venerdì 29 giugno 2012

ma sticazzi della crisi...

...noi c'avemo SuperMario!!!



e adesso, come dice giustamente il nostro amato Silvio, usciamo dall'Euro, ma di nostra spontanea volonta', mentre i tedeschi sono usciti da Euro 2012 a calci nel sedere...

Forza Italia!!!

(Borghezio, il tipo con il numero 9 fino alla fine dell'europeo e' italiano)

giovedì 28 giugno 2012

Voglio essere adottato da Tim O'Leary!




Da Libero.it la notizia che attendevamo da giorni ossia sapere l'identità "dell'immenso uomo" sulle tribune...
I tabloid inglesi hanno rintracciato il tifoso che si è abbassato gli slip durante il tiro dal dischetto con il quale Alessandro Diamanti ha mandato in semifinale l'Italia.

E non sono mancate le sorprese: l'eccentrico supporter si chiama Tim O'Leary, ha 35 anni ed è un ricco uomo d'affari. Curiosamente, l'uomo vive nello stesso lussuoso quartiere di John Terry, in una villa da 7 milioni di euro nel Surrey.

O'Leary, intervistato dal "Sun", ha rivendicato orgogliasamente il proprio gesto: "Ho fatto solo il mio dovere. Volevo assolutamente vedere l'Inghilterra vincere ed ero disposto a qualunque cosa. Ero dall'altra parte dello stadio e quando hanno scelto la porta in cui si sarebbero dovuti tirare i rigori ho fatto una corsa per prendere posizione dietro a Hart. Penso di aver rischiato un attacco cardiaco".

Tutto inutile, però: nonostante la sua inusuale manifestazione di attaccamento alla propria nazionale, la selezione dei 'Tre Leoni' è stata eliminata dall'Europeo.

Fonte. libero.it

mercoledì 27 giugno 2012

The Godfather of italian Politics: Pierferdinando.





Pier effettua il test antidroga in parlamento; un' iniziativa by Giovanardi.



Sembrerebbe che Casini si imbarchi, in una papabile alleanza nel 2013 con il PD, a tal proposito volevo ricordarvi quanto fatto e detto fino ad oggi dall' U.D.C. (ma esiste ancora?) per noi e per la difesa dei nostri valori:



Buttiglione il filosofo in risposta a Bersani che ha dichiarato un'apertura sulle unioni gay: <<E noi costruiremo una maggioranza per dire no>>.Sempre Buttiglione nel 2004 anno in cui per le sue uscite "omofobe" non fu ammesso a  far parte della Commissione Europea. il filosofo in quell'occasione disse degli omosessuali <<Sono dei peccatori>>.Ancora l'ineffabile professor Buttiglione: <<i bambini che non hanno un padre ma solo uan madre sono figli di una madre non molto buona>> e qui il prof si è dovuto tenere, è stato politically correct, quei bambini in realtà sarebbero dei figli di puttana. 
Rocco Buttiglione

Nel 2009 il buon Vietti, ora Vicepresidente del C.S.M., se la prese con quell'invertita, e possibile futura alleata, della Concia del PD asserendo, Vietti ovviamente, che paragonò l'omosessualità a << incesto, pedofilia, zoofilia, sadismo, necrofilia, masochismo>>.

Michele Vietti
Il 9 febbraio 2009 in Senato Quagliariello del PDL gridò sul caso Englaro <<Non è morta, è stata ammazzata!!!>> l'UDC si schiera ovviamente, e giustamente,  contro la legge sul testamento biologico e serra le file a difesa della vita insieme al PDL che si sa, è un partito che della moralità ha fatto una bandiera essendo la casa dei moderati guidata da un moderato doc come Silvio.



Gaetano Quagliariello


Dalle, cosiddette dai comunisti e dal partito di Repubblica, leggi ad personam come quella sul legittimo sospetto , che porta il nome di Cirami che era dell'UDC ed è nato a Raffadali paese natìo di Totò Cuffaro...;  Legge Frattini per risolvere il "Conflitto di interessi"; sul Lodo Alfano del 2008, per permettere a Silvio di difendersi, tramite l'immunità, dagli attacchi serrati della magistratura di sinistra e comunista, l'UDC si astenne anche se precedentemente sull'analogo Lodo Schifani, di qualche anno prima, quando erano alleati con Silvio votarono con convinzione e il loro segretario, poi entrato nel partito dei comunisti, Follini la definì "Una Legge giusta e coerente con la Costituzione" .


Marco Follini


Melchiorre Cirami


E poi dulcis in fundo la candidatura a Bruxelles del poliedrico showman Emanuele Filiberto, purtroppo non andò bene e perdemmo l'occasione di far sedere nei banchi del Parlamento Europeo una persona che ci avrebbe dato lustro, comunque Emanuele prese 22 mila voti arrivando, fortunatamente però l'UDC elesse il nostro amico Magdi Allam e l'ottimo Luca Volonté.

Emanuel Filiberto
Magdi cristiano Allam

Luca Volonté


Una volta, pace all'anima sua, c'era The Godfather of Soul ossia James Brown oggi abbiamo The Godfather of Italian Politics ossia Pierferdinando Casini.







Europei 2012: Boateng dice no alla "Culona Inchiavabile", Mario Monti per chi tiferà?


Il calciatore del Milan, di Silvio, Kevin Prince Boateng rifiuta l'invito a bere un tè con la "Culona Inchiavabile", bravo Kevin che poi chissà come andava a finire questo tè...



E poi l'ineffabile Mediaset Tgcom24 on line pone un serio dubbio sull'attuale primo ministro italiano alla vigilia della semifinale dell'Europeo 2012: Monti tiferà Italia o Germania? 







Fonte notizia: TgCom24

Il Santo del Giorno-27/06/2012


Il Santo del Giorno con la relativa Catechesi del nostro amatissimo Padre Santo.

San Cirillo di Alessandria
Vescovo e Dottore della Chiesa



Dalla Catechesi di Papa Benedetto XVI
(Mercoledì, 3 ottobre 2007)

Cari fratelli e sorelle,            
anche oggi, continuando il nostro itinerario che sta seguendo le tracce dei Padri della Chiesa, incontriamo una grande figura: S. Cirillo di Alessandria. Legato alla controversia cristologica che portò al Concilio di Efeso del 431 e ultimo rappresentante di rilievo della tradizione alessandrina, nell’Oriente greco Cirillo fu più tardi definito “custode dell’esattezza” - da intendersi come custode della vera fede - e addirittura “sigillo dei Padri”. Queste antiche espressioni esprimono bene un dato di fatto che è caratteristico di Cirillo, e cioè il costante riferimento del Vescovo di Alessandria agli autori ecclesiastici precedenti (tra questi, soprattutto Atanasio) con lo scopo di mostrare la continuità della propria teologia con la Tradizione. Egli si inserisce volutamente, esplicitamente nella Tradizione della Chiesa, nella quale riconosce la garanzia della continuità con gli Apostoli e con Cristo stesso. Venerato come Santo sia in Oriente che in Occidente, nel 1882 san Cirillo fu proclamato Dottore della Chiesa dal Papa Leone XIII, il quale contemporaneamente attribuì lo stesso titolo anche ad un altro importante esponente della patristica greca, san Cirillo di Gerusalemme. Si rivelavano così l’attenzione e l’amore per le tradizioni cristiane orientali di quel Papa, che in seguito volle proclamare Dottore della Chiesa pure san Giovanni Damasceno, mostrando anche in questo modo la sua convinzione circa l’importanza di quelle tradizioni nell’espressione della dottrina dell’unica Chiesa di Cristo.

