere(???) finalizzata alla frode fiscale e illecito finanziamento pubblico ai partiti (???), ma chiedo, soprattutto a a voi magistrati, che cosa sono questi presunti reati di fronte alla difesa della famiglia naturale, della vita, dei più deboli?
Samuele ne uscirà pulito ma chi pagherà per la sua immagine pubblica e umana offesa in pubblico?


A noi piace ricordarlo così in prima linea:



Dopo questo trambusto a Roma mi è toccato andare a Milano da un'amica: Nicole Minetti.
Mentre quasi tutti la vogliono immolare sull'altare per rifarsi una propria verginità ai danni della nostra igienista dentale preferita nonché consigliera della maggioranza del Celeste; no Nicole tieni duro non dargliela vinta, il tuo prezioso lavoro tra i banchi del Pirellone deve continuare. Questo le ho detto oltre al fatto di non credere ai giornali che dicono falsamente che Silvio avrebbe chiesto la sua testa, Silvio mica è D'Alema e compagni che non esiterebbero in nome del potere e in ossequio agli incancellabili dettami comunisti insiti nel loro dna, di far fuori anche il loro più caro amico, pensate voi ai nemici cosa riservano questi sacerdoti dell'odio e dell'invidia...
Nicole resisti!



In tutto questo andirivieni lungo la penisola ho trovato anche il tempo di andare a Pietrelcina per presiedere a nome del nostro, vostro, blog, al consueto appuntamento atteso da milioni di persone ossia il concerto Una Voce per Padre Pio, giustamente anche quest'anno trasmesso su RaiUno, ho incontrato tanti nuovi e vecchi amici, Al Bano, e amiche, Donna Assunta Almirante che ci ha deliziato parlando del suo rapporto con Padre Pio, tutto condito da della buonissima musica, quella vera: Annalisa Scarone, Ivana Spagna, Albano ecc. ecc.
A Pietrelcina ho incontrato anche il mio Padre Spirituale ossia Padre Froceski che si è ripreso dopo aver subito un brutto infortunio durante una partita di golf a Miami... Benedice e saluta noi della redazione, i collaboratori e i lettori del blog.

lunedì 9 luglio 2012

Iddio colpisce ancora!


Anche Sara Tommasi come Claudia Koll è stata fulminata dalla Fede, Iddio colpisce ancora e Sara, che sembra aver capito di avere il diavolo in corpo, vorrebbe mondarsi dei propri peccati andando in pellegrinaggio a Medjugorje ce lo dice per onore della Verità la rubrica Coffeebreak di libero.it ci segnala la dichiarazione postata sulla bacheca di Facebook della Tommasi stessa: "Bella gente, sto intraprendendo un percorso spirituale col sacerdote Michele Barone, amico intimo di Claudia Koll. Proverò a farmi togliere tutto ciò che di diabolico attualmente c’è in me. E in futuro andrò anche in quel di Medjugorje…roba seria ragazzi, non si scherza".
Belle parole speriamo che Sara ci vada davvero in quel di Medjugorje, le farebbe sicuramente bene a lei come a tutte le starlette scosciate che calcano i palchi della TV e fomentano il peccato.





venerdì 6 luglio 2012

Il santo del Giorno-06/07/2012


Santa Maria Goretti
Vergine e martire
(memoria facoltativa)



Maria (o Marietta, come la chiamavano familiarmente), terzogenita di sette figli, nasce il 16 ottobre 1890 a Corinaldo (AN) da Luigi Goretti ed Assunta Carlini: una famiglia di agricoltori. Il giorno successivo viene battezzata, con i nomi di Maria e Teresa, nella Chiesa di S. Francesco in Corinaldo.
Per esigenze di lavoro, il 12 dicembre 1896, la famiglia Goretti lascia Corinaldo e si trasferisce a Colle Granturco, presso Paliano, alle dipendenze del Senatore Scelsi. Qui conoscono i Serenelli e rimangono in questi luoghi fino al febbraio 1899, quando nuovamente l’intera famiglia Goretti trasloca insieme ai Serenelli. Giunge a Ferriere di Conca, presso Nettuno, per lavorare i campi alle dipendenze del Conte Mazzoleni e dove si stabilisce definitivamente.

Qui avvengono i fatti più dolorosi della vita di Marietta. Il 6 maggio 1900, all’età di 41 anni, muore il papà Luigi per malaria, essendo la zona paludosa. Qui avviene il mortale ferimento per opera di Alessandro Serenelli, un giovane, più grande della piccola Marietta, che si era invaghito di lei e cercava in tutti i modi di indurla al peccato, fino al giorno della brutale violenza del 5 luglio 1902.

