lunedì 31 ottobre 2011

L'artista del momento.

C'è solo lui.

Il leader che vorrei - 5

Per completare l'esecutivo di cui Sunday Moyo, finora senza rivali, si avvarrà (la foto che vedete è stata scatta da lui in persona con l'iphone durante un amplesso con la sua fidanzata ivi ritratta) propongo al vostro esame altri due candidati, certo non all'altezza del futuro presidente ma comunque in possesso di quelle doti uniche che cerchiamo noialtri negli uomini di responsabilità. Eccoveli:
Scegliete attentamente perché qui intravedo le qualità per un ruolo di rilievo. Per quel che mi riguarda la scelta non può che ricadere sul numero due, vero genio.

Avvertimento per Nino e per gli improduttivi in genere

DIO CI PASSA PURE SOPRA MA LORO NO... ATTENTO NINO POTRESTI TROVARTELI NELLA STANZA DEL GATTO O IN BALCONE O ANCORA PEGGIO NEL TUO LETTO...



3/4 di Aut.Min.Rich. a Villa san Martino ad Arcore

Gli Aut.Min.Rich. si sa che amano la bella vita e allore ho avuto questa foto da Sallusti al quale l'aveva venduta l'ineffabile Brizio Corona. Gli Aut.Min.Rich. come ben sappiamo sono un gruppo musicale ben radicato nell'ambito del Christian rock mondiale, hanno avuto anche l'imprimatur di Mons. Bagnasco e sono anche Gentiluomini di Sua Santità. Sallusti dichiara appunto che nella foto tre degli Aut.Min.Rich., il quarto componente era a ritirare un premio musicale al Santuario di Fatima,  stavano nel salone di Villa S. Martino in una delle serate incriminate, per i giudici e i giornali della sinistra invidiosa, a casa di Silvio e la foto testimonia senza ombra di smentita quanto fossero innocenti e permeate da bon ton le serata che i soliti pennivendoli  e magistrati comunisti  hanno dipinto come l'apoteosi della lussuria e della volgarità. Purtroppo non possiamo pubblicare la foto in cui con Silvio e Apicella gli Aut.Min.Rich. jammano sulle note del pezzo di "Meglio 'na canzone" ma queste  foto usciranno al completo su Chi insieme all'intervista esclusiva ai quattro ragazzi.

Sono infervorato

Señor de los Milagros

Come bene sapete, io sono il responsabile della manutenzione del Passetto Vaticano, non sapete quento sia importante questo ruolo che ricopro specialmente in questo periodo in cui girano nefaste voci sul nostro Santo Padre. Quindi è importantissimo mantenere la struttura in perfette condizioni, nel caso in cui l'amato Papa dovesse fuggire a Castel S. Angelo.

Ieri, dopo un accurato controllo strutturale, non ho potuto non cogratularmi con il mio capo mastro Karl e il suo staff per l'efficienza con la quale sta seguendo il progetto, la struttura è perfetta! Karl e i suoi, sono dei muratori polacchi della diocesi di Cracovia che vennero assunti durante quei 25 meravigliosi anni di Woytyla. La mia riconoscenza di ieri fu grande e mi sono sentito di fregiare gli operai con una splendida spilla d'argento raffigurante S. Giulio protettore dei muratori. 

Mentre stavo fregiando Karl (Karl è lo zio da parte di madre di Klose n.d.b.), ho visto che i suoi occhi si riempivano di lacrime e improvvisamente si è inginocchioto a pregare, è stato seguito subito dai suoi, e mi sono trovato davanti a questi 5 uomini in ginocchio, ho subito pensato a una razione eccessiva, mi sono girato e ho capito cosa succedeva...



Dietro di me si era radunata una meravigliosa folla cristiana, con delle tuniche viola e dei cordoni bianchi che, sollevando una meravigliosa effige del Señor de los Milagros e preceduti da donne con dei drappi bianchi che srpargevano incenso ovunque, si preparavano a iniziare una processione verso S. Pietro, una scena meravigliosa... Degli stupendi peruviani cristiani che rendevano omaggio al Signore dei migranti, loro patrono. 



Ho seguito la loro processione insieme agli operai, anche loro migranti, recitando preghiere in lingua italiana, spagnola e polacca. 
 

Una delle domeniche più belle della mia vita.

Che bella faccia...



