S. Agnese (Segni) di Montepulciano
Monaca domenicana
A Gracciano Agnese sentì presto il fascino delle cose spirituali. Durante una visita con i suoi familiari a Montepulciano ebbe modo di vedere più volte le suore del "sacco", chiamate così per il rustico sacco che indossavano; la loro vista suscitò in lei una spontanea simpatia verso le religiose. A nove anni chiese di essere ammessa tra queste: vi fu accolta. Ben presto le suore si accorsero di quale tesoro avessero tra loro.
Restò poco a Montepulciano, solo il tempo necessario per la formazione religiosa di base. Gli amministratori del castello di Proceno, un paesino oggi in provincia di Viterbo, allora nel territorio di Orvieto, si recarono a Montepulciano per chiedere alcune suore per la loro terra: l'ottennero, e Agnese fu tra le prescelte: era l'anno 1283.
L'aspettativa della popolazione procenese non fu delusa; ben presto la fama delle virtù di Agnese, la giovane superiora del monastero, varcò le mura del nuovo convento e tutti poterono notare la sua profonda umiltà, il grande amore per la preghiera, lo spirito di sacrificio (per quindici anni visse di pane ed acqua), l'ardente amore verso Gesù Eucarestia.
Il Signore l'arricchì anche del dono dei miracoli: spesso gli ossessi venivano liberati solo al suo avvicinarsi, più volte moltiplicò il pane in olio, malati gravi riacquistarono la salute. Non mancò però per Agnese la prova delle tribolazioni: gravi sofferenze fisiche la tormentarono per molto tempo.
Agnese restò a Proceno 22 anni. A Montepulciano si richiedeva la sua presenza e lei, dopo aver accertato che la volontà del Signore era che tornasse nella sua terra natia, lasciò Proceno per la sua Montepulciano: era la primavera dell'anno 1306.
In una visione, anni prima, Agnese aveva ricevuto dalla Madonna tre piccole pietre perché edificasse una chiesa ed un monastero; avuta in visione la certezza che si trattava di una costruzione da erigersi a Montepulciano, si accinse all'opera.
Le suore avevano bisogno di una regola e di aggregarsi ad un Ordine religioso che ne assumesse la cura spirituale; perciò, adottata la regola di S. Agostino come base della vita monastica, Agnese scelse l'Ordine Domenicano per l'assistenza religiosa e ciò a seguito di una visione in cui S. Domenico l'invitava ad entrare nel suo Ordine.
A Montepulciano fu angelo di pace tra varie famiglie nobili che si combattevano, e anche in questa occasione i poliziani, come già i procenesi, poterono ammirare la santità e il tatto di Agnese nel risolvere le controversie.
A pochi chilometri da Montepulciano si trovano le acque termali di Chianciano; dietro le insistenze del medico e delle consorelle, Agnese vi si recò nel 1316. La sua presenza giovò a molti malati sui quali operò vari miracoli. Quelle acque però, come lei stessa affermò, non scorrevano per lei. Infatti dopo poco tempo, ritornata a Montepulciano, fu costretta a mettersi a letto, e la sua malattia si aggravò a tal punto che, sentendo avvicinarsi la morte, alle figlie che piangevano disse : “Se mi amate veramente, dovete godere della mia morte, non piangerla, figlie mie, poiché io vado alla Vita e alla felicità eterna. Come il nostro Padre S. Domenico, anch’io, con Lui, vi sarò più utile in Paradiso che quaggiù; non temete, sarò sempre con voi.” Il Signore l'accolse nella sua gloria il 20 aprile del 1317.
Data la grande fama di santità, i frati e le suore domenicane volevano imbalsamare il corpo di Agnese e per questo motivo furono inviati dei signori a Genova per acquistare del balsamo, ma ciò non fu necessario: dalle mani e dai piedi della santa stillò infatti un liquido odoroso che impregnò i panni che coprivano il corpo della santa e ne furono raccolte alcune ampolle. Sparsasi ovunque la fama del nuovo prodigio, fu un via vai di malati che volevano essere toccati con l'olio miracoloso.
Cinquanta anni dopo la morte, afferma il Beato Raimondo da Capua, il corpo di S. Agnese era ancora intatto in tutte le sue membra, come se la Santa fosse morta da poco tempo.
Il medesimo testimone oculare lasciò scritto che la fama dei miracoli si divulgò per tutta la Toscana, per cui cominciarono dalle più remote regioni ad accorrere infermi alla chiesa che si chiamò subito di "Sant'Agnese". Molti restavano guariti. Fra questi ve n'erano alcuni che, forse animati da maggior fede, ottenevano la grazia non appena arrivati al ponte vicino alla chiesa; altri recuperavano la salute nell'entrare in chiesa; non pochi, finalmente, pur rimanendo in casa, fatto voto di visitare Sant'Agnese, venivano subito liberati da gravi malattie.
Pochi mesi appena dopo la morte, si cominciò a registrare i miracoli in un libro, dove spesso i pubblici notai erano chiamati a confermare le testimonianze dei miracolati. Da quel libro il Beato Raimondo trascrisse una lunga serie di miracoli e di grazie ottenute per intercessione di S. Agnese. L'agiografo scriveva: “a questa Vergine fu concesso da Dio un così immenso potere, che non vi fu specie di infermità, per contagiosa che fosse, che non si dileguasse alla sola di lei invocazione”. Anche oggi sono tante le famiglie di Montepulciano e fuori che ricordano l'intervento, qualche volta davvero miracoloso, di S. Agnese nei momenti più gravi e decisivi della loro vita.
Il 12 maggio 1726 Pp Benedetto XIII (Pietro Francesco Orsini, 1724-1730) scrisse il nome di Agnese nell’elenco delle Sante Vergini; anche Caterina da Siena le fu devota e due delle sue nipoti furono monache nel suo convento.
Significato del nome Agnese: “pura, casta” (greco).
Fonte principale : santaagnese.it (« RIV.»).
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