giovedì 31 maggio 2012

Una vittima del Sistema

BIZIO LIBERO!

http://www.repubblica.it/cronaca/2012/05/31/news/corona_sorveglia_speciale-36268912/

ma questa gente non ce l'ha un lavoro? ma i cazzi propri non se li sa fare? perche' deve sempre stare a ficcanasare, controllare, reprimere le nostre Eccellenze italiane? e' chiaro che queste persone sono invidiose perche' Corona ha soldi, successo, cervello da vendere ed e' stato con Nina Moric e Belen. questo a molti da' fastidio, come alle feste delle medie quando il tuo compagno pomiciava con la piu' bella della classe e a te usciva schiaffo al gioco della bottiglia...

Fabri, non ti curar di loro ma guarda e passa, ho letto un giorno su un libro...

Noi della redazione siamo con te, e come si vede dalla foto qui sotto, anche qualcun altro!


Dobbiamo distinguerci, è l'ora del piercing....

Io propongo questo, è molto bello e donerebbe ai nostri volti.
I piercing più pazzi del mondo

mercoledì 30 maggio 2012

Mollo tutto: mi sono innamorato...


Mollo tutto e vado in Inghilterra, penso di aver trovato la mia vera dolce metà, so che mi farete concorrenza e che dovrò lottare per averla al mio fianco in quanto voi anche la vorrete possedere una donna così:
"Pam Shaw, una cabarettista di 70 anni ha dedicato tutta la sua vita al lavoro e alla carriera al punto da essere troppo occupata per pensare ad un uomo, ed è arrivata, alla sua veneranda età, illibata.

La donna ha dichiarato al The Sun, di non aver mai creduto al sesso prima del matrimonioe di non aver avuto tempo da dedicare ad un suo eventuale marito, ma ha aggiunto: «Ora è il momento. Sono pronto a fare il grande passo per il tipo giusto». Ha poi aggiunto: «I miei standard sono ancora molto elevati, però. Spero di incontrare un uomo alto, scuro, affascinante e milionario. Mi sento pronta per ill matrimonio e per andare a letto con un uomo. Non si è mai troppo vecchi per nulla. Basta guardare Joan Collins». Per lavoro era sempre vestita con abiti sexy e provocanti, ma non ha mai ceduto ad un uomo, non è mai riuscita ad avere un rapporto intimo con nessuno, perchè troppo convinta che fosse una cosa da condividere solo dopo un matrimonio, e per lei, da giovane, un matrimonio avrebbe significato troppe rinunce. Ora, a 70 anni è pronta per il grande passo, meglio tardi che mai."


Fonte Leggo.it



Un nuovo artista, uno veramente bravo.

Meno male che ci sono queste nuove leve a tenere alto il livello musicale mondiale. Grazie mille, a lui (o lei) e ai suoi genitori.

http://sorisomail.com/partilha/215723.html

Il Santo del Giorno-30/05/2012


Santa Giovanna d’Arco
Vergine
(detta la “Pulsella d’Orleans”)



Giovanna, al secolo Jeanne d’Arc, nacque a Domremy, nella Lorena in Francia, il 6 gennaio del 1412 da Jacques e Isabelle. Lo straordinario nella sua vita fino a tredici anni fu l’assoluta normalità. I suoi compaesani nelle testimonianze ripeteranno fino alla monotonia che Jannette era una come le altre. Le sue occupazioni erano le solite, molto banali e ordinarie: aiutava il padre nella campagna all’aratro, qualche volta governava gli animali nei campi, faceva tutti i lavori femminili comuni. La sua istruzione religiosa le venne dalla madre. Lei stessa affermò: “Mia madre mi ha insegnato il Pater Noster, l’Ave Maria, il Credo. Nessun altro, all’infuori di mia madre mi ha insegnato la mia fede”. Anche questo nella norma.