Le notizie sulla vita di Cirillo prima della sua elezione all’importante sede di Alessandria sono pochissime. Nipote di Teofilo, che dal 385 come Vescovo resse con mano ferma e grande prestigio la Diocesi alessandrina, Cirillo nacque probabilmente nella stessa metropoli egiziana tra il 370 e il 380. Venne presto avviato alla vita ecclesiastica e ricevette una buona educazione, sia culturale che teologica. Nel 403 era a Costantinopoli al seguito del suo potente zio, e qui partecipò al Sinodo detto della Quercia, che depose il Vescovo della città, Giovanni (detto più tardi Crisostomo), segnando così il trionfo della sede alessandrina su quella, tradizionalmente rivale, di Costantinopoli, dove risiedeva l’imperatore. Alla morte dello zio Teofilo, l’ancora giovane Cirillo nel 412 fu eletto Vescovo dell’influente Chiesa di Alessandria, che governò con grande energia per trentadue anni, mirando sempre ad affermarne il primato in tutto l’Oriente, forte anche dei tradizionali legami con Roma.

Qualche anno dopo, nel 417 o nel 418, il Vescovo di Alessandria si dimostrò realista nel ricomporre la rottura della comunione con Costantinopoli, che era in atto ormai dal 406 in conseguenza della deposizione del Crisostomo. Ma il vecchio contrasto con la sede costantinopolitana si riaccese una decina di anni più tardi, quando nel 428 vi fu eletto Nestorio, un autorevole e severo monaco di formazione antiochena. Il nuovo Vescovo di Costantinopoli, infatti, suscitò presto opposizioni perché nella sua predicazione preferiva per Maria il titolo di “Madre di Cristo” (Christotókos), in luogo di quello - già molto caro alla devozione popolare - di “Madre di Dio” (Theotókos). Motivo di questa scelta del Vescovo Nestorio era la sua adesione alla cristologia di tipo antiocheno che, per salvaguardare l’importanza dell’umanità di Cristo, finiva per affermarne la divisione dalla divinità. E così non era più vera l’unione tra Dio e l’uomo in Cristo e, naturalmente, non si poteva più parlare di “Madre di Dio”.
La reazione di Cirillo - allora massimo esponente della cristologia alessandrina, che intendeva invece sottolineare fortemente l’unità della persona di Cristo - fu quasi immediata, e si dispiegò con ogni mezzo già dal 429, rivolgendosi anche con alcune lettere allo stesso Nestorio. Nella seconda che Cirillo gli indirizzò, nel febbraio del 430, leggiamo una chiara affermazione del dovere dei Pastori di preservare la fede del Popolo di Dio. Questo era il suo criterio, valido peraltro anche oggi: la fede del Popolo di Dio è espressione della Tradizione, è garanzia della sana dottrina. Così scrive a Nestorio: « Bisogna esporre al popolo l’insegnamento e l’interpretazione della fede nel modo più irreprensibile e ricordare che chi scandalizza anche uno solo dei piccoli che credono in Cristo subirà un castigo intollerabile ».
Nella stessa lettera a Nestorio - lettera che più tardi, nel 451, sarebbe stata approvata dal Concilio di Calcedonia, il quarto ecumenico - Cirillo descrive con chiarezza la sua fede cristologica: « Affermiamo così che sono diverse le nature che si sono unite in vera unità, ma da ambedue è risultato un solo Cristo e Figlio, non perché a causa dell’unità sia stata eliminata la differenza delle nature, ma piuttosto perché divinità e umanità, riunite in unione indicibile e inenarrabile, hanno prodotto per noi il solo Signore e Cristo e Figlio ». E questo è importante: realmente la vera umanità e la vera divinità si uniscono in una sola Persona, il Nostro Signore Gesù Cristo. Perciò, continua il Vescovo di Alessandria, « professeremo un solo Cristo e Signore, non nel senso che adoriamo l’uomo insieme col Logos, per non insinuare l’idea della separazione col dire “insieme”, ma nel senso che adoriamo uno solo e lo stesso, perché non è estraneo al Logos il suo corpo, col quale siede anche accanto a suo Padre, non quasi che gli seggano accanto due figli, bensì uno solo unito con la propria carne ».
E presto il Vescovo di Alessandria, grazie ad accorte alleanze, ottenne che Nestorio fosse ripetutamente condannato: da parte della sede romana, quindi con una serie di dodici anatematismi da lui stesso composti e, infine, dal Concilio tenutosi a Efeso nel 431, il terzo ecumenico. L’assemblea, svoltasi con alterne e tumultuose vicende, si concluse con il primo grande trionfo della devozione a Maria e con l’esilio del Vescovo costantinopolitano che non voleva riconoscere alla Vergine il titolo di “Madre di Dio”, a causa di una cristologia sbagliata, che apportava divisione in Cristo stesso. Dopo avere così prevalso sul rivale e sulla sua dottrina, Cirillo seppe però giungere, già nel 433, a una formula teologica di riconciliazione con gli antiocheni. E anche questo è significativo: da una parte c’è la chiarezza della dottrina di fede, ma dall’altra anche la ricerca intensa dell’unità e della riconciliazione. Negli anni seguenti si dedicò in ogni modo a difendere e a chiarire la sua posizione teologica fino alla morte, sopraggiunta il 27 giugno del 444.

Gli scritti di Cirillo - davvero molto numerosi e diffusi con larghezza anche in diverse traduzioni latine e orientali già durante la sua vita, a testimonianza del loro immediato successo - sono di primaria importanza per la storia del cristianesimo. Importanti sono i suoi commenti a molti libri veterotestamentari e del Nuovo Testamento, tra cui l’intero Pentateuco, Isaia, i Salmi e i Vangeli di Luca e di Giovanni. [...]

Per & la Catechesi completa è San Cirillo di Alessandria




Fonte principale : vatican.va (« RIV.»).

martedì 26 giugno 2012

Beatles=droga




Finalmente qualcuno che compie degli studi seri sulla musica rock e sulle conseguenze che sui giovani ha portato la diffusione di questa musica che inneggiava palesemente o in modo subdolo al male più grande del mondo moderno: la droga, Yevgeny Bryun capo dell'antidroga russa sostiene autorevolmente che l’abuso di droghe in epoca moderna sarebbe sostanzialmente partito proprio con gli “esperimenti” psichedelici dei Beatles. 
La musica dei Beatles fu giustamente proibita in Unione Sovietica perché troppo occidentale (una, ma una sola, cosa giusta l'avevano fatta, anche se inconsapevolmente, pure i comunisti mangia bambini) infatti l’etichetta di stato Melodiya aveva stabilito che “musicisti come questi, che mostrano quanto sia estesa la decadenza musicale, non meritano spazio nei dischi sovietici”. 