Io apprezzo questo giovane ragazzo fiorentino così decisionista, così post-ideologico, così nuovista poi non dimentichiamo, cosa per noi molto importante, che va a messa ogni domenica... peccato che alla Leopolda non ha parlato di valori etici e questo in qualche maniera mi rende diffidente in realtà ha detto poco e niente, insomma i soliti discorsi relativi ai ggiovani, alle tecnologie ecc. ecc. poi tutto un marcare il territorio e il ditaccarsi dai vari dinosauri della politica, si è vantato di non aver citato Berlusconi (do you remembre Veltroni?) il chè mi insospettisce in quanto il cambiamento culturale, in antitesi al berlusconismo, evocato dal buon Matteo a mio giudizio non è stato per nulla convincente, io sinceramente me ne fotto del Berlusconi persona  ma del berlusconismo no e io lo avrei citato no 4 volte ma 10,100, 1000 volte proprio per dire che noi (?) siamo diversi antropologicamente e culturalmente e lo siamo anche grazie alla riscoperta delle ideologie del novecento che non sono da buttare ma sono solo da rivalutare e da reinsirire nel presente è questo, citando Lucianone Bianciardi, il Lavoro Culturale che una Sinistra degna di questo nome deve fare, il comunismo è morto è vero, la storia ce lo ha detto e non stiamo a riesumare un cadavere ma siamo sicuri che idologicamente e senza ortodossie quel che il buon vecchio Marx, Gramsci e tanti altri non ultimo Enrico Berlinguer hanno detto sia da buttare nel cesso per poi tirare la catena? Io credo umilmente di no, insomma ci sono fior di  pirati finanziari che studiano come inculare il mondo, e ci riescono, generando crisi planetarie con tutta la macelleria sociale che ne consegue e allora dico ci sarà mai qualcuno che politicamente, perchè il primato della politica e dei cittadini nella gestione pubblica deve tornare ad essere tale, sappia  invertire la rotta affinchè si possa trovare un modello di sviluppo alternativo al capitalismo? Ok il comunismo reale è morto e siamo d'accordo  ma il capitalismo dopo aver avuto una spinta propulsiva positiva, pagata a caro prezzo con la crescita di diseguaglianze tra mondo sviluppato e mondo sottosviluppato, con guerre e sfruttamento, dopo ciò è un delitto dire che il capitalismo vorace è un dinosauro ed è ora che qualcuno stacchi la spina? Pacificamente, democraticamente e se vogliamo anche progressivamente si intende. Bisogna aggiungere che il capitalismo ha avuto però il vantaggio di essersi rinnovato nei modi di agire ma non nel profondo dei suoi capisaldi diciamo così ideologici.  Alla fine della fiera dico ciò: cerchiamo un modello sociale alternativo, io credo che questo  sia possibile sotto tutti i punti di vista ma ci vuole coraggio, e questo è il compito che secondo me doverbbe spettare alla Sinistra, ma non solo probabilmente. Tornando a bomba Renzi in questo senso non ha avuto coraggio perciò ha sciorinato qualche spruzzata di populismo vagamente progressista unito ad alcune cose di buon senso;
mi è sembrato molto Montezemoliano e chissà che dietro di lui si accodi, o già c'è, anche il buonissimo Luca e la sua associazione Italia Futura come a dire la faccia buona del capitalismo, ma sempre capitalismo è, cosa c'è di così tanto nuovo? E poi siamo così convinti che la panacea di ogni male sia questo nuovismo militante che sta diventando una liturgia ormai stantìa?    

Il leader che vorrei - 4


Anche per oggi vi proponiamo un leader futuribile e auspicabile, forse gli manca ancora qualcosa per raggiungere le inarrivabili vette di Sunday Moyo (che stile e che nome!), ma io a questo un dicastero glielo darei.
Eccolo a voi: qui (<---)