Giovanna è un’eroina nella storia francese (“Non c’è storia più francese della sua”- aveva scritto il card. Etchegaray), vittima della politica imperialista degli inglesi. Ha scritto ancora il card. Etchegaray: “Se è vero che Giovanna d’Arco è santa non è certo perché ha salvato la Francia, né tantomeno perché è salita sul rogo, che la Chiesa non ha mai riconosciuto come martirio, ma semplicemente perché tutta la sua vita sembra essere in perfetta adesione a quella che lei afferma essere la volontà di Dio. Quello che lei fa, è ciò che Dio vuole e unicamente questo”.
“Poiché era Dio ad ordinarlo” - dichiarò con forza - “anche se avessi avuto cento padri e cento madri anche se fossi stata figlia di re, sarei partita ”.
La sua vita spirituale si nutriva dei “soliti mezzi” predicati dalla Chiesa in tanti secoli: pregava, andava in chiesa per la messa alla domenica, si confessava spesso, e faceva il proprio dovere bene e volentieri, nell’amore di Dio. C’è un altro elemento speciale nella santità di Giovanna: una parolina che torna insistente nelle testimonianze delle persone che le hanno vissuto vicino per anni. È l’avverbio “libenter” cioè “volentieri”, che il cancelliere incaricato di redigere i verbali riferì spesso. Tutto quello che Giovanna faceva, dissero i compaesani, lo faceva “volentieri”: volentieri filava, volentieri cuciva, volentieri faceva gli altri lavori di casa. Non solo, volentieri si recava in chiesa a pregare, quando suonavano le campane, e trovava così conforto nella confessione e nella Eucarestia.
Così aveva commentato Regine Pernoud, storica francese medioevalista : “Con questa tanto semplice "libenter", quella povera gente ci ha forse messo nelle mani i lineamenti più preziosi di Giovanna”. In lei si aveva quindi, nelle azioni quotidiane, il riverbero della sua fede semplice, ma che produceva la santità.

A tredici anni, dunque, raccontò ai genitori: “Spesso sento voci di santi: Michele Arcangelo, Caterina di Alessandria, Margherita di Antiochia...”. Jacques e Isabelle non ci badarono più di tanto, dando le solite e sincere esortazioni. Invece a 17 anni c’è molto di più: “Le "voci" mi comandano di liberare la Francia”. Il padre non solo non le credette ma si infuriò; Giovanna scappò di casa, passando per matta. Ma quando predisse esattamente una sconfitta francese, i nobili della zona le credettero e la condussero dal re Carlo VII, debole e incerto. Finalmente fu creduta e marciò con un esercito (sul quale si impose, e questo sì fu un vero miracolo) contro gli inglesi liberando Orleans dall’assedio in soli otto giorni.

Un evento inspiegabile dal punto di vista militare, diranno. Nel 1429 Giovanna trascinò il riluttante giovane re fino a Reims per farlo coronare re di Francia : è il massimo del prestigio “politico” di Giovanna. Ella si riconoscerà solo e sempre un umile strumento nelle mani di Dio. Così infatti risponderà ad uno dei giudici: “ Senza il comando di Dio io non saprei fare nulla... Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per comando di Dio. Io non faccio niente di testa mia ”. Anche questa è santità: non approfittare dei doni di Dio per la propria gloria e prestigio; Giovanna fece proprio così ma la sua parabola volgeva alla fine. Fu ferita davanti a Parigi, e poi catturata a Compiegne dai borgognoni, alleati degli inglesi, e “venduta” loro. Questi imbastirono un processo farsa con i loro amici, accademici ed ecclesiastici, fino a mandarla sul rogo con l’accusa di stregoneria. Giovanna, la grande nemica, fu sacrificata sull’altare del nascente imperialismo inglese. Ma rimase anche una pagina nera nella storia militare di questo popolo.

Ancora due piccole considerazioni. Forse il più bello elogio della santità di Giovanna lo ha fatto un borghese di Orleans: “Stando insieme a lei si provava grande gioia”.
La seconda viene dalla risposta che diede ad un giudice, quando le chiese perché Dio doveva servirsi del "suo" aiuto per vincere, visto che è Onnipotente, ella rispose: “Bisogna dare battaglia, perché Dio conceda la vittoria”.
È un pensiero profondo: la nostra fede in Dio non ci dispensa mai dal fare il nostro dovere, in termini di lavoro, di sacrificio e di rischio. Dio ha deciso di non fare tutto da solo, e questo significa un grande atto di fiducia in noi; talvolta, al costo della propria vita come per Giovanna d’Arco.
Il processo terminò con una “rozza e sleale ricapitolazione dei fatti”, in cui i giudici, accogliendo anche le istanze del vescovo, condannarono infine Giovanna d’Arco quale eretica recidiva ed il 30 maggio 1431, non ancora ventenne, venne arsa viva sul rogo nella piazza del mercato di Rouen.
Il suo comportamento fu esemplare sino alla fine: richiese che un domenicano tenesse elevata una croce ed alla morì atrocemente invocando il nome di Gesù. Le sue ceneri furono gettate nella Senna, onde evitare una venerazione popolare nei loro confronti. Un funzionario reale inglese ebbe a commentare circa l’accaduto: “Siamo perduti, abbiamo messo al rogo una santa”.