Fonte: Giornalettismo.com







Giovanardi Approved




Giovedì tutti all' Augustus Attivo!

Giovedì tutti quanti all'ex cinema Augustus occupato dai baldi giovani del Popolo di Roma e siccome anche noi del blog siamo figli della Lupa e facciamo parte del popolo di Roma per il derby Italia-Germania noi saremo tutti in prima fila a vedere la partita della nostra aitante patria Italia.








Naturalmente, noi, attaccanti!!!



NATURALMENTE,NOI,ATTACCANTI!!!



I miti del calcio-Theo Janssen


Il mio calciatore preferito è Theo Janssen, lo voglio alla Roma:






Bacco, tabacco e un sinistro che non si dimentica. Theo Janssen è decisamente un calciatore non convenzionale. A prima vista sembra un catalogo ambulante di tatuaggi, ma una volta messo piede in campo si trasforma nel giocatore più efficace di tutta la Eredivisie. E’ lui il cervello di un Twente ancora in corsa per il proprio triplete: campionato (il club di Enschede è secondo ad un punto dal PSV Eindhoven), coppa nazionale (in finale contro l’Ajax) ed Europa League (ai quarti contro il Villarreal). Janssen avrebbe potuto avere una carriera alla Wesley Sneijder, se solo avesse voluto. Invece nel 2001 sbadigliava agli allenamenti dell’Olanda under-20 di Louis van Gaal impegnata al Mondiale di categoria in Argentina, dichiarando incautamente a un giornalista: “non vedo l’ora di raggiungere i miei amici sulla spiaggia di Salou, in Catalogna”.


Janssen non ha mai rinunciato alla birretta in compagnia, e talvolta nemmeno ai giri successivi. Nel novembre 2009 il Twente lo ha sospeso per due mesi dopo per un incidente d’auto da lui causato per guida in stato di ebbrezza. Il suo amico di bisbocce Kevin Moeliker, portiere dilettante del Lienden, ha parzialmente perso l’udito. Lo scorso anno, durante i festeggiamenti per il titolo nazionale, Janssen si è catapultato fuori dal pullman in corsa del Twente per recuperare una cassetta di Grolsch, la birra di Enschede, caduta in strada. E la mezza dozzina di sigarette quotidiane? “Basta che eviti di presentarti agli allenamenti con una tra le labbra”, gli disse l’allora tecnico del Twente Fred Rutten al suo primo giorno di lavoro con i Tukkers. Domenica lo ritroverà sulla panchina del PSV per la sfida-scudetto.


In un Inter-Vitesse di Coppa Uefa, stagione 2000-2001, un ragazzino dal sinistro fatato aveva incantato la platea con tocchi di qualità, mettendo in ombra il più quotato connazionale Clarence Seedorf. Dieci anni dopo, ecco di nuovo l’incrocio con i nerazzurri: 2-2 a Enschede, con Janssen che firma su punizione il primo gol del Twente nella storia della Champions League. Tra gli avversari c’era Sneijder, uno dei suoi più grandi estimatori. Gli ha consigliato l’Italia. Perché sulla soglia della trentina Janssen, 14 gol stagionali, ne ha abbastanza della Eredivisie. Finalmente è pronto per lasciare casa. In quale direzione? Geen idee, si dice in Olanda. “La Bundesliga è bella”, dice, “così come la Premier League e la Serie A. E come mia moglie”. Almeno alle tentazioni di Venere ha saputo rinunciare.


Fonte: Gazzetta dello Sport- Extra Time

Il Santo del Giorno-26/06/2012


Oggi dedico la mia umile giornata a preghiere, fustigazioni e al silenzio contemplativo perché oggi è un grande giorno, oggi si celebra:

San Josemaría Escrivá
Sacerdote, Fondatore :
“Opus Dei”




Josemaría Escrivá nacque a Barbastro (provincia di Huesca, Spagna) il 9 gennaio 1902. I suoi genitori si chiamavano José e Dolores. Ebbe cinque fratelli: Carmen (1899-1957), Santiago (1919-1994) e altre tre sorelle più giovani di lui che morirono in giovane età. I coniugi Escrivá impartirono ai loro figli una profonda educazione cristiana.

Nel 1915, il padre, che era commerciante di tessuti, dovette trasferirsi a Logroño, dove trovò un altro lavoro. In questa città Josemaría percepì per la prima volta la sua vocazione: dopo aver visto sulla neve le orme dei piedi nudi di un religioso, intuì che Dio voleva qualcosa da lui, senza sapere esattamente che cosa. Pensò che avrebbe potuto scoprirlo più facilmente se si fosse fatto sacerdote e cominciò a prepararsi, prima a Logroño e successivamente nel seminario di Saragozza. Seguendo un consiglio di suo padre, intraprese anche gli studi civili di diritto, iscrivendosi come privatista all’università di Saragozza.

José Escrivá morì nel 1924 ed egli divenne capo famiglia.
Ricevette l'ordinazione sacerdotale il 28 marzo 1925, e cominciò a esercitare il ministero in una parrocchia rurale, quindi a Saragozza.
Nel 1927 si trasferì a Madrid, con il permesso del suo vescovo, per conseguire il dottorato in diritto. Lì, il 2 ottobre 1928, Iddio gli fece vedere la missione che da vari anni gli stava ispirando, e fondò la “Opus Dei”. Da quel momento si impegnò con tutte le sue forze per lo sviluppo di ciò che Dio gli aveva chiesto di fondare, e contemporaneamente continuava ad esercitare il ministero pastorale affidatogli che lo metteva ogni giorno a contatto con le malattie e la miseria negli ospedali e nei quartieri popolari di Madrid.

Josemaría si trovava a Madrid quando, nel 1936, scoppiò la guerra civile e la persecuzione religiosa lo costrinse a rifugiarsi in vari luoghi. Esercitava il ministero sacerdotale clandestinamente, finché riuscì a lasciare Madrid. Dopo aver attraversato i Pirenei, riparando nel sud della Francia, si stabilì a Burgos.
Terminata la guerra, nel 1939, fece ritorno a Madrid. Negli anni successivi predicò numerosi esercizi spirituali per laici, sacerdoti e religiosi. Nello stesso anno 1939 terminava gli studi per il dottorato in diritto.

Nel 1946 si stabilì a Roma dove ottenne il dottorato in teologia all'Università Lateranense. Fu nominato consultore di due Congregazioni vaticane, membro onorario della Pontificia Accademia di Teologia e prelato d'onore di Sua Santità. Seguì attentamente i preparativi e le sessioni del Concilio Vaticano II (1962-1965), intrattenendo fitti rapporti con diversi padri conciliari. Da Roma si recò più volte in vari paesi europei, per dare impulso all'avvio e al consolidamento dell'attività dell'Opus Dei. Per gli stessi motivi, fra il 1970 e il 1975 fece lunghi viaggi in Messico, nella penisola iberica, in Sud America e in Guatemala, tenendo riunioni di catechesi con gruppi numerosissimi di persone.

