La solita stampa comunista, non si accontenta di veder marcire ingiustamente in prigione il nostro amato Lele, ora che fa? Mette contro Emilio e Lele, sciacallando sui loro presunti reati. Bisogna intervenire con una propaganda pro Lele-Emilio, distruggendo ogni voce sulla loro rivalità. Di seguito riporto l'infame articolo de La Stampa.
Fede e i soldi in Svizzera:
"Vendetta di Lele Mora"
Ma la procura di Roma apre un’inchiesta per riciclaggio
PAOLO COLONNELLO, GUIDO RUOTOLO
Lui, il direttore del Tg4 Emilio Fede, cade dalle nuvole. La valigetta con due milioni e mezzo di euro in contanti, lui, a Lugano, non l'ha mai portata. Sarà, ma intanto la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per riciclaggio. Fede non è ancora indagato e nelle prossime ore sarà convocato dal procuratore aggiunto Capaldo e dal pm Laviani che stanno svolgendo accertamenti sulla vicenda.
La segnalazione sul tentativo, fallito, di Emilio Fede di depositare i soldi in una banca svizzera era arrivata a fine gennaio. Una segnalazione senza firma ma molto ricca di particolari. Si spiegava nel dettaglio le ragioni per cui la banca ha rifiutato quel deposito così imponente: «Carenza di idonea documentazione». Come dire, Fede è un cliente a rischio, indagato per concorso in bancarotta.
Tanto dettagliato l'esposto, che veniva segnalato addirittura il modello e la targa dell'auto con la quale Fede sarebbe arrivato a Lugano. E, dunque, la Guardia di finanza di Como dopo le prime verifiche ha spedito tutto a Roma. Visto che giura di non aver mai nemmeno lontanamente pensato di portare una valigetta piena di soldi contanti a Lugano, dove lo conoscono perfino i gatti («Ma che, mi hanno preso per scemo?»), Fede ha adombrato l'ipotesi di un complotto ai suoi danni annunciando querele a raffica per diffamazione.
In queste settimane, dunque, la Finanza ha iniziato un lavoro di verifica della segnalazione così ricca di particolari. Non c'è una firma, sulla segnalazione. Ma gli investigatori informalmente sarebbero riusciti a risalire all’autore dell'esposto: probabilmente un funzionario di banca di Lugano.
Primi riscontri riempiono già il carniere degli investigatori. Come la targa dell'auto con la quale Emilio Fede si sarebbe presentato nel dicembre scorso nella sede della banca elvetica. Si tratta di un'auto del parco macchine di Mediaset. Una provenienza romana, ed ecco perché poi il fascicolo è stato consegnato alla procura della capitale. Adesso le verifiche sono concentrate sul personaggio che accompagnava il direttore del Tg4. Potrebbe trattarsi di un noto consulente finanziario.
Adesso, il direttore del Tg4 smentisce appellandosi al buon senso: «Ma vi pare che con tutte le indagini aperte sul mio conto, mi mettevo in testa di depositare due milioni e mezzo di euro in Svizzera? A Lugano poi, dove mi riconoscono tutti. Ma via...».
Effettivamente, anche nella Procura di Milano, dove Fede è indagato sia per la prostituzione minorile di Ruby, sia in concorso per la bancarotta di Lele Mora, ieri si chiedevano come fosse nata questa storia. Di certo, se davvero Fede avesse portato dei soldi in Svizzera, segnalato alle banche ticinesi e alla Guardia di Finanza, avrebbe corso il rischio di vederseli sequestrati all'istante alla frontiera.
«E infatti non ci ho proprio pensato. L'ultima volta che ho varcato la soglia di una banca a Lugano, dove per altro posseggo anche una casa che però non uso più da tempo, è stato nell'agosto scorso, insieme al pm Eugenio Fusco per dar seguito alla rogatoria sul mio conto, da lui stesso inoltrata. Forse è lì che qualcuno ha preso nota della targa della mia auto. In precedenza ero stato in banca tre o quattro volte nell'aprile di un anno fa, sempre per la storia dei soldi che mi aveva dato Mora. Infine negli ultimi tre o quattro mesi, ma la data esatta non me la ricordo, sono stato a Lugano una sola volta, a cena da una mia amica sposata con uno dei più noti avvocati di Lugano».
Fede sembra sereno: «Ma certo, non ho nulla da temere. Ovviamente, quando ho letto i giornali mi sono molto amareggiato, ho cercato di ricordare se per caso non fossi entrato in una banca per cambiare 500 euro, allora avrei iniziato a preoccuparmi.. Macché, nemmeno questo. Mi dispiace, sono convinto che alla fine quando si scoprirà chi e perché ha voluto farmi questo scherzetto, tutto ciò si trasformerà in un boomerang contro chi ha voluto farmi del male». Chi? «Qualcuno che non mi vuole più vedere come direttore del Tg4». Un complotto dentro Mediaset? «Non credo. Anzi potrebbe essere più una vendetta di Lele Mora».