Il Santo del Giorno 31 ottobre 2011

Lunedì 31 Ottobre 2011

S. VOLFANGO di Ratisbona, Vescovo





V

olfango nacque a Pfulligen, in Svevia, intorno al 925. Figlio di una famiglia benestante ebbe un chierico come precettore dei primi anni; fu quindi allievo della famosa scuola dell'abbazia di Raichenau dove si distinse per talento e modestia sotto la guida di Stefano da Novara, illustre maestro dell'epoca.
Strinse, in questi anni, una duratura amicizia con Enrico, che successivamente divenne Vescovo di Treviri (Renania) e che fu decisivo nelle successive decisioni della sua vita. Durante gli studi, proseguiti poi a Würzburg, Volfango maturò una chiara vocazione monastica cui però non diede immediato seguito per le pressioni dell'amico Enrico che lo volle con sé a Treviri come decano del Capitolo.
Anche come insegnante Volfango si distinse, attirando molti  giovani chierici alle sue lezioni. Per tutta la durata del suo episcopato Enrico cercò di convincere Volfango ad assumere cariche pubbliche ed onorifiche ottenendo però sempre un rifiuto. Alla morte dell'amico Volfango si fece finalmente monaco scegliendo il monastero di Einsiedeln, noto per la rigidità con cui veniva applicata la regola benedettina; era il 964 e Volfango aveva circa quarant'anni.

Intorno al 970 il Vescovo Ulrico di Augusta lo ordinò sacerdote durante una visita al monastero. Dopo questo avvenimento, e a seguito di una visione, Volfango sentì un forte impulso a lasciare il convento e a dedicarsi all'evangelizzazione di quei grandi territori dell'Europa centrale che stavano, in quegli anni, entrando in contatto con il Cristianesimo, come la Boemia e la Pannonia (attuale Ungheria).

Come monaco errante ebbe scarso successo presso i Magiari e la sua missione portò pochissimi frutti. Non passò però inosservata al Vescovo Pellegrino, di Passavia, che, convocatolo, ne conobbe le grandi qualità e lo propose ad Ottone I per la nomina a Vescovo di Ratisbona. Con qualche resistenza nel 972 Volfango accettò di essere nominato Vescovo con un'autorità che copriva tutta la Boemia.

In qualità di Vescovo si distinse per una condotta di vita santa, frugale e saggia. Contro le abitudini del tempo, tese ad accumulare poteri temporali, prese due coraggiose decisioni che consentirono lo sviluppo del Cristianesimo nelle terre a lui affidate: rinunciò alla Boemia per erigerla come diocesi autonoma con sede a Praga e rinunciò al priorato di Raichenau. In entrambi i casi volle infatti che nuovi giovani pastori (il vescovo e il priore) fossero a più stretto contatto con il popolo loro affidato per meglio sostenerne la fede.

Quando nel 976 esplose una dura lotta tra Enrico il Litigioso e Ottone II, cui Volfango era fedele come legittimo Imperatore, si ritirò presso l'abbazia di Mondsee per poi rientrare a Ratisbona una volta terminato il conflitto.
Questo breve ritiro è all'origine di una leggenda che lo vuole, in quel periodo, eremita tra i boschi, cosa che in seguito lo farà ritenere patrono dei boscaioli.

Nel 994, durante un viaggio pastorale lungo il Danubio, fu colto da una grave malattia. Sentendosi prossimo alla morte si fece trasportare nella vicina chiesa di Pupping dove si confessò, si comunicò e spirò ai piedi dell'altare la notte del 31 ottobre 994.
Le sue spoglie furono trasferite solennemente nel monastero si S. Emmerman per la sepoltura. Attualmente le sue reliquie riposano nella cattedrale di Ratisbona. Moltissimi i miracoli a lui attribuiti sulla sua tomba.

Venne canonizzato il 7 ottobre 1052 da S. Leone IX (Brunone dei Conti di Egisheim-Dagsburg, 1049-1054) durante una visita a Ratisbona (Regensburg) della quale Volfango era stato Vescovo.

Benché dotto e letterato e per lungo tempo insegnante non si conoscono scritti di S. Volfango; le parole che di lui si conoscono sono solo quelle tramandate dai suoi biografi. Decisiva e storicamente rilevabile è invece l'impronta che lasciò su quanti seguirono i suoi insegnamenti. L'imperatore Enrico II, che divenne a sua volta santo, fu educato in gioventù proprio da S. Volfango. Il suo discepolo prediletto, Tagino, divenne vescovo di Magdeburgo, mentre altri suoi tre condiscepoli lo divennero di Treviri, Liegi e Merseburgo. Un'altra sua discepola, Gisella, divenne moglie di Stefano I re di Ungheria anch'egli santo.

Significato del nome Volfango: «che va, cammina come il lupo» (tedesco).

giovedì 27 ottobre 2011

VOTE FOR HIM!