Morì a Roma il 26 giugno 1975. Il suo corpo riposa nella Chiesa Prelatizia di Santa Maria della Pace - Viale Bruno Buozzi, 75 - Roma.
Migliaia di persone, fra cui numerosi vescovi di vari paesi - complessivamente, un terzo dell’episcopato mondiale -, chiesero alla Santa Sede l’avvio della causa di canonizzazione.

Il 17 maggio 1992 il Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) elevava agli onori dell'altare Josemaría Escrivá in piazza S. Pietro a Roma, alla presenza di 300.000 persone. “Con un’intuizione soprannaturale - disse il Papa nell’omelia - il beato Josemaría predicò instancabilmente la chiamata universale alla santità e all’apostolato”.
Dieci anni dopo, il 6 ottobre 2002, lo stesso Pontefice ha canonizzato il fondatore dell'Opus Dei in Piazza S. Pietro davanti a pellegrini provenienti da oltre 80 paesi. Durante il discorso nell’udienza concessa il 7 ottobre 2002 in Piazza San Pietro ai pellegrini convenuti a Roma per la canonizzazione, il Santo Padre ha detto che “San Josemaría fu scelto dal Signore per annunciare la chiamata universale alla santità e per indicare che la vita di tutti i giorni, le attività comuni, sono cammino di santificazione. Si potrebbe dire che egli fu il santo dell'ordinario”.

Fra gli scritti pubblicati del beato Josemaría Escrivá si annoverano, oltre al saggio teologico-giuridico La Abadesa de las Huelgas, libri di spiritualità tradotti in molte lingue:
Ø  Cammino (Ares, 55ª ed., Milano 2008),
Ø  Il santo Rosario (Ares, 8ª ed., Milano 2004),
Ø  È Gesù che passa (Ares, 8ª ed., Milano 2006),
Ø  Amici di Dio (Ares, 9ª ed., Milano 2006),
Ø  Via Crucis (Ares, 5ª ed., Milano 2003),
Ø  La Chiesa nostra Madre (Ares, 2ª ed., Milano 1993),
Ø  Solco (Ares, 19ª ed., Milano 2007),
Ø  Forgia (Ares, 15ª ed., Milano 2009), fra i quali gli ultimi cinque pubblicati postumi.

Una raccolta di interviste concesse alla stampa internazionale ha dato luogo al volume “Colloqui con monsignor Escrivá” (Ares, 7ª ed., Milano 2009). Tra le raccolte di scritti:  Amare il mondo (scritti scelti a cura di Luciano Santarelli, Città Nuova, Roma 1990; Il lavoro rende santi (antologia a cura di Saverio Gaeta, San Paolo, Cinisello Balsamo1997); Tra le braccia del Padre (antologia a cura di Andrea Mardegan, Ed. I Rombi Marietti, Genova, 2000).

Per approfondimenti & Biografia e Scritti è josemariaescriva




Fonti principali : josemariaescriva.info; santiebeati.it (« RIV.»).

lunedì 25 giugno 2012

Lui ha vinto, non l'italia.

E vai di nuovo con i cannoli Totò!


Cari comunisti, giustizialisti, dipietristi, travaglisti, sinistrorsi, piddini, bersaniani, dalemiani, amanti delle manette, magistrati di sinistra, grillini, popolo viola ecc. ecc.volevo avvertirvi che il Senatore, per noi è ancora tale,  TOTO' CUFFARO E' STATO ASSOLTO CON FORMULA PIENA DALLE ACCUSE DI CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA. 
Un saluto affettuoso al nostro amico Totò VasaVasa, io intanto un paio di cannoli in suo onore li ho già mangiati.






Il Santo del Giorno-25/06/2012


San Massimo di Torino
1° Vescovo



Dalla Catechesi di Papa Benedetto XVI
(Mercoledì, 31 ottobre 2007)

Cari fratelli e sorelle,
tra la fine del quarto secolo e l’inizio del quinto, un altro Padre della Chiesa, dopo sant’Ambrogio, contribuì decisamente alla diffusione e al consolidamento del cristianesimo nell’Italia settentrionale: è S. Massimo, che incontriamo Vescovo a Torino nel 398, un anno dopo la morte di Ambrogio. Ben poche sono le notizie su di lui; in compenso è giunta fino a noi una sua raccolta di circa novanta Sermoni. Da essi emerge quel legame profondo e vitale del Vescovo con la sua città, che attesta un punto di contatto evidente tra il ministero episcopale di Ambrogio e quello di Massimo.

In quel tempo gravi tensioni turbavano l’ordinata convivenza civile. Massimo, in questo contesto, riuscì a coagulare il popolo cristiano attorno alla sua persona di Pastore e di maestro. La città era minacciata da gruppi sparsi di barbari che, entrati dai valichi orientali, si spingevano fino alle Alpi occidentali. Per questo Torino era stabilmente presidiata da guarnigioni militari e diventava, nei momenti critici, il rifugio delle popolazioni in fuga dalle campagne e dai centri urbani sguarniti di protezione. Gli interventi di Massimo, di fronte a questa situazione, testimoniano l’impegno di reagire al degrado civile e alla disgregazione. [...]

Per illustrare in tale prospettiva il ministero di Massimo nella sua città, vorrei addurre ad esempio i Sermoni 17 e 18, dedicati a un tema sempre attuale, quello della ricchezza e della povertà nelle comunità cristiane. Anche in questo ambito la città era percorsa da gravi tensioni. Le ricchezze venivano accumulate e occultate. « Uno non pensa al bisogno dell’altro », constata amaramente il Vescovo nel suo diciassettesimo Sermone. « Infatti molti cristiani non solo non distribuiscono le cose proprie, ma rapinano anche quelle degli altri. Non solo, dico, raccogliendo i loro danari non li portano ai piedi degli Apostoli, ma anche trascinano via dai piedi dei sacerdoti i loro fratelli che cercano aiuto ». E conclude: « Nella nostra città ci sono molti ospiti o pellegrini. Fate ciò che avete promesso » aderendo alla fede, « perché non si dica anche a voi ciò che fu detto ad Anania: “Non avete mentito agli uomini, ma a Dio”» (Sermone 17,2-3).

Nel Sermone successivo, il diciottesimo, Massimo stigmatizza forme ricorrenti di sciacallaggio sulle altrui disgrazie. « Dimmi, cristiano », così il Vescovo apostrofa i suoi fedeli, « dimmi: perché hai preso la preda abbandonata dai predoni? Perché hai introdotto nella tua casa un “guadagno”, come pensi tu stesso, sbranato e contaminato? ». «Ma forse», prosegue, « tu dici di aver comperato, e per questo pensi di evitare l’accusa di avarizia. Ma non è in questo modo che si può far corrispondere la compera alla vendita. È una buona cosa comperare, ma in tempo di pace ciò che si vende liberamente, non durante un saccheggio ciò che è stato rapinato ... Agisce dunque da cristiano e da cittadino chi compera per restituire » (Sermone 18,3). Senza darlo troppo a vedere, Massimo giunge così a predicare una relazione profonda tra i doveri del cristiano e quelli del cittadino. Ai suoi occhi, vivere la vita cristiana significa anche assumere gli impegni civili. Viceversa, ogni cristiano che, « pur potendo vivere col suo lavoro, cattura la preda altrui col furore delle fiere »; che « insidia il suo vicino, che ogni giorno tenta di rosicchiare i confini altrui, di impadronirsi dei prodotti », non gli appare neanche più simile alla volpe che sgozza le galline, ma al lupo che si avventa sui porci (Sermone 41,4). [...]