Una ventina di anni dopo, sua madre ed i due fratelli si appellarono alla Santa Sede affinché il caso di Giovanna fosse riaperto. Papa Callisto III (Alonso de Borgia, 1455-1458) nel 1456 riabilitò l’eroina francese, annullando l’iniquo verdetto del vescovo francese. Ciò costituì una premessa essenziale per giungere alla sua definitiva glorificazione terrena.

Giovanna venne beatificata il 18 aprile 1909 da S. Pio X (Giuseppe Melchiorre Sarto, 1903-1914) e proclamata santa il 16 maggio 1920 da Pp Benedetto XV (Giacomo della Chiesa, 1914-1922), dopo che le erano stati riconosciuti i miracoli prescritti (la guarigione di tre suore da ulcere e tumori incurabili)

Il suo culto fu particolarmente incentivato in Francia durante i momenti di particolare crisi in campo militare, sino ad essere proclamata patrona della nazione.
L’incredibile e breve vita, la passione e la drammatica morte di Giovanna d'Arco sono state raccontate innumerevoli volte in saggi, romanzi, biografie, drammi per il teatro; anche il cinema e l’opera lirica si sono occupati di questa figura. Ancora oggi è tra i santi francesi maggiormente venerati.
Santa Giovanna d’Arco è venerata anche come patrona dei martiri e dei perseguitati religiosi, delle vittime di stupro, delle volontarie del Pronto Soccorso, delle forze armate femminili e dei soldati.

Significato del nome Giovanni/a : "il Signore è benefico, dono del Signore" (ebraico).

Per approfondimenti & è Bolla che proclama Santa la Beata Giovanna d'Arco
   & la Catechesi di Papa Benedetto XVI è Santa Giovanna d'Arco




Fonti principali : donbosco-torino.it; santiebeati.it; wikipendia.org (« RIV.»).

martedì 29 maggio 2012

Il riposo, temporaneo, del guerriero

Il riposo, temporaneo, del nostro guerriero preferito, di uno dei nostri più cari amici ossia Fabrizio Corona che si rilassa in sella alla sua nuova moto.



Questa è la vera arte!


Difficile trovare una forma d’arte più estrema che tagliarsi i genitali e servirli per cena ad un gruppo di selezionatissimi ospiti.  E per quanto possa sembrare incredibile è proprio quello che ha fatto l’artista giapponese Mao Sugiyama 22anni, si definiva da tempo “asessuato”, non riconoscendosi né come uomo né come donna. A inizio aprile, l’artista aveva twittato un messaggio che in realtà in pochi avevano preso sul serio: “Offro i miei genitali maschili (intero pene, testicoli e scroto) come pasto per 100.000 yen. Saranno cucinati secondo le richieste degli acquirenti, in un luogo di loro preferenza“. Sei persone si sono prenotate per l’insolito pasto, dal costo elevato ma non inaccessibile: l’equivalente di circa 250 dollari.
Quello che in pochi si aspettavano è che Sugiyama ha mantenuto fede al suo proposito: a fine aprile si è sottoposto ad operazione per farsi rimuovere i genitali, che ha nei giorni successivi cucinato come promesso e servito ai prenotati (o almeno, quelli che si sono presentati, dato che c’è stata una defezione), in un ristorante affollato da curiosi.

da www.notizie.delmondo.info

















Allora questa sarebbe arte.....