YES WE CAN, VOTE FOR  SUNDAY MOYO

NEXT ELECTION DAY VOTE SUNDAY MOYO


Il leader che vorrei - 3

Oggi, nonostante sia affetto da un qualche morbo, di leader ne ho trovati due.
uno e
io non ho dubbi: due!

A me me piace...

Oltre alla Polverini, e ora anche la vecchia peruviana, nel novero delle mie donne ideali ho dimenticato di dirvi che c'è anche lei, non vi dico subito il nome ma vi dico che è piccoletta, fa il ministro nel nostro amatissimo governo Berlusconi quater di lei mi ha sempre colpito lo sguardo e la grazia, sono andato spesso ad Atreju (la festa di Azione Giovani) solo per lei, solo per perdermi nei suoi grandi occhi azzurri, penso che ormai avrete capito, lei è GIORGIA MELONI.

Il Vangelo del Giorno 27/10/2011

Sant’Evaristo
 Papa e martire



E
varisto, secondo la lista di pontefici stilata da Ireneo, fu il quarto successore di Pietro.
Poco si sa di Evaristo: secondo il Liber Pontificalis, che è una raccolta cronologica di biografie di papi del VI secolo, sarebbe nato a Betlemme da una famiglia ebraica ellenizzante e si convertì a Roma al Cristianesimo, reggendo la diocesi romana in sostituzione di S. Clemente I, esiliato nel Chersoneso Taurico (Crimea), al tempo della persecuzione dell'imperatore Domiziano.

Come capo della Chiesa di Roma, ha ordinato sette diaconi, incaricandoli, tra l'altro, di ascoltare e trascrivere le sue prediche al popolo: erano i suoi “stenografi”. Ma di quelle prediche non è rimasta nemmeno una parola.

Si è, dunque, di fronte ad un “papa senza voce” di cui non si conosce una sola parola, mentre del suo predecessore, Clemente I, ci è giunto un documento importantissimo: la lettera famosa agli agitati cristiani di Corinto con l'affermazione solenne dell'autorità che compete al vescovo.

Clemente I, per l'ecceso di autorità, che risultava fastidiosa per i vertici dell'impero, nell'anno 97, sotto l'imperatore Nerva, fu arrestato e condotto poi in esilio, per cui dovette lasciare ad altri il governo della chiesa: la sua scelta cadde su Evaristo.
È da dedurre, dunque, ch'Evaristo doveva essere una figura di punta nella comunità cristiana di Roma: un uomo di massima fiducia.

Ci si è pure domandati se Evaristo debba essere considerato vero papa (ossia non “vice”, “luogotenente”) dall'anno 97, quando Clemente va in esilio, oppure solo dal 101, anno in cui Clemente I muore martire in Crimea, secondo Eusebio di Cesarea (IV secolo) nella sua Storia Ecclesiastica.

Per Eusebio è chiaro: Clemente I, dopo nove anni di pontificato (88-97) “trasmise il sacro ministero a Evaristo”. Nessuna delega, insomma, ma investitura piena.
Il Liber Pontificalis indica la sua sepoltura presso la Tomba di Pietro, anche se un'altra tradizione lo dice sepolto nella Chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta a Napoli. Il martirio di Evaristo, sebbene tradizionale, non è storicamente provato.

Dal Martirologio Romano: «...A Roma sant'Evaristo, Papa e Martire, il quale, sotto l'Imperatore Adriano, imporporò col suo sangue la Chiesa di Dio. »

Significato del nome Evaristo: «che piace molto, assai amato» (greco).

mercoledì 26 ottobre 2011

Nuova Rubrica!!! PACCA LA VECCHIA!

Ciao a tutti, sono felicissimo di presentarvi la nuova rubrica del blog:"Pacca la Vecchia!" Nella quale verranno scelte donne anziane pomicione, che ci fanno ancora tirare il cazzo!

La prima donna ad essere scelta è Maria Josè del Veio, ex puttana peruviana diventata ricca e famosa a Singapore negli anni '50. Da anni ormai tornata a vivere sui suoi altipiani dove pratica la propria arte solamente a stretti parenti:






Pro:
- un'esperinza pluriennale sul campo che non tradisce mai;
- non ha i denti;
- è brava a fare le pippe;
- ha un animo buono.

Contro:
- fa schifo al cazzo;
- puzza terribilmente;
- è convinta di fare un buon caffè.



Un nuovo look per Nino.