In conclusione, vorrei ricordare ciò che dice la Costituzione pastorale Gaudium et spes per illuminare uno dei più importanti aspetti dell’unità di vita del cristiano: la coerenza tra fede e comportamento, tra Vangelo e cultura. Il Concilio esorta i fedeli a « compiere fedelmente i propri doveri terreni, facendosi guidare dallo spirito del Vangelo. Sbagliano coloro che, sapendo che qui noi non abbiamo una cittadinanza stabile, ma che cerchiamo quella futura, pensano di potere per questo trascurare i propri doveri terreni e non riflettono che invece proprio la fede li obbliga ancora di più a compierli, secondo la vocazione di ciascuno » (n. 43).

Seguendo il magistero di S. Massimo e di molti altri Padri, facciamo nostro l’auspicio del Concilio, che sempre di più i fedeli siano desiderosi di « esplicare tutte le loro attività terrene, unificando gli sforzi umani, domestici, professionali, scientifici e tecnici in una sola sintesi vitale insieme con i beni religiosi, sotto la cui altissima direzione tutto viene coordinato a gloria di Dio » (ibid.) e così al bene dell’umanità.
Per &  la Catechesi completa è San Massimo di Torino




Fonte principale : vatican.va (« RIV.»).

venerdì 22 giugno 2012

Il Santo del Giorno-22/06/2012

Anche oggi il Santo del Giorno e in più un regalo, so che lo apprezzerete: la Catechesi originale su S. Paolino di Nola tenuta dal nostro Pontefice Benedetto XVI mercoledì 12 dicembre 2007.


S. PAOLINO di Nola, Vescovo 
(memoria facoltativa)





Paolino di Nola, al secolo Ponzio Anicio Meropio Paolino, nasce a Bordeaux (F) nel 355.
Date importanti della sua vita :
nel 378 è governatore della Campania;
nel 389 è battezzato;
nel 392 la moglie, che è cristiana, gli da un figlio, che muore pochi giorni dopo;
nel 394 é ordinato sacerdote;
nel 409 è consacrato vescovo di Nola dove muore il 22 giugno 431.

Dalla Catechesi di Benedetto XVI (Mercoledì, 12 dicembre 2007)

Cari fratelli e sorelle,

il Padre della Chiesa a cui oggi volgiamo l’attenzione è S. Paolino di Nola. Contemporaneo di S. Agostino, al quale fu legato da viva amicizia, Paolino esercitò il suo ministero in Campania, a Nola, dove fu monaco, poi presbitero e Vescovo. Era però originario dell’Aquitania, nel sud della Francia, e precisamente di Bordeaux, dove era nato da famiglia altolocata. Qui ricevette una fine educazione letteraria, avendo come maestro il poeta Ausonio. Dalla sua terra si allontanò una prima volta per seguire la sua precoce carriera politica, che lo vide assurgere, ancora in giovane età, al ruolo di governatore della Campania. In questa carica pubblica fece ammirare le sue doti di saggezza e di mitezza. Fu in questo periodo che la grazia fece germogliare nel suo cuore il seme della conversione. Lo stimolo venne dalla fede semplice e intensa con cui il popolo onorava la tomba di un Santo, il martire Felice, nel Santuario dell’attuale Cimitile. Come responsabile della cosa pubblica, Paolino si interessò a questo Santuario e fece costruire un ospizio per i poveri e una strada per rendere più agevole l’accesso ai tanti pellegrini.
Mentre si adoperava per costruire la città terrena, egli andava scoprendo la strada verso la città celeste. L’incontro con Cristo fu il punto d’arrivo di un cammino laborioso, seminato di prove. Circostanze dolorose, a partire dal venir meno del favore dell’autorità politica, gli fecero toccare con mano la caducità delle cose. Una volta arrivato alla fede scriverà: «L’uomo senza Cristo è polvere ed ombra» (Carme X,289). Desideroso di gettar luce sul senso dell’esistenza, si recò a Milano per porsi alla scuola di Ambrogio. Completò poi la formazione cristiana nella sua terra natale, ove ricevette il Battesimo per le mani del Vescovo Delfino, di Bordeaux. Nel suo percorso di fede si colloca anche il matrimonio. Sposò infatti Terasia, una pia nobildonna di Barcellona, dalla quale ebbe un figlio. Avrebbe continuato a vivere da buon laico cristiano, se la morte del bimbo nato da pochi giorni non fosse intervenuta a scuoterlo, mostrandogli che altro era il disegno di Dio sulla sua vita. Si sentì in effetti chiamato a votarsi a Cristo in una rigorosa vita ascetica.
In pieno accordo con la moglie Terasia, vendette i suoi beni a vantaggio dei poveri e, insieme con lei, lasciò l’Aquitania per Nola, dove i due coniugi presero dimora accanto alla Basilica del protettore s. Felice, vivendo ormai in casta fraternità, secondo una forma di vita alla quale anche altri si aggregarono. Il ritmo comunitario era tipicamente monastico, ma Paolino, che a Barcellona era stato ordinato presbitero, prese ad impegnarsi pure nel ministero sacerdotale a favore dei pellegrini. Ciò gli conciliò la simpatia e la fiducia della comunità cristiana che, alla morte del Vescovo, verso il 409, volle sceglierlo come successore sulla cattedra di Nola. La sua azione pastorale si intensificò, caratterizzandosi per un’attenzione particolare verso i poveri. Lasciò l’immagine di un autentico Pastore della carità, come lo descrisse san Gregorio Magno nel capitolo III dei suoi Dialoghi, dove Paolino è scolpito nel gesto eroico di offrirsi prigioniero al posto del figlio di una vedova. [...]
A chi rimaneva ammirato della decisione da lui presa di abbandonare i beni materiali, egli ricordava che tale gesto era ben lontano dal rappresentare già la piena conversione: « L’abbandono o la vendita dei beni temporali posseduti in questo mondo non costituisce il compimento, ma soltanto l’inizio della corsa nello stadio; non è, per così dire, il traguardo, ma solo la partenza. L’atleta infatti non vince allorché si spoglia, perché egli depone le sue vesti proprio per incominciare a lottare, mentre è degno di essere coronato vincitore solo dopo che avrà combattuto a dovere » (cfr Ep. XXIV,7 a Sulpicio Severo).