La tragedia si consuma in una situazione di grave povertà morale da parte dell’aggressore e di grande dignità spirituale ed etica non solo di Marietta, ma di tutta la famiglia Goretti. Mamma Assunta doveva pensare a portare avanti la famiglia, una volta che il marito era morto ed i bambini avevano bisogno del necessario. 
I problemi incominciano ad essere più grandi proprio in seguito alla morte di Luigi Goretti, il capo-famiglia. Senza la presenza di una persona adulta in casa, la famiglia Goretti era più a rischio. Ma i sani principi morali, la profonda fede che accompagnava l’esperienza di tutti i componenti della famiglia Goretti erano garanzie certe per andare avanti anche nelle difficoltà più gravi.
Un esempio mirabile, in poche parole, di come conciliare l’educazione, la fede, il lavoro. Assunta Carlini, dopo la morte di Luigi, suo marito, prende in mano la situazione e coadiuvata dai figli, soprattutto da quella straordinaria creatura che è Marietta, porta avanti la famiglia in quelle "paludi pontine", pericolose per le malattie.
La solitudine delle famiglie, l’isolamento ambientale, il duro lavoro dei campi creavano le condizioni psicologiche perché qualche persona andasse di testa e non riuscisse più a dominare istinti e tendenze bestiali. Capitò proprio al giovane Alessandro Serenelli che coabitava a Cascina Antica con la famiglia Goretti ed aveva tutti gli accessi in casa per i buoni rapporti di vicinato e di collaborazione nel lavoro dei campi.
La fiducia di mamma Assunta non fu ripagata in modo retto ed onesto da parte del giovane, il quale, conto tenuto della situazione favorevole, pensò di poter approfittare sessualmente di una giovane e attraente ragazza, qual’era Marietta Goretti. Quando decise di attuare il piano non si attendeva il grande e coraggioso rifiuto della ragazzina. Da qui il gesto assassino di sferrare sul corpo puro e fragile di Marietta colpi micidiali, assassini, espressione di una furia diabolica, che non si poteva assolutamente preventivare.

Per Marietta la corsa all’Ospedale di Nettuno nel tentativo estremo di poterla salvare: non fu possibile. Le ferite inferte dai 14 colpi di punteruolo erano profonde e mortali. Solo un giorno di agonia, ma prima di morire, nelle piene facoltà di intendere e di volere, con il sostegno della grazia divina, Marietta perdonò di cuore il suo assassino e promise che avrebbe pregato per lui dal Paradiso. Era il 6 luglio 1902 : aveva appena 11 anni, 7 mesi e 21 giorni.

Il dopo di questa tragica vicenda di cronaca nera è ben conosciuto. Fu riportato non solo negli atti giudiziari, ma anche nella storia di questo luogo. Alessandro viene arrestato, processato e condannato all’ergastolo. Poi il pentimento, poi la grazia, ed infine una scelta di vita diversa, quella della consacrazione a Dio, col diventare frate.

La vita di questa ragazzina, assunta inizialmente a fatto di cronaca nera, subito diventò oggetto di studio da un punto di vista di fede. Dopo la sepoltura nel cimitero di Nettuno, un continuo pellegrinaggio alla tomba della piccola martire incominciò ad avviare una profonda riflessione sul coraggio dimostrato da questa bambina in una situazione di grave imbarazzo. Molti incominciavano a vedere in questo gesto un atto eroico, e lo era, guidato dalla fede.
Dopo 33 anni di attesa, di reperimento di testimonianze, comprese quelle della madre di Marietta e del suo assassino, il 31 maggio 1935 iniziò il processo informativo nella Diocesi di Albano.

Maria Goretti, martire della purezza, fu beatificata il 27 aprile 1947 dal Venerabile Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958) e canonizzata, dallo stesso Papa, il 24 giugno 1950, in Piazza S. Pietro a Roma, davanti alla madre, ai fratelli, a migliaia di suoi devoti.
C’era anche Alessandro Serenelli che, uscito di prigione dopo 27 anni di carcere, aveva chiesto perdono in ginocchio alla madre di Maria Goretti e, poi, si era ritirato nel convento dei Padri Cappuccini di Macerata dove visse fino al 16 maggio 1970 (aveva 88 anni).