Dopo aver ridicolizzato il padre santo immortalandolo come novella Marilyn (che peste li colga) questi sedicenti artisti (non scordate mai artista=comunista) si sono permessi di sferrare un ulteriore infamante attacco ad un'altra delle figure centrali, diciamo quella secolare, a cui noi tutti facciamo riferimento. Credo che le immagini parlino da sole....
SILVIO, ti vendicheremo........
«Il sogno degli italiani», una statua di silicone dentro una teca trasparente. E' esposto a un passo da Palazzo Chigi
Il volto di Berlusconi: la statua è realizzata in silicone
La mano sinistra

Il Santo del Giorno-29/05/2012

Io da buon devoto delle Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante oggi festeggio:




Santa Orsola (Giulia) Ledóchowska
Vergine, fondatrice :
“Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante”
(dette anche Orsoline Grigie)




Orsola, al secolo Giulia, Ledóchowska nacque il 17 aprile 1865 a Loosdorf (Austria) in una famiglia, che da parte della madre (di nazionalità svizzera discendente da una stirpe cavalleresca dei Salis) come pure dalla parte del padre (discendente da un’antica famiglia polacca) ha dato numerosi uomini di stato, militari, ecclesiastici e persone consacrate, impegnati nella storia dell’Europa e della Chiesa.
È cresciuta in un clima famigliare pieno di amore, saggio ed esigente, tra numerosi fratelli e sorelle. I primi tre dei fratelli scelgono la strada della vita consacrata : Maria Teresa (beatificata nel 1975), fondatrice del Sodalizio di San Pietro Claver e il fratello minore, Vladimiro, preposito generale dei Gesuiti.
Nel 1883 la famiglia si trasferì a Lipnica Murowana, vicino a Cracovia. Nel 1886 Giulia entrò nel convento delle Orsoline di Cracovia.

“Sapessi solo amare! Ardere, consumarmi nell’amore” – così scrive prima dei voti religiosi la 24 enne Giulia Ledóchowska, novizia nel convento delle orsoline a Cracovia. Nel giorno della professione prende il nome di Maria Orsola di Gesù, e le parole qui riportate diventano le linee guida di tutta la sua vita.
Maria Orsola vive nel convento di Cracovia 21 anni. Attira l’attenzione il suo amore per il Signore, il suo talento educativo e la sua sensibilità ai bisogni dei giovani nelle mutate condizioni sociali, politiche e morali di questi tempi. Quando le donne acquistano il diritto allo studio universitario, riesce a organizzare il primo pensionato per studentesse in Polonia dove esse possono trovare non solo un posto sicuro per la vita e per lo studio, ma anche una solida formazione religiosa. La stessa sensibilità la spinge ad andare per lavoro, con la benedizione di S. Pio X (Giuseppe Melchiorre Sarto, 1903-1914), nel cuore della Russia ostile alla Chiesa. Quando, con un’altra suora, vestite in borghese (la vita religiosa era proibita in Russia) partono per Pietroburgo, non sa di essersi incamminata verso una destinazione a lei sconosciuta e che lo Spirito Santo l’avrebbe condotta sulle strade che non aveva previsto.
A Pietroburgo la Madre e la comunità delle suore in aumento (eretta presto come una casa autonoma delle orsoline) vivono in clandestinità, e anche se sorvegliate in continuo dalla polizia segreta, svolgono un intenso lavoro educativo e di formazione religiosa, diretto anche all’avvicinamento nelle relazioni tra polacchi e russi.

Scoppiata la guerra del 1914 Maria Orsola deve lasciare la Russia. Parte per Stoccolma. Durante il periodo della peregrinazione scandinava (Svezia, Danimarca, Norvegia), la sua attività si concentra, oltre al lavoro educativo, sull’impegno nella vita della Chiesa locale, sul lavoro in favore delle vittime della guerra e sull’impegno ecumenico. La casa delle sue suore diventa un appoggio per la gente di diversi orientamenti politici e religiosi. Il suo amore ardente per la patria va di pari passo con l’apertura alla diversità, agli altri. Richiesta una volta di che orientazione è la sua politica, rispose senza indugiare: “la mia politica è l’amore”.
Nel 1920 Maria Orsola con le suore e un numeroso gruppo di orfani di famiglie di emigrati, ritorna in Polonia. La Sede Apostolica trasforma il suo convento autonomo delle orsoline nella Congregazione delle “Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante”. La spiritualità della congregazione si concentra intorno alla contemplazione dell’amore salvifico di Cristo e alla partecipazione alla sua missione per mezzo del lavoro educativo ed il servizio al prossimo, in modo particolare sofferente, solo, emarginato, alla ricerca del senso della vita.
Maria Orsola educa le suore ad amare Dio sopra ogni cosa e in Dio “ogni persona umana e tutta la creazione”. Ritiene una testimonianza particolarmente credibile del legame personale con Cristo e uno strumento efficiente dell’influsso evangelizzatore ed educativo, il sorriso, la serenità d’animo, l'umiltà e la capacità di vivere la grigia quotidianità come via privilegiata verso la santità. E lei stessa è un esempio trasparente di una tale vita.