Accanto all’ascesi e alla Parola di Dio, la carità: nella comunità monastica i poveri erano di casa. Ad essi Paolino non si limitava a fare l’elemosina: li accoglieva come se fossero Cristo stesso. Aveva riservato per loro un reparto del monastero e, così facendo, gli sembrava non tanto di dare, ma di ricevere, nello scambio di doni tra l’accoglienza offerta e la gratitudine orante degli assistiti. Chiamava i poveri suoi «patroni» (cfr Ep. XIII,11 a Pammachio) e, osservando che erano alloggiati al piano inferiore, amava dire che la loro preghiera faceva da fondamento alla sua casa (cfr Carme XXI,393-394).
San Paolino non scrisse trattati di teologia, ma i suoi carmi e il denso epistolario sono ricchi di una teologia vissuta, intrisa di Parola di Dio, costantemente scrutata come luce per la vita. In particolare, emerge il senso della Chiesa come mistero di unità. La comunione era da lui vissuta soprattutto attraverso una spiccata pratica dell’amicizia spirituale. In questa Paolino fu un vero maestro, facendo della sua vita un crocevia di spiriti eletti: da Martino di Tours a Girolamo, da Ambrogio ad Agostino, da Delfino di Bordeaux a Niceta di Remesiana, da Vittricio di Rouen a Rufino di Aquileia, da Pammachio a Sulpicio Severo, e a tanti altri ancora, più o meno noti. Nascono in questo clima le intense pagine scritte ad Agostino. Al di là dei contenuti delle singole lettere, impressiona il calore con cui il Santo nolano canta l’amicizia stessa, quale manifestazione dell’unico corpo di Cristo animato dallo Spirito Santo. Ecco un brano significativo, agli inizi della corrispondenza tra i due amici: « Non c’è da meravigliarsi se noi, pur lontani, siamo presenti l’uno all’altro e senza esserci conosciuti ci conosciamo, poiché siamo membra di un solo corpo, abbiamo un unico capo, siamo inondati da un’unica grazia, viviamo di un solo pane, camminiamo su un’unica strada, abitiamo nella medesima casa » (Ep. 6, 2).
Come si vede, è questa una bellissima descrizione di che cosa significhi essere cristiani, essere Corpo di Cristo, vivere nella comunione della Chiesa.  [...]

A Nola, di cui S. Paolino è il compatrono, si tiene ogni anno, il 22 giugno se cade di domenica, altrimenti la prima domenica dopo, la Festa dei Gigli (8 Gigli chiamati nell'ordine: Ortolano, Salumiere, Bettoliere, Panettiere, Beccaio, Calzolaio, Fabbro e Sarto, in ricordo delle antiche corporazioni dei mestieri) per celebrare il ritorno in città del santo dalla prigionia ad opera dei barbari. 

Per & la Catechesi completa è San Paolino da Nola




Fonti principali : vatican.va; wikipendia.com (« RIV.»).

Media comunisti, atei e relativisti vi fermeremo sul bagnasciuga: Mons. Bergallo non si tocca!

Volevo unirmi all'accorato e giusto appello del redivivo Eraldo, ora abbiamo scoperto sta ancora cimentandosi nei benefici esercizi spirituali in quel del Santuario di Santa Maria di Leuca, che Monsignor Bergallo ha bisogno di noi, dopo gli attacchi in Nigeria alle comunità cattoliche, le discriminazioni operate dal regime comunista cinese nei confronti dei cattolici cinesi ora arriva quest'altro attacco mediatico ordito dalla stampa comunista atea e relativista dobbiamo alzare la voce a difesa del Monsignor Bergallo, compriamo a peso d'oro una pagina di El Clarin ed altre testate dell'America Latina, anche quelle di matrice comunista che tanto pure a loro i soldi fanno gola...,  e insieme ad altri gruppi amici italiani, tipo Militia Christi e Pontifex, e dell'America Latina scriviamo un appello, in diverse lingue, a  difesa della fede contro il relativismo, l'ateismo e il comunsimo e contemporaneamente manifestiamo la solidarietà a Monsignor Bergallo e poi da queste pagine invochiamo, untuosamente e sommessamente, che il nunzio apostolico, lo svizzero Mons. Emil Paul Tscherring scagli un anatema contro i media atei, relativisti e comunisti.





No! Io non ci sto!

Io mi sono stancato di leggere queste stupide insinuazioni sui nostri Pastori della Fede, è un periodo amaro per chi come noi segue e apprezza il Clero in tutto il suo Santo operato, adesso i soliti rossi invidiosi si sono inventati anche questa... ragazzi noi dobbiamo intervenire. Dobbiamo.


BUENOS AIRES - È stato subito scandalo quando, nel pomeriggio di ieri, una tv argentina ha diffuso le foto di un tete-a-tete con una donna in una spiaggia caraibica di monsignor Fernando Maria Bergallo, titolare della diocesi di Merlo (periferia di Buenos Aires) e della Caritas per l'America Latina.
Il prelato - come raccontano oggi tutti i media - è corso ai ripari telefonando già in serata allo stesso canale e ammettendo che le immagini risalivano ad un paio d'anni fa, quando durante un viaggio in Messico «con un'amica d'infanzia che - ha detto - conosco praticamente da sempre». Monsignor Bergallo ha anche chiesto scusa per «l'ambiguità delle foto» e per «le strumentali interpretazioni», che hanno suscitato. Per contro, i media non solo si chiedono chi possa aver inviato le immagini alla tv e perché e sostengono che il prelato e la donna avrebbero soggiornato in un hotel di lusso messicano.
Assicurano inoltre che già ieri notte, il nunzio apostolico, lo svizzero monsignor Emil Paul Tscherring, ha convocato una riunione d'urgenza per affrontare l'inedito scandalo. «Non è chiaro - scrive oggi il 'Clarin' - se ha accettato le scuse di Bargallo o deciso di avviare una indagine interna per chiarire meglio l'episodio e prendere misure in merito al futuro dell'ecclesiastico».

La verità su Eraldo.

Ragazzi, le vostre supposizioni mi offendono, io pensavo lo aveste intuito e invece no... io sono rimasto qui, vicino a questa statua, sotto il sole cocente, la lavo tutti i giorni, la lustro, la venero, la prego. E' questa la mia missione.


giovedì 21 giugno 2012

E' risuccesso, è sparito Eraldo.....

La domanda è ancora una volta la stessa, dov'è Eraldo? La redazione fino a ieri si diceva tranquilla ma questa mattina le cose sono cambiate. Un comunicato a firma  "brigate ateomosessuali" rivendica il rapimento del nostro, ma stando ai servizi segreti il volantino non sarebbe degno di credito, si profilano piuttosto altre ipotesi:
- è diventato in gran segreto il nuovo maggiordomo di BXVI, 
- lavora con una nuova identità, quella di Agata la dolce, in un locale di spogliarello nei pressi di Gioia Tauro dove gode del particolare favore di un boss della zona detto Peppe o'scannazoccole,
- ha venduto casa, macchina e vestiti e dopo aver donato tutto a scientology sta predicando nudo per la Val Pusteria la sua nuova fede,
- è stato mangiato da Bibbo.
Chiunque abbia notizie più certe è pregato di rivolgersi al comitato di redazione.


Il Santo del Giorno-21/06/2012


Il Santo di oggi e in appendice un regalo.