Per approfondimenti: santamariagoretti.it




Fonti principali : passiochristi.org (P. Antonio Rungi); wikipendia.org (« RIV.»).

giovedì 5 luglio 2012

Il Santo del Giorno-05/07/2012


W i Barnabiti e le loro "trasgressioni"!

S. Antonio Maria Zaccaria
Sacerdote e fondatore :
“Chierici Regolari di San Paolo”



Antonio Maria Zaccaria nasce a Cremona nel 1502 da una famiglia di antica nobiltà genovese. Rimasto orfano di padre a soli due anni, la sua educazione viene curata dalla madre, Antonietta Pescaroli.

Della sua infanzia si hanno pochissime notizie, ci sono anche dubbi se abbia studiato a Pavia o a Cremona. Lo spirito di Antonio viene anche formato, per così dire, dalle numerose vicende tragiche che colpiscono Cremona nel XVI secolo: una serie di passaggi di dominazioni, con relativi saccheggi e devastazioni; lo straripamento del Po; le febbri malariche; il tifo petecchiale; la carestia; la peste e, infine, il terremoto.

Nel 1520 si trasferisce a Padova per studiare filosofia e medicina. Pochi giorni prima di partire fece testamento rinunciando a tutti i suoi beni in favore della madre.
Nel 1524, quando torna laureato nella natia Cremona, viene colpito dalla miseria morale della popolazione, e decide di trasformarsi da medico del corpo a medico delle anime.
Comincia a vivere secondo uno stile ispirato alla vita evangelica, assiste malati e prigionieri, e dà inizio ad un apostolato verso i laici nella piccola chiesa di S. Vitale, vicina alla sua casa. Raduna persone di tutti i tipi a cui legge la Sacra Scrittura o fa catechesi. Lui stesso, spinto da un frate che lo guida spiritualmente, si avvia verso gli studi teologici e dei padri della Chiesa.

Nel 1528 viene ordinato sacerdote (in forma tutt'altro che solenne) e da allora si firmerà sempre con la sigla “Antonio Maria prete”. Dato che prosegue il suo apostolato per i laici, rinuncia di fatto alla carriera ecclesiastica, ma guadagna comunque una fama tale da essere invitato ad espandere il suo intervento.
Nel 1530 si trasferisce a Milano dove entra in contatto con l’Oratorio dell’Eterna Sapienza. Qui lo Zaccaria conosce i due nobili milanesi Giacomo Antonio Morigia e Bartolomeo Ferrari, insieme ai quali, alla fine del 1532, progetta la trasformazione dell’oratorio, ormai in crisi (in quei tempi i problemi sulla cura del culto e la moralità sono assai gravi), in qualcosa di nuovo, una formazione religiosa originale, formata da “tre collegi”, uno di sacerdoti, uno di religiose e l’altro di laici.
Nascono, così,  i (le):
-  “Chierici regolari di San Paolo” (chiamati Barnabiti, nome derivante dalla prima casa-madre dell’Ordine, San Barnaba in Milano)
-  “Angeliche di San Paolo”
-  “Laici di San Paolo”.

I tre collegi della nuova famiglia spirituale fanno subito parlare di sé per le loro pratiche, le loro penitenze, il loro modo di vestire, la loro predicazione talvolta provocatoria. Fra le iniziative, che si devono a loro e che sono continuate nel tempo, va ricordata l’usanza di suonare le campane alle tre del venerdì pomeriggio, in ricordo della morte di Gesù, e l’esposizione solenne dell’Eucaristia, a turno nelle chiese della città (le cosiddette Quarantore).
La predicazione vivacissima scuote, sorprende, ravviva la fede in molti ma provoca anche due denunce contro il fondatore: come eretico e come ribelle. Antonio Maria corre a Roma dove per i due processi ottiene due trionfali assoluzioni.

Nel 1539 va a Guastalla per pacificare quella contea colpita dall’interdetto pontificio a causa delle contese fra due nipoti della contessa Ludovica Torelli e per seguire le pratiche di vendita di quel feudo ai Gonzaga.
Gli strapazzi e il clima della bassa padana aggravarono le sue già precarie condizioni di salute. In giugno, capendo che stava per morire, chiese di tornare a Cremona, nella casa natale. Circondato dalla coraggiosa madre, che aveva accettato una vita di solitudine pur di non ostacolare la vocazione del figlio, e dai suoi più fedeli discepoli; fece le sue ultime raccomandazioni ai presenti, ricevette i sacramenti e spirò, non ancora trentasettenne,  nel primo pomeriggio del 5 luglio 1539.