La Congregazione si sviluppa presto. Nascono le comunità delle suore orsoline in Polonia e sulle frontiere orientali del Paese, povere, multinazionali e multiconfessionali.
Nel 1928 nasce la casa generalizia in Roma e un pensionato per le ragazze meno abbienti perché possano conoscere la ricchezza spirituale e religiosa del cuore della Chiesa e della civilizzazione europea. Le suore iniziano anche il lavoro tra i poveri dei sobborghi di Roma. Nel 1930 le suore, accompagnando le ragazze che partono alla ricerca di lavoro, si stabiliscono in Francia. In ogni posto dove è possibile Maria Orsola fonda centri di lavoro educativo e di insegnamento, invia le suore alla catechesi e al lavoro nei quartieri poveri, organizza edizioni per bambini e giovani e lei stessa scrive libri e articoli. Cerca di iniziare e di appoggiare le organizzazioni ecclesiastiche per i bambini (Movimento Eucaristico), per la gioventù e per le donne. Partecipa attivamente alla vita della Chiesa e del Paese, ricevendo alti riconoscimenti e decorazioni statali ed ecclesiastiche.
Quando la sua vita laboriosa e non facile giunge al termine a Roma, il 29 maggio 1939, la gente diceva che è morta una santa.

Orsola Ledóchowska è stata beatificata il 20 giugno 1983, a Poznań, e canonizzata, a Roma, il 18 maggio 2003, dallo stesso Papa : il Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005).

Le Orsoline Grigie si dedicano all'istruzione e all'educazione cristiana della gioventù: sono attive presso scuole elementari, dell'infanzia, di taglio e cucito, oratori, residenze per studenti e case famiglia per malati di AIDS.
Sono presenti in : Argentina, Bielorussia, Brasile, Canada, Filippine, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Polonia, Tanzania, Ucraina; la sede generalizia è a Roma.
Al 31 dicembre 2005, la congregazione contava 832 religiose in 98 case.

Per approfondimenti & è Suore Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante

Una breve e concisa precisazione ad uso e consumo dei corvi

Diciamocelo chiaramente, senza pudore, che siamo profondamente turbati dalle voci che arrivano dalla Santa Sede, siamo impauriti nel sapere che dentro le stanze della Città del Vaticano c'è chi mette a repentaglio la sicurezza del Pontefice, inutile dire che noi defensor fidei siamo pronti come sempre, basta un richiamo e siamo lì a far scudo al Padre Santo con i nostri poveri ed inutili corpi . Corvi, corvacci e similari non vi temiamo!




sabato 26 maggio 2012

una canzone per il weekend

Per colpa tutti gli scandali che stanno turbando il Santo Padre e minacciando la serenita' dell'opera della Chiesa, io credo che abbiamo un po' perso il senso delle cose belle, le cose semplici, il vero rapporto con l'amore e la liberta'.

Cari amici, stamattina mi ci sono svegliato (gli angeli in Paradiso credo la abbiano in rotazione in questi giorni) e ve la voglio dedicare:


Buon weekend, amici!

venerdì 25 maggio 2012

Onore a Gotti Tedeschi che giustamente non vuole turbare il Santo Padre

Gotti Tedeschi da ieri ex Presidente dello IOR dichiara "Sono dibattuto tra l'ansia di spiegare la verità e il non voler turbare il Santo Padre" ecco caro Gotti Tedeschi noi fedeli non entriamo nel merito della sua vicenda, son cose che riguardano Santa Romana Chiesa e quindi non va discussa, perché noi siam troppo piccoli per discernere di talune decisioni che sono appannaggio di uomini grandi, molto più grandi di noi;  la decisione di destituirla dal suo ruolo, ché sicuramente è stata fatta per il bene