San Luigi Gonzaga
Gesuita (memoria)



Luigi nasce il 9 marzo 1568, con un parto difficile, nel castello di famiglia a Castiglione delle Stiviere (MN), primo di sette figli; è battezzato il 20 aprile.
I suoi genitori – Ferrante Gonzaga e Marta Tana di Sàntena, piemontese - si sono conosciuti alla corte di Filippo II e si sono sposati a Madrid il 15 novembre 1566, secondo le norme del concilio di Trento.
Luigi non era solo un paggetto grazioso e fragile, orante e penitente, ma un giovane intelligente, ricco di sensibilità e di forza, per reagire all'eredità dei Gonzaga: avarizia, insensibilità, sete di potere.

Il secolo di Luigi è segnato dall'eresia di Lutero e Calvino. La "nuova era di rigenerazione" (Vasari) convive con materialismo e razionalismo; operano Raffaello e Michelangelo, Ariosto e Tasso; risuonano le note di Monteverdi e di Pier Luigi da Palestrina.
Ferrante è fiero del suo erede. La madre, donna di cultura e di fede, lo educa alla preghiera e alla carità. Luigi cresce vispo e birichino. Il padre gli regala un'armaturina leggera e lui nel 1573, a Casalmaggiore, fa l'ufficiale e spara il cannone.
Nel 1577-78, insieme al fratello Rodolfo, Luigi passa col padre a Bagni di Lucca ed è poi accolto alla corte di Francesco de' Medici a Firenze. Fa progressi in latino e spagnolo. Nel giardino di Palazzo Pitti gioca con le principessine Eleonora, Anna e Maria.
 Ma Firenze matura Luigi: davanti alla santissima Annunziata si consacra alla Madonna. Nel 1579 Ferrante, eletto principe del Sacro Romano Impero, preferisce che i figli rientrino a Castiglione, ove Luigi, il 22 luglio 1580, riceve la prima comunione dal cardinale Carlo Borromeo. Ormai la vita di Luigi segue gli Esercizi spirituali di S. Ignazio.

Nel 1581 si recò a Madrid per due anni, come paggio di corte (il padre era al servizio di Filippo II di Spagna); qui la sua vocazione si precisa. Il 29 marzo 1583 terrà un suo discorsetto in latino davanti al re. Ma il 15 agosto 1583, davanti alla Madonna del Buon Consiglio nella chiesa del collegio della Compagnia di Gesù, Luigi è certo che il Signore lo vuole gesuita.
Marta è contenta. Ferrante oppone grosse difficoltà. Luigi è convinto, ma accetta di rimandare la decisione al ritorno in Italia.
Nel 1584, a Castiglione, Luigi scappa da casa, scrive al Padre generale Acquaviva; finalmente Ferrante cede, e il 2 novembre 1585, Luigi firma a Mantova l'atto di rinunzia al marchesato.
Arriva a Roma: forse il 20 novembre 1585. Suo cugino, monsignor Scipione Gonzaga, lo ospita nel palazzetto di via della Scrofa 117 (dal 9 novembre 1991, una lapide ne ricorda il passaggio). Da una lettera di Ferrante, sappiamo che Luigi il 23 novembre fu ricevuto da Pp Sisto V (Felice Peretti, 1585-1590), poi il lunedì 25 entrò nel noviziato di S. Andrea al Quirinale.
Dopo un breve soggiorno a Napoli per ragioni di salute, Luigi è trasferito al Collegio Romano per concludere gli studi di filosofia. Il 25 novembre 1587, nella cappella del quarto piano, pronuncia i primi voti religiosi. Spesso pregherà nella chiesa dell'Annunziata (poi assorbita nella vasta chiesa di S. Ignazio).
Luigi passa alla teologia, domanda le missioni dell'India. Nel 1588 riceve gli ordini minori in S. Giovanni in Laterano. Il 12 settembre 1589, su consiglio di Padre Bellarmino e di Padre Acquaviva, Luigi va a riappacificare suo fratello Rodolfo (al quale ha ceduto i propri diritti di primogenito) con il duca di Mantova.
Obiettivo raggiunto: Luigi si muove bene anche in politica, anche se la sua salute è fragile (e le severe penitenze certamente non lo aiutano).

Nel febbraio 1591 scoppia a Roma un'epidemia di tifo petecchiale che uccise migliaia di persone inclusi i papi Urbano VII (Giovanni Battista Castagna) e Gregorio XIV (Niccolò Sfondrati). Luigi Gonzaga, insieme a Camillo de Lellis ed alcuni confratelli, si impegnò a supportare i contagiati dalle conseguenze dell'epidemia. Malato da tempo, dovette dedicarsi solo ai casi non contagiosi, ma il 3 marzo,  trovato in strada un appestato, se lo caricò in spalla e lo portò all'ospedale della Consolazione.
Subito un febbrone lo avvolge e lo avvia alla morte, vero "martire di carità". L'ultima commovente lettera alla madre (10 giugno) lo rivela carico di fede.

Il 21 giugno 1591, Luigi ha maturato un grande ideale, "giunge a riva di tutte le sue speranze".
Il suo corpo è tumulato nella chiesa di S. Ignazio a Roma, nello splendido altare barocco di Andrea Pozzo e Pierre Legros, mentre il suo cranio è conservato nella basilica a lui intitolata a Castiglione delle Stiviere. La mandibola è custodita nella Chiesa Madre di Rosolini, in provincia di Siracusa.

Luigi Gonzaga venne beatificato, 14 anni più tardi, da Pp Paolo V (Camillo Borghese, 1605-1621) il 19 ottobre 1605 e canonizzato il 31 dicembre 1726, con un altro gesuita, Stanislao Kostka, da Pp Benedetto XIII (Pietro Francesco Orsini, 1724-1730).

Nel 1926 fu proclamato patrono della gioventù cattolica da Pp Pio XI (Ambrogio Damiano Ratti, 1922-1939).
Di lui il Servo di Dio Paolo VI (Giovanni Battista Montini, 1963-1978) disse, nel marzo 1968 : “Luigi concepì la sua esistenza come un dono da spendere per gli altri”; infine le parole del Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005), nel giugno 1991 : “Il Padre misericordioso ha concesso a Luigi d'immolare la sua giovinezza in un servizio eroico di carità fraterna”.

Significato del nome Luigi : "combattente valoroso" (franco-tedesco).

Per approfondimenti & è San Luigi Gonzaga




Fonti principali : santuariosanluigi.it; wikipendia.com; santiebeati.it (« RIV.»).


Il regalo:


Preghiera del Beato Giovanni Paolo II


S. Luigi, povero in spirito a te con fiducia ci rivolgiamo benedicendo il Padre celeste perché in te ci ha offerto una prova eloquente del suo amore misericordioso. Umile e confidente adoratore dei disegni del Cuore divino, ti sei spogliato sin da adolescente di ogni onore mondano e di ogni terrena fortuna. Hai rivestito il cilizio della perfetta castità, hai percorso la strada dell’obbedienza, ti sei fatto povero per servire Iddio, tutto a lui offrendo per amore.