Per Nino ho pensato a questo look vincente:


Siete eccitati?

lunedì 24 ottobre 2011

Ho vinto!

Ho vinto la visualizzazione numero 5000 del blog è la mia. Il premio è un weekend al Sacro Eremo di Camaldoli. Ci vado alla facciaccia vostra!

Ma la rubrica sui Santuari?

Ma che fine ha fatto la lodevole rubrica sui Santuari???

5000!!!

5000!!!

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Don Guanella




Il Santo Luigi Guanella nacque a Fraciscio, una frazione del comune di Campodolcino (Sondrio), in Valle Spluga, il 19 dicembre 1842 e morì a Como il 24 ottobre 1915. Dopo gli studi nel seminario diocesano di Como fu consacrato sacerdote il 26 maggio 1866.

Al termine di un’esperienza di qualche anno di vita pastorale a Savogno e tre anni accanto a don Bosco, don Luigi Guanella, prima a Pianello Lario e poi a Como iniziò la sua grande opera al servizio dei più poveri. Predilesse le categorie degli anziani, degli handicappati e delle fanciulle e dei ragazzi abbandonati.Lentamente da quelle prime opere lievitarono altre istituzioni in molte regioni italiane, in Svizzera e negli Usa.

Fondò due congregazioni religiose: le Figlie di santa Maria della Provvidenza e i Servi della Carità che ancor oggi continuano ad offrire, in tante parti del mondo, la loro solidarietà a chi soffre.
Benedetto XVI il 23 ottobre 2011 in Piazza San Pietro.da Benedetto XVI il 23 ottobre 2011 in Piazza San Pietro.
Nel giorno della beatificazione di don Guanella, il 25 ottobre 1964, Paolo VI si domandava come “definire in sintesi la sua anima e la sua opera”. Papa Montini rispondeva con un’espressione abituale a don Guanella: “E’ Dio che fa!” E’ Dio che suscita i suoi collaboratori per rendere più ospitale la terra ai poveri e agli infelici. L’Opera don Guanella vuole continuare ad essere un segno della privilegiata benevolenza di Dio Padre nei confronti dei suoi poveri. Dichiarato santo da Benedetto XVI il 23 ottobre 2011. 

Bibbo.

Bibbo sta diventando stronzo, disubbidiente e rivoluzionario. Io non vorrei dirlo, ma penso che il maligno stia entrando in lui.

Scusate, ho un desiderio irrefrenabile di un canto di gioia e di amore





SILVIO FOREVER

Silvio forever sarà
Silvio realtà
Silvio per sempre
Silvio fiducia ci dà
Silvio per noi
futuro e presente
Nobile e giusto
tu ci piaci per questo
sei il pensiero
che ci guiderà
Il sogno riparte da qua
diventa realtà
Perché Silvio
Silvio
forever
sarà
Popolo di libertà
la musica va
un unico canto
il mare attraverserà
ovunque sarà
portato dal vento
Silvio il carisma che ha
il leader che sa
la genialità
Il sogno riparte da qua
diventa realtà
Perché Silvio
forever
sarà (X12 VOLTE)

Testo di Loriana Lana
Per cantare questa canzone insieme cliccate sul link 


Quel maledetto "Schiaffo".

Ieri, S. Giovanni da Capestrano, mi sono recato in pellegrinaggio nella santa città di Anagni, per risolvere una volta per tutte quel fattacciaccio brutto de Anagni, ovviamente mi riferisco al famoso "schiaffo" che quel miserabile di Sciarra osò dare a Bonifacio VIII.



Bene, ho convocato tutti gli avi di quella disgustosa famiglia e con l'utilizzo di varie gogne, (fornitemi gentilmente dall'Opus Dei Ciociaro) sono stati sbeffeggiati, picchiati e smerdati da un centinaio di Ciellini pugliesi che erano li per l'occasione.

Dopodichè, la giornata è continuata con una pisciata generale su un affresco di Filippo il Bello, anche lui colpevole dell'infame oltraggio.

Ho poi continuato la mia gita nella fantastica e sacra basilica romanica di Anagni, dove mi sono ritirato in preghiera per 2 ore nella cripta.