Dopo il funerale celebrato a Cremona, il suo corpo venne traslato a Milano e inumato nel monastero di S. Paolo delle Angeliche. L’8 maggio 1891 le sue reliquie furono riesumate e traslate nella chiesa di San Barnaba.

Fu da subito venerato come beato fino al 1634, quando, con un decreto di Pp Urbano VIII (Maffeo Barberini, 1623-1644) perse il titolo. Il 3 gennaio 1890 il suo culto venne reintegrato.
Il 27 maggio 1897 fu canonizzato da Papa Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci, 1878-1903).

I Barnabiti sono presenti in :
-Africa (Repubblica Democratica del Congo - Rwanda)
-America (Argentina - Brasile - Canada - Messico - Stati Uniti d'America)
-Asia (Afghanistan - Filippine - India)
-Europa (Albania - Belgio - Italia - Polonia - Spagna)



Fonti principali : wikipedia.org; santiebeati.it (« RIV.»).

mercoledì 4 luglio 2012

Non metterò più piede in Francia, mai più...

"In Francia le coppie omosessuali potranno sposarsi e adottare un figlio «dal 1° settembre 2013». Lo ha annunciato il primo ministro Ayrault. Hollande lo aveva promesso nella campagna elettorale."

Fonte: Unità.it

Hollande-Ayrault


Gay sposi

Ecco, notizie come queste da una parte avviliscono, dall'altra danno la spinta a difendere ancora di più i nostri valori cattolici e a lottare per la salvaguardia della famiglia, quella naturale ovviamente formata da un uomo e una donna.

Il mio look per l'estate 2012

Ho passato le primavere della mia vita a pensare e a plasmare il mio fisico e il mio look per le estati, lo scorso anno ho scelto un look alla Bieber ma "leggerissimamente" più robusto rispetto a Giustino... Fantastica fu l'estate del 2010 quando optai per il metrosexual e nel 2009 presi in prestito lo stile banditeschintellettualpalestrato del nostro amico Corona.
Invece questa estate sono stato molto combattuto  e solo dopo ore ed ore allo specchio, prove estenuanti e consultazioni giornaliere con Lele, Gabbana, Balestra e Karl Lagerfeld  e nonostante la ferale notizia della chiusura del Billionaire (che estate è senza Billionaire?) vado avanti, tengo botta,  i nostri sogni non li fermeranno e i duri ballano quando il gioco si fa duro e allora  ecco il mio look per l'estate 2012:




Laggiù, a Bruxelles, qualcuno ci difende


Laggiù, a Bruxelles mentre gli alchimisti della finanza e i tecnocrati senza anima parlano di spread, di rigore, di debiti pubblici, di recessione, di Eurobonds, di rapporto Deficit/Pil ed altre diavolerie simili in Europa c'è chi ci difende da questa deriva meccanicista e arida e ci riporta, attraverso le sue parole, tutto il senso della vita e delle nostre radici etico culturali che sono Dio, Patria e Famiglia. Cari laicisti dei miei stivali fatevene una ragione.

Io amo l'Italia è per la famiglia naturale, la maternità, la natalità. Sì alla sacralità della vita! No all'omicidio-suicidio demografico!



Grazie Cristiano che ci fai sentire orgogliosi di essere cattolici che difendono la  vita contro gli assassini abortisti e orgogliosi di essere italiani e che possiamo gridare al mondo e a Dio: IO AMO L'ITALIA!!!  

Il Santo del Giorno-04/07/2012


Beata Maria Crocifissa Curcio
Vergine, fondatrice :
"Carmelitane Missionarie di S. Teresa di Gesù Bambino"



Maria Crocifissa, al secolo Rosa, nasce a Ispica (RG), nella Sicilia sud-orientale, diocesi di Noto, il 30 gennaio 1877, da Salvatore Curcio e Concetta Franzò. Settima di dieci figli, trascorre l’infanzia in un ambiente familiare culturalmente e socialmente elevato, manifestando da subito un’intelligenza vivace, un carattere allegro, molto volitivo e determinato, maturando negli anni della prima adolescenza una spiccata tendenza alla pietà, all’attenzione e alla solidarietà verso i più deboli ed emarginati.
In casa riceve una severa educazione dai rigidi principi morali, in virtù dei quali il padre non solo la impedisce nel suo anelito ad un’intensa vita di fede ma, secondo il costume dell’epoca, non le consente neppure di proseguire gli studi oltre la sesta elementare.
Questa privazione le costa molto ma, avida di conoscenze, trae conforto dai libri della biblioteca familiare, dove trova la Vita di S. Teresa di Gesù; l’impatto con questa santa le fa conoscere e amare il Carmelo, aprendola allo “studio delle cose celesti”.

Nel 1890, all’età di 13 anni, ottiene, non senza difficoltà, di iscriversi al terz’Ordine Carmelitano, di recente ricostituito a Ispica, e, nella frequenza assidua del santuario della Madonna del Carmine, nell’intensa devozione alla Madre del Carmelo, che le “aveva rapito il cuore fin dall’infanzia” consegnandole la missione di “far rifiorire il Carmelo” e nella conoscenza della spiritualità carmelitana, comprende i progetti divini su di lei.

Dopo la morte del padre, trascorre un breve periodo di esperienza presso le suore Domenicane residenti in paese. Con la benedizione e la guida di mons. Giovanni Blandini, vescovo di Noto, raccoglie attorno a sé alcune giovani Terziarie Carmelitane con le quali conduce vita comune nella casa paterna, dedicandosi alla preghiera, alla penitenza, all’accoglienza di ragazze, alle quali insegna il ricamo, e bambini che istruisce nella dottrina cristiana.

Costretta a trasferirsi a Modica (RG) nel 1912, con le compagne assume la gestione del “conservatorio Carmela Polara”, per accogliere orfane ed educande. Mentre segue l’iter per il riconoscimento diocesano, il vescovo Blandini muore e il suo successore, mons. Giuseppe Vizzini, cerca di convincere suor Maria Crocifissa a entrare in una congregazione diocesana di spiritualità domenicana. Il rifiuto di “cambiare vocazione” provoca la reazione del prelato e la conseguente impossibilità di ricevere il riconoscimento ecclesiastico. Trascorrono lunghi anni di sofferenza silenziosa in un ambiente ecclesiale che si fa gradualmente sempre più difficile per suor Maria Crocifissa e le sue compagne. Ella chiede aiuto molte volte a religiosi e vescovi carmelitani per via epistolare, ma tutto sembra inutile.

Nel giugno del 1924 una delle sue lettere viene consegnata a un religioso carmelitano olandese residente a Roma: padre Lorenzo Van den Eerenbeemt, delegato per le missioni della sua provincia e professore di sacra Scrittura al collegio internazionale “S. Alberto”. Egli sta cercando una congregazione di Carmelitane disposte a prestare collaborazione ai Carmelitani operanti nell’isola indonesiana di Giava e, perciò, si mette subito in contatto con suor Maria Crocifissa.
Dopo un tentativo fallito di fondazione a Napoli, venuta a Roma il 17 maggio 1925 per la canonizzazione di S. Teresa di Gesù Bambino, il giorno successivo, accompagnata da p. Lorenzo, che ormai ne condivide in pieno l’ideale missionario, visita Santa Marinella, sulla costa laziale a nord di Roma e vi scopre il luogo dove poter finalmente realizzare i disegni di Dio.
Il 3 luglio 1925 vi si stabilisce definitivamente con alcune compagne e il 16 seguente riceve il tanto desiderato sigillo dell’appartenenza al Carmelo con l’affiliazione all’Ordine Carmelitano.

Il 13 aprile 1930, dopo sofferenze e croci, il suo piccolo nucleo ottiene il riconoscimento della Chiesa con l’erezione della congregazione delle "Carmelitane Missionarie di S. Teresa di Gesù Bambino" a istituto di diritto diocesano. Il 10 luglio : approvazione delle prime Costituzioni; il 23 ottobre : madre Maria Crocifissa emette la professione semplice perpetua nelle mani di mons. Luigi Martinelli.

“Portare anime a Dio” è l’obiettivo che anima le sue molteplici aperture di opere educative e assistenziali in Italia e all’estero. Per questo esorta le sue figlie a portare nelle famiglie una parola di vita cristiana.
Gradualmente, il piccolo istituto cresce in Italia e all’estero. Nel dicembre 1947, poco dopo la fine della guerra, madre Maria Crocifissa realizza il sogno di una missione in terre lontane e invia le prime figlie in Brasile: «Va’, figlia dei miei sogni giovanili, io sono vecchia e non posso andare: mando te per me e non dimenticare i poveri».

Segnata per tutta la vita da una salute precaria e dalla malattia del diabete che si sforza di accogliere sempre con fortezza e serena adesione alla volontà di Dio, trascorre gli ultimi anni nell’infermità, continuando a pregare e a donarsi alle sue suore alle quali offre un prezioso esempio di virtù divenute sempre più trasparenti e luminose.
La sua preghiera è un dialogo intimo e continuo con Gesù, con il Padre e con tutti i Beati, ispirato da confidenza filiale, amore sponsale, sentimenti di gratitudine, lode, adorazione e riparazione che cerca di trasmettere innanzitutto con l’esempio di vita alle sue figlie spirituali e a quanti hanno modo di avvicinarla, alimentando sempre la “brama di avere figlie sante, figlie eucaristiche, figlie che sanno pregare”.

Coltiva intensamente l’unione d’amore con Cristo nell’Eucaristia impegnando tutta se stessa nel soddisfare il desiderio di riparazione “all’immenso numero di anime che non conoscono e non amano Dio” e nell’offerta di vittima di espiazione insieme “al gran Martire d’amore”. Una riparazione che la rende capace di condividere le pene e le ansie degli uomini, di farsi attenta ad ogni necessità, con carità e giustizia, di dare voce a chi non ne ha, di scorgere il volto del Crocifisso in quello sfigurato di ogni sofferente.
Dalla Madre di Gesù impara ad essere madre di coloro che sono nel bisogno. Con S. Teresa di Gesù Bambino trova gaudio spirituale “nell’assiduo e fedele compimento dei propri doveri”, facendo “con amore e dedizione anche le più piccole cose”, vivendo con umiltà e semplicità, gioia e tenerezza ogni rapporto umano.

Madre Maria Crocifissa, il 4 luglio 1957, in Santa Marinella, serenamente si ricongiunge per sempre al Cristo suo Sposo, lasciando nel cuore di tutti un vivo ricordo del suo amore e della sua santità.
Il suo corpo riposa nella Casa madre della congregazione dal 16 giugno 1991 e lo si può venerare nella cappella a lei dedicata in Via del Carmelo, 3 a Santa Marinella, Roma.

Il 12 febbraio 1989 il vescovo della diocesi Portuense, mons. Diego Bona ha avviato il processo per la sua Beatificazione che si è concluso presso la Congregazione per le Cause dei Santi il 19 ottobre 2004.
Maria Crocifissa Curcio è stata dichiarata Beata il 13 novembre 2005, nella Basilica di S. Pietro, dal card. José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, per incarico di Papa Benedetto XVI.
Per approfondimenti & è Beata M. Crocifissa



Fonti principali : vatican.va; santiebeati.it (« RIV.»).

martedì 3 luglio 2012

Il Santo del Giorno-03/07/2012


Oggi si celebra un apostolo, San Tommaso Martire, è allora bisogna celebrarlo degnamente e noi lo facciamo servendoci delle stupende parole della Catechesi del nostro Pontefice Bendetto XVI

San Tommaso Apostolo
Martire (festa) 



Dalla Catechesi di Papa Benedetto XVI
(27 settembre 2006)

Cari fratelli e sorelle,

proseguendo i nostri incontri con i dodici Apostoli scelti direttamente da Gesù, oggi dedichiamo la nostra attenzione a Tommaso. Sempre presente nelle quattro liste compilate dal Nuovo Testamento, egli nei primi tre Vangeli è collocato accanto a Matteo (cfr Mt 10, 3; Mc 3, 18; Lc 6, 15), mentre negli Atti si trova vicino a Filippo (cfr At 1, 13). Il suo nome deriva da una radice ebraica, ta'am, che significa "appaiato, gemello". In effetti, il Vangelo di Giovanni più volte lo chiama con il soprannome di "Didimo" (cfr Gv 11, 16; 20, 24; 21, 2), che in greco vuol dire appunto "gemello". Non è chiaro il perché di questo appellativo.

Soprattutto il Quarto Vangelo ci offre alcune notizie che ritraggono qualche lineamento significativo della sua personalità. La prima riguarda l'esortazione, che egli fece agli altri Apostoli, quando Gesù, in un momento critico della sua vita, decise di andare a Betania per risuscitare Lazzaro, avvicinandosi così pericolosamente a Gerusalemme (cfr Mc 10, 32). In quell'occasione Tommaso disse ai suoi condiscepoli: “Andiamo anche noi e moriamo con lui” (Gv 11, 16). Questa sua determinazione nel seguire il Maestro è davvero esemplare e ci offre un prezioso insegnamento: rivela la totale disponibilità ad aderire a Gesù, fino ad identificare la propria sorte con quella di Lui ed a voler condividere con Lui la prova suprema della morte. In effetti, la cosa più importante è non distaccarsi mai da Gesù. D'altronde, quando i Vangeli usano il verbo "seguire" è per significare che dove si dirige Lui, là deve andare anche il suo discepolo. In questo modo, la vita cristiana si definisce come una vita con Gesù Cristo, una vita da trascorrere insieme con Lui. San Paolo scrive qualcosa di analogo, quando così rassicura i cristiani di Corinto: “Voi siete nel nostro cuore, per morire insieme e insieme vivere” (2 Cor 7, 3). Ciò che si verifica tra l'Apostolo e i suoi cristiani deve, ovviamente, valere prima di tutto per il rapporto tra i cristiani e Gesù stesso: morire insieme, vivere insieme, stare nel suo cuore come Lui sta nel nostro.

Un secondo intervento di Tommaso è registrato nell'Ultima Cena. In quell'occasione Gesù, predicendo la propria imminente dipartita, annuncia di andare a preparare un posto ai discepoli perché siano anch'essi dove si trova lui; e precisa loro: “Del luogo dove io vado, voi conoscete la via” (Gv 14, 4). È allora che Tommaso interviene dicendo: “Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo conoscere la via?” (Gv 14, 5). In realtà, con questa uscita egli si pone ad un livello di comprensione piuttosto basso; ma queste sue parole forniscono a Gesù l'occasione per pronunciare la celebre definizione: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6). È dunque primariamente a Tommaso che viene fatta questa rivelazione, ma essa vale per tutti noi e per tutti i tempi. Ogni volta che noi sentiamo o leggiamo queste parole, possiamo metterci col pensiero al fianco di Tommaso ed immaginare che il Signore parli anche con noi così come parlò con lui. Nello stesso tempo, la sua domanda conferisce anche a noi il diritto, per così dire, di chiedere spiegazioni a Gesù. Noi spesso non lo comprendiamo. Abbiamo il coraggio di dire: non ti comprendo, Signore, ascoltami, aiutami a capire. In tal modo, con questa franchezza che è il vero modo di pregare, di parlare con Gesù, esprimiamo la pochezza della nostra capacità di comprendere, al tempo stesso ci poniamo nell'atteggiamento fiducioso di chi si attende luce e forza da chi è in grado di donarle.

Notissima, poi, e persino proverbiale è la scena di Tommaso incredulo, avvenuta otto giorni dopo la Pasqua. In un primo tempo, egli non aveva creduto a Gesù apparso in sua assenza, e aveva detto: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò!” (Gv 20, 25). In fondo, da queste parole emerge la convinzione che Gesù sia ormai riconoscibile non tanto dal viso quanto dalle piaghe. Tommaso ritiene che segni qualificanti dell'identità di Gesù siano ora soprattutto le piaghe, nelle quali si rivela fino a che punto Egli ci ha amati. In questo l'Apostolo non si sbaglia. Come sappiamo, otto giorni dopo Gesù ricompare in mezzo ai suoi discepoli, e questa volta Tommaso è presente. E Gesù lo interpella: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la mano e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma credente” (Gv 20, 27). Tommaso reagisce con la più splendida professione di fede di tutto il Nuovo Testamento: “Mio Signore e mio Dio!” (Gv 20, 28). [...] L'evangelista prosegue con un'ultima parola di Gesù a Tommaso: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (Gv 20, 29). Questa frase si può anche mettere al presente: “Beati quelli che non vedono eppure credono”.  [...]

Un'ultima annotazione su Tommaso ci è conservata dal Quarto Vangelo, che lo presenta come testimone del Risorto nel successivo momento della pesca miracolosa sul Lago di Tiberiade (cfr Gv 21, 2). In quell'occasione egli è menzionato addirittura subito dopo Simon Pietro: segno evidente della notevole importanza di cui godeva nell'ambito delle prime comunità cristiane. In effetti, nel suo nome vennero poi scritti gli Atti e il Vangelo di Tommaso, ambedue apocrifi ma comunque importanti per lo studio delle origini cristiane. Ricordiamo infine che, secondo un'antica tradizione, Tommaso evangelizzò prima la Siria e la Persia (così riferisce già Origene, riportato da Eusebio di Cesarea, Hist. eccl. 3, 1) poi si spinse fino all'India occidentale (cfr Atti di Tommaso 1-2 e 17ss), da dove infine raggiunse anche l'India meridionale. In questa prospettiva missionaria terminiamo la nostra riflessione, esprimendo l'auspicio che l'esempio di Tommaso corrobori sempre più la nostra fede in Gesù Cristo, nostro Signore e nostro Dio. 

Per & la Catechesi completa è Tommaso




Fonte principale : vatican.va

lunedì 2 luglio 2012

Mario Monti porta sfiga, meglio Silvio.

Voi pensate se ieri a Kiev ci fosse stato Silvio con la sua verve, Silvio che avrebbe raccontato una barzelletta a Platini, il Principe Felipe e  il Presidente Rajoy, se fossi stato Silvio avrei raccontato quella su Rosy Bindi con la bestemmia e poi durante l'intervallo Silvio avrebbe toccato qualche culo e  rimorchiato almeno due hostess ucraine in servizio allo stadio e dopo essersele spupazzate nell'intervallo ad una le avrebbe dato un vitalizio di 2500 euro al mese all'altra le avrebbe offerto un posto in Mediaset come giornalista riprendendo la grandiosa idea di Emilio Fede ossia di far dire le previsioni meteorologiche ad una figa ucraina. Altro che Monti che di calcio non capisce un cazzo, e uno che non capisce nulla di calcio non può fare il Presidente del Consiglio, Monti dice che è un tiepido tifoso del Milan, non sa raccontare barzellette e soprattutto è asessuato, in una parola sola è grigio, meglio Silvio.
Tra l'altro, in quanto Presidente del Consiglio illegittimo, ieri in tribuna Monti non doveva esserci, di diritto quel posto spettava al Presidente Silvio, deposto a causa di un golpe ordito dalle forze del male: comunisti, giudici e poteri forti.

A voi la scelta:




Il Santo del Giorno-02/07/2012


San Bernardino Realino
Sacerdote S.J.



Bernardino Realino è nato il 1° dicembre 1530 in una famiglia illustre di Carpi (MO) che per i suoi primi studi gli faceva venire i maestri in casa.

A 16 anni frequenta l'Accademia di Modena, all’epoca uno dei più illustri centri culturali d’Italia, dove fu fortemente attratto verso gli studi umanistici. Studia, poi, filosofia e medicina all’università di Bologna e, infine, all’età di 26 anni, si laurea in  “utruque jure”, cioè sia in Diritto Canonico che Civile.

Suo padre, collaboratore del cardinale Cristoforo Madruzzo che, come vescovo di Trento, è stato il “padrone di casa” del famoso Concilio e uno dei protagonisti, dal 1556 è governatore di Milano per conto del re Filippo II di Spagna.
Sotto la sua protezione, il dotto Bernardino si avvia per la strada dei “pubblici uffici”. Comincia facendo il podestà a Felizzano Monferrato, poi va ad Alessandria come “avvocato fiscale” (una sorta di procuratore della Repubblica).
Dopo altri incarichi in Piemonte, passa al servizio del marchese Francesco Ferdinando d’Avalos, viceré di Sicilia e si trasferisce a Napoli,  anch’essa città soggetta alla Spagna col suo regno.

Qui, però, la sua carriera s’interrompe. Bernardino Realino frequenta i Gesuiti, da poco giunti in città, e decide di essere uno di loro, abbandonando codici e carriera. Lo accoglie nel 1564 Alonso Salmeron, uno degli iniziatori della Compagnia di Gesù con Ignazio di Loyola.

Nel 1567 Bernardino è ordinato sacerdote e diventa il maestro dei novizi gesuiti. Sette anni dopo, a Lecce, crea un collegio al quale si dedicherà fino alla morte.
Nello stesso tempo si dedica alla gente di Lecce, ricchi e poveri, istruiti e ignoranti, tutti sbalorditi per la sua irriducibile pazienza nell’occuparsi di situazioni, necessità, miserie, a cui s’ingegna di provvedere con un dinamismo che ha del prodigioso: tant’è che gli si attribuiscono vari miracoli già da vivo.
Padre Bernardino servì la città di Lecce per 42 anni costruendo una chiesa (la Chiesa del Gesù) e un collegio. Nella pratica per la sua beatificazione si legge che fu per Lecce ciò che Filippo Neri fu per Roma.
Il sindaco di Lecce al suo capezzale di morte, chiese a Bernardino di pregare per gli abitanti leccesi e per tutta l'umanità intera ed egli rispose con un filo di voce e ormai allo stremo delle forse: "Signor sì" .
Morì il 2 luglio 1616 a 86 anni. Tutta la cittadinanza lo pianse amaramente.

Bernardino Realino è stato proclamato santo dal Venerabile Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958), nel 1947.  

Significato del nome Bernardo, Bernardino : “ardito come orso” (tedesco). 




Fonti principali : santiebeati.it; gesuiti.it (« RIV.»).