Tu, puro di cuore, rendici liberi da ogni mondana schiavitù. Non permettere che i giovani cadano vittime dell’odio e della violenza; non lasciare che essi cedano alle lusinghe di facili e fallaci miraggi edonistici. Aiutali a liberarsi da ogni sentimento torbido, difendili dall’egoismo che acceca, salvali dal potere del Maligno.


Rendili testimoni della purezza del cuore.


Tu eroico apostolo della carità ottienici il dono della divina misericordia che smuova i cuori induriti dall’egoismo e tenga desto in ciascuno l’anelito verso la santità.


Fa’ che anche l’odierna generazione abbia il coraggio di andare contro corrente, quando si tratta di spendere la vita, per costruire il Regno di Cristo.


Sappia anch’essa condividere la tua stessa passione per l’uomo, riconoscendo in lui, chiunque egli sia, la divina presenza di Cristo.


Con te invochiamo Maria, la Madre del Redentore.


A lei affidiamo l’anima e il corpo, ogni miseria ed angustia, la vita e la morte, perché tutto in noi, come avvenne in te, si compia a gloria di Dio, che vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen

I Mostri della Musica-Cristian Imparato



L'abbiamo a lungo cercato, contattato via mail, via posta, con raccomandata a/r, su Facebook, su Twitter,tramite Tv Sorrisi e Canzoni, tramite Mediaset, tramite Bondi...  Ma lui non ci ha mai risposto così impegnato com'è nelle tournée nelle quali ha calcato i migliori palcoscenici d'Italia ne cito solo alcuni: Marcianise, Piedimonte Etneo, Carmigiano di Brenta, Quinto Vicentino ecc.ecc. e non solo, il nostro Cristian ha avuto l'onore di cantare anche a Telecinco la tv spagnola di Silvio!!!
Vi comunico in via del tutto ufficiosa che gli Aut.Min.Rich. finalmente avranno l'onore di cantare un brano con Cristian, appena Giona, per chi non lo sapesse è il cantante degli Aut.Min.Rich., ha saputo la notizia si è letteralmente pisciato sotto dalla gioia, gli altri componenti invece hanno avuto rispettivamente crisi di commozione e mancamenti...Vi dico solo, tenetevi forte, che il brano da indiscrezioni non confermate porterà la firma di Gigi D'Alessio.  Non mi resta che lasciarvi con qualche frammento musicale del nostro Mostro di oggi ossia Cristian Imparato.










mercoledì 20 giugno 2012

Il Santo del Giorno-20/06/2012


San Giovanni da Matera
Abate, fondatore :
Congregazione monastica detta degli “Scalzi”




Giovanni da Matera (detto anche da Pulsano, dal luogo ove fondò la sua ultima opera monastica), al secolo Giovanni Scalcione, nacque verso il 1070 in Matera da una ricca e nobile famiglia profondamente cristiana.

Abbandonò da ragazzo la casa paterna in cerca di un contatto più stretto con Dio e, secondo la tradizione, scambiò i suoi abiti lussuosi con quelli di un mendicante e poi partì per Taranto. Desiderava vivere una vita semplice e quindi accettò di badare alle pecore dei monaci basiliani (si ispirano alla regola dettata da S. Basilio Magno) dell'Isola di S. Pietro.
Giovanni fu molto provato da questo lavoro e quando stava per cedere, sentì una voce interna, “Dio è con te”, che lo rianimò; alla vista di una barca credette di vedere un volere di Dio e quindi si fece trasportare in Calabria, dove fece una vita di solitudine e mortificazione. Da lì passò in Sicilia standoci due anni e proseguendo la sua vita di penitente.

Ritornò in Puglia a Ginosa, che era vicino Taranto e Matera, e lì continuò la sua consueta vita, ospitato dai parenti, che nel frattempo si erano trasferiti per motivi politici, ma, ridotto quasi ad un scheletro, riuscì a non farsi riconoscere. Prese a girare fra il popolo di vari paesi predicando ed esortando ad una vita di preghiera, attirando la benevolenza di molti ed anche l’accodarsi di alcuni discepoli; subì anche delle calunnie per cui finì in prigione per ordine del conte Roberto di Chiaromonte. Fu liberato miracolosamente e dovette allontanarsi da tutti, continuando a predicare in altre zone.

Giunto a Capua, sentì di nuovo la sua voce guida che gli disse di ritornare in Puglia; sui monti dell’Irpinia a Bagnoli incontrò S. Guglielmo da Vercelli che con alcuni discepoli conduceva vita eremitica, si fermò con loro finché ebbe una visione che indicava per entrambi le loro strade. Queste erano opposte ma sempre nell’Italia Meridionale : Giovanni operò in Puglia mentre Guglielmo avrebbe poi fondato il monastero e santuario di Montevergine.

Decise di andare in Palestina passando per Bari, la città in quel periodo godeva di importante vivacità, da poco erano arrivate le reliquie di S. Nicola (1087) e celebrato un Concilio presieduto dal Beato Urbano II (Ottone di Lagery, 1088-1099) con eminenti vescovi cattolici, ma tutto ciò non impediva il proliferare di disordini morali e politici, allora Giovanni comprese che la sua Palestina era lì, in Puglia.

Riprese le sue peregrinazioni, attirando tanta ammirazione dal popolo ma anche tanti nemici al punto che corse il pericolo di essere bruciato vivo. Visitò i suoi discepoli a Ginosa e proseguì per il Gargano, già celebre per il santuario dell’Arcangelo Michele e lì, vicino a Pulsano, si fermò in una valle solitaria insieme a sei discepoli.

Iniziò così una nuova comunità che dopo sei mesi raggiunse l’aggregazione di 50 monaci e acquistando gran fama. La Congregazione monastica detta degli “Scalzi”, che si rifaceva alla regola di S. Benedetto, si ingrandì ricevendo lasciti e terreni per cui fu aperta un’altra casa presso la chiesa di S. Giacomo a Foggia e poi un monastero a Meleda in Dalmazia di fronte alle coste del Gargano, lì fu inviato a reggerlo il monaco Giovanni Bono, morto in concetto di santità.

Dopo dieci anni di conduzione, e dopo aver guadagnato la stima del re Ruggero II e del Pp Innocenzo II (Gregorio Papareschi, 1130-1143), morì nel monastero di Foggia il 20 giugno 1139 e lì sepolto.

È stato il precursore, insieme ad altri movimenti religiosi sorti fra il X e l’XI secolo, della vita penitenziale, povera ed associata che porterà al sorgere degli Ordini mendicanti più organizzati e vasti.

Giovanni da Matera fu proclamato Santo da Pp Alessandro III (Rolando Bandinelli, 1159-1181) nel 1177.

Il corpo di S. Giovanni, da Foggia fu poi trasportato a Pulsano e nel 1830 traslato nella cattedrale di Matera, di cui è compatrono, custodite in un’artistica urna.

Significato del nome Giovanni : “il Signore è benefico, dono del Signore” (ebraico).


Fonti principali : santiebeati.it; wikipendia.com (« RIV.»).