La meravigliosa giornata (rinominata da me "La giornata della rivalsa") è terminata, quando insieme a suor Teodora, diacona e amministratrice del museo di Bonifacio VIII, sono salito sulla magnifica torre del campanile per gettare giù un gatto nero, chiaramente posseduto dal maligno, è stato un gesto molto apprezzato sia dalla diocesi di Frosinone, sia dalla signora Elvira, una 98enne che vive adiacente la chiesa e che da circa un anno vedeva negli occhi del defunto felino l'inconfutabile presenza di satana.



E' stata una giornata che i cattolici Anagni aspettavano dal 1303.






Ma come si permettono!



Ma come si permettono! Questi due figuri ridono del nostro Premier che si sta facendo un mazzo così per tenere in piedi la baracca tra Tremonti, Bossi e compagnia bella senza contare la magistratura comunista e i giornali di sinistra che dispensano pessimismo con degli articoli a cui poi fanno riferimento le testate estere tipo quei rossi dello Economist. Silvio è l'unico che può avere l'autorità per traghettare il paese in un momento così difficile, se lui avesse le mani libere farebbe finalmente la rivoluzione liberale che ha nella sua mente e che i vari centri di potere conservatori in Italia non gli permettono di fare. Finanche Casini, che è un uomo abbastanza responsabile, ha tuonato contro quei due. La "culona inchiavabile" che si crede la padrona d'Europa  e soprattutto quel nano di Sarkò che avendo problemi di sondaggi in Francia cerca di fare la voce grossa con l'Italia per aumentare il suo prestigio interno in vista delle prossime elezioni presidenziali francesi. Dobbiamo stringerci a coorte attorno a Silvio come giustamente sta facendo il nostro amico responsabile Mimmo.

Il Vangelo del Giorno 24 ottobre 2011


S. Antonio Maria Claret, Vescovo 
Fondatore delle congregazioni :Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria Religiose di Maria Immacolata
(memoria facoltativa)


A
ntonio María Claret y Clará  (identità completa), quinto di dieci figli, nacque a Sallent (Barcellona) il 23 dicembre 1807 in una famiglia, profondamente cristiana, di tessitori catalani.

Il 13 giugno 1835, all'età di 28 anni, venne ordinato sacerdote. Si recò a Roma per farsi inviare nelle terre di missione ma, a causa della sua salute cagionevole, venne rifiutato sia dalla “Congregazione Propaganda Fide che dai gesuiti. Tornato in Spagna, si dedicò all'organizzazione delle missioni popolari in Catalogna e nelle Canarie, guadagnandosi la fama di grande predicatore.

Il 16 luglio 1849 fondò a Vic (Catalogna) la Congregazione dei “Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria” (C.M.F.), oggi anche conosciuti come Missionari Clarettiani, dedita all'apostolato e soprattutto all'attività missionaria.

Il 20 maggio 1850 fu nominato, dal Beato Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti, 1846-1878), arcivescovo di Santiago di Cuba (all'epoca appartenente alla corona di Spagna) dove si trasferì  nel febbraio 1851 rimanendovi fino al 1860. Nel suo strenuo lavoro apostolico affronta i gravi problemi morali, religiosi e sociali dell'Isola: concubinato, povertà, schiavitù, ignoranza, ecc., ai quali si aggiungono due calamità che colpiscono la popolazione: epidemie e terremoti.
Con un gruppo di santi missionari ripercorre, instancabilmente, la sua vasta diocesi per ben quattro volte. Le sue preoccupazioni pastorali si riversano anche in gran parte nel potenziamento del seminario e nella riformazione del clero.

Nell'ambito sociale promuove l'agricoltura, anche con diverse pubblicazioni, creando una fattoria-modello a Camagüey (a partire dal 2008, il centro storico è inserito tra i patrimoni dell'umanità dell'UNESCO). Oltre a questo crea in ogni parrocchia una cassa di risparmio, opera pioniera in America Latina.
Promuove l'educazione cercando Istituti religiosi e creando egli stesso, insieme alla Venerabile Maria Antonia Paris, la congregazione delleReligiose di Maria Immacolata (Missionarie Clarettiane).

Tornò in Patria quando la regina Isabella II di Spagna lo richiamò e divenne suo confessore; qui continuò ad annunziare il Vangelo nella capitale e in tutta la penisola.
Esiliato in Francia nel 1868, arrivò con la regina a Parigi e, anche qui, proseguì le sue predicazioni. Poi partecipò a Roma al concilio Vaticano I dove fu tra i principali sostenitori della proclamazione del dogma dell'infallibilità papale.