La segnalazione sul tentativo, fallito, di Emilio Fede di depositare i soldi in una banca svizzera era arrivata a fine gennaio. Una segnalazione senza firma ma molto ricca di particolari. Si spiegava nel dettaglio le ragioni per cui la banca ha rifiutato quel deposito così imponente: «Carenza di idonea documentazione». Come dire, Fede è un cliente a rischio, indagato per concorso in bancarotta.
Tanto dettagliato l'esposto, che veniva segnalato addirittura il modello e la targa dell'auto con la quale Fede sarebbe arrivato a Lugano. E, dunque, la Guardia di finanza di Como dopo le prime verifiche ha spedito tutto a Roma. Visto che giura di non aver mai nemmeno lontanamente pensato di portare una valigetta piena di soldi contanti a Lugano, dove lo conoscono perfino i gatti («Ma che, mi hanno preso per scemo?»), Fede ha adombrato l'ipotesi di un complotto ai suoi danni annunciando querele a raffica per diffamazione.
In queste settimane, dunque, la Finanza ha iniziato un lavoro di verifica della segnalazione così ricca di particolari. Non c'è una firma, sulla segnalazione. Ma gli investigatori informalmente sarebbero riusciti a risalire all’autore dell'esposto: probabilmente un funzionario di banca di Lugano.
Primi riscontri riempiono già il carniere degli investigatori. Come la targa dell'auto con la quale Emilio Fede si sarebbe presentato nel dicembre scorso nella sede della banca elvetica. Si tratta di un'auto del parco macchine di Mediaset. Una provenienza romana, ed ecco perché poi il fascicolo è stato consegnato alla procura della capitale. Adesso le verifiche sono concentrate sul personaggio che accompagnava il direttore del Tg4. Potrebbe trattarsi di un noto consulente finanziario.
Adesso, il direttore del Tg4 smentisce appellandosi al buon senso: «Ma vi pare che con tutte le indagini aperte sul mio conto, mi mettevo in testa di depositare due milioni e mezzo di euro in Svizzera? A Lugano poi, dove mi riconoscono tutti. Ma via...».
Effettivamente, anche nella Procura di Milano, dove Fede è indagato sia per la prostituzione minorile di Ruby, sia in concorso per la bancarotta di Lele Mora, ieri si chiedevano come fosse nata questa storia. Di certo, se davvero Fede avesse portato dei soldi in Svizzera, segnalato alle banche ticinesi e alla Guardia di Finanza, avrebbe corso il rischio di vederseli sequestrati all'istante alla frontiera.
«E infatti non ci ho proprio pensato. L'ultima volta che ho varcato la soglia di una banca a Lugano, dove per altro posseggo anche una casa che però non uso più da tempo, è stato nell'agosto scorso, insieme al pm Eugenio Fusco per dar seguito alla rogatoria sul mio conto, da lui stesso inoltrata. Forse è lì che qualcuno ha preso nota della targa della mia auto. In precedenza ero stato in banca tre o quattro volte nell'aprile di un anno fa, sempre per la storia dei soldi che mi aveva dato Mora. Infine negli ultimi tre o quattro mesi, ma la data esatta non me la ricordo, sono stato a Lugano una sola volta, a cena da una mia amica sposata con uno dei più noti avvocati di Lugano».
Fede sembra sereno: «Ma certo, non ho nulla da temere. Ovviamente, quando ho letto i giornali mi sono molto amareggiato, ho cercato di ricordare se per caso non fossi entrato in una banca per cambiare 500 euro, allora avrei iniziato a preoccuparmi.. Macché, nemmeno questo. Mi dispiace, sono convinto che alla fine quando si scoprirà chi e perché ha voluto farmi questo scherzetto, tutto ciò si trasformerà in un boomerang contro chi ha voluto farmi del male». Chi? «Qualcuno che non mi vuole più vedere come direttore del Tg4». Un complotto dentro Mediaset? «Non credo. Anzi potrebbe essere più una vendetta di Lele Mora».
si Eraldo la solita stampa bolscevica collegata alla giustizia a orologeria stanno generando queste mostruosità. Come la colonna infame di manzoniana memoria questi untori legalizzati spargono il seme dell'invidia cercando di distruggere un amicizia duratura e leale, maschia e profonda tra i nostri due beniamini: Lele ed Emilio non mollate!!!
RispondiEliminaLele non resterà in prigione. Emilio non finirà in prigione!
RispondiEliminaVendetta vera Lele e Emilio non finiranno in galera.
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