Perseguitato ancora dalla rivoluzione, si rifugiò nel monastero di Fontfroide presso Narbona (FR), dove spirò santamente il 24 ottobre del 1870.
Sulla tomba vengono scolpite le parole di S. Gregorio VII (Ildebrando Aldobrandeschi di Soana, 1073-1085): “Ho amato la giustizia e odiato l’iniquità, per questo muoio in esilio”. Il suo corpo si venera nella Casa Madre dei Clarettiani a Vic (Barcellona, Spagna).

È stato beatificato il 25 febbraio 1934 da Pp Pio XI (Achille Ratti, 1922-1939) e proclamato santo, l’8 maggio 1950, dal Venerabile Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958) che, nel corso dell’omelia, disse del Claret : « spirito grande, sorto come per appianare i contrasti: poté essere umile di nascita e glorioso agli occhi del mondo; piccolo nella persona però di anima gigante; modesto nell'apparenza, ma capacissimo d'imporre rispetto anche ai grandi della terra; forte di carattere però con la soave dolcezza di chi sa dell'austerità e della penitenza; sempre alla presenza di Dio, anche in mezzo ad una prodigiosa attività esteriore; calunniato e ammirato, festeggiato e perseguitato. E tra tante meraviglie, quale luce soave che tutto illumina, la sua devozione alla Madre di Dio».

All'inizio del terzo millennio i Clarettiani lavorano in ben 65 paesi dei cinque continenti. Nel 1936/39, durante la guerra civile spagnola, 271 vennero uccisi per la loro fede; tra questi spiccano i 51 Martiri di Barbastro, beatificati dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) nel 1992.

Significato del nome Antonio: «che fa fronte ai suoi avversari» (greco).  

Il leader che vorrei - 2


Continua la nuova e sorprendente rubrica "il leader che vorrei" con la seconda puntata.
Per sapere chi è il leader che vorrei di oggi clikka qui (<-----)

venerdì 21 ottobre 2011

Quant'è bello.


Il Vangelo del Giorno 21 ottobre 2011

San Gaspare del Bufalo
Sacerdote e fondatore :
Missionari del Preziosissimo Sangue

La sua data di culto per la Chiesa Universale è il 28 dicembre, mentre la sua Congregazione lo ricorda in data 21 ottobre.


G
aspare del Bufalo nacque  a Roma il 6 gennaio 1786 da Antonio, che era cuoco dei Principi Altieri, e da Annunziata Quartieroni. Fin dai primi anni si fece notare per una vita dedita alla preghiera ed alla penitenza e per segni, non dubbi, della chiamata alla vita religiosa. Completati gli studi presso il Collegio Romano che in quei tempi, data la soppressione della Compagnia di Gesù, era diretto dal clero secolare, nel 1798 indossò l'abito talare e si diede ad organizzare opere di assistenza spirituale e materiale a favore dei bisognosi. Si deve a lui la rinascita dell'Opera di S. Galla, della quale fu eletto direttore nel 1806.

Ordinato sacerdote il 31 luglio 1808, intensificò l'apostolato fra le classi popolari fondando il primo oratorio in S. Maria in Pincis e specializzandosi nell'evangelizzazione dei  barozzari, carrettieri e contadini della campagna romana, che avevano i loro depositi di fieno nel Foro Romano, chiamato allora Campo Vaccino.

Fra il 1809 ed 1810, dopo che Napoleone Bonaparte aveva occupato Roma, Gaspare, fedele a Pp Pio VII (Barnaba Chiaramonti, 1800-1823) e alla Chiesa romana, rifiutò di prestare giuramento di fedeltà all'Imperatore (“Non debbo, non posso, non voglio disse laconicamente). Seguì, quindi, la sorte del suo pontefice e fu costretto all'esilio dapprima a Piacenza e poi, imprigionato a Bologna, Imola e Lugo.

Tornato a Roma nei primi mesi del 1814, dopo la caduta di Napoleone, mise le sue forze e la sua vita al servizio del papa.
Pio VII gli diede l'ordine di dedicarsi alle missioni popolari per la restaurazione religiosa e morale dell'Italia e Gaspare abbandonò la città, la famiglia ed ogni altro suo progetto per dedicarsi totalmente al ministero assegnatogli, al quale attese per tutto il resto della sua vita, con zelo instancabile. Quale mezzo efficacissimo per promuovere la conversione dei peccatori, per debellare lo spirito di empietà e di irreligione, scelse la devozione al Sangue Preziosissimo di Gesú e ne divenne ardentissimo apostolo.

Per meglio raggiungere il suo nobile intento, il 15 agosto 1815 fondò la “Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, a cui si iscrissero uomini di grande santità, come il servo di Dio Giovanni Merlini, Giovanni Mastai Ferretti (il futuro Pio IX), Biagio Valentini, Vincenzo Tani ed altri ancora, morti in concetto di santità.
Nel 1834, inoltre, diede inizio all'Istituto delle “Suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue, coadiuvato da suor Maria De Mattias (canonizzata il 18 maggio 2003), che egli stesso aveva chiamato a tale missione. Le due famiglie religiose trovarono il terreno fecondatore nella “Pia Unione del Preziosissimo Sangue, oggi Unio Sanguis Christi, che, insieme con Francesco Albertini, Gaspare aveva istituito fin dal 1808, a vantaggio di tutti i fedeli, e che si era propagata in Italia e all'estero.
L'apostolato di Gaspare, segnato da fatiche e sofferenze non comuni, benedetto da Dio con frequenti manifestazioni soprannaturali, fu di enorme efficacia. Al suo passaggio fiorivano la fede e la pietà cristiana, cessavano gli odi e il malcostume, si verificavano strepitose conversioni.
Sostenne con straordinario coraggio la lotta accanita che gli mossero le società segrete, in particolare la massoneria. Ma nonostante le loro minacce e gli attentati alla sua stessa vita, non cessò mai di predicare apertamente contro tali sette, fucine di rabbioso laicismo ateo; convertì intere logge massoniche e non si stancò di mettere in guardia il popolo contro la loro propaganda satanica. Per questo era chiamato col titolo glorioso di
martello dei settari. Chiamato dai fedeli Angelo della pace, Terremoto spirituale, Vittima della carità, Gaspare ispirò la sua azione a quella di S. Francesco Saverio. È ricordato anche come il predicatore dei briganti, ovvero dei malavitosi che andò ad evangelizzare e a convertire nei rifugi sui monti posti fra il Lazio e la Campania.

Morí a Roma il 28 dicembre 1837, in una stanza del palazzo Orsini sopra il Teatro Marcello.
S. Vincenzo Pallotti vide la sua anima salire al cielo in forma di stella luminosa e Gesù venirle incontro.

Fu beatificato da S. Pio X (Giuseppe Sarto, 1903-1914) il 18 dicembre 1904 e canonizzato dal Venerabile Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958) il 12 giugno 1954.

Il Beato Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli, 1958-1963), nel discorso tenuto in S. Pietro il 31 gennaio 1960 per la chiusura del sinodo romano, definì S. Gaspare: Gloria tutta splendente del clero romano, che fu il vero e più grande apostolo della devozione al Preziosissimo Sangue di Gesù nel mondo.

A lui è intitolata una parrocchia romana nel quartiere Tuscolano e numerose scuole e ospedali sparsi nel mondo grazie alla grande affabilità dei Missionari da lui fondati.

Significato del nome Gaspare: “amabile maestro” (persiano).

Avviso a tutti i lettori della Rubrica il Vangelo del Giorno

La redazione si scusa con tutti i lettori della rubrica il vangelo del Giorno che ieri per motivi tecnici causati dal maltempo non è potuta uscire come tutti i giorni sul blog. Ci scusiamo con i nostri lettori.

Cordialmente La Redazione

mercoledì 19 ottobre 2011

Il leader che vorrei - 1


NUOVA RUBRICA.
Gentili amici, in vista di un nuovo ribaltone che vedrà le forze occulte, massoniche, fasciocomuniste, plutocratiche, cottolicoatee prendere il potere per riuscire in quell'operazione che democraticamente non gli riesce, ovvero rovesciare il nostro amato leader, propongo, fin da oggi, oltre ad una strenua difesa di ColuiCheAma in tutte le sedi, di iniziare a guardarci intorno. A tal proposito propongo questa iniziativa, alla quale vi invito a partecipare, si chiama il leader che vorrei ed è un piccolo contributo per rendere meno problematico quello scenario futuro, scenario di tregenda, quando Lui sarà costretto a mollare e sarà necessario trovare un degno erede.

Il leader che vorrei di oggi è: lui (<----clikka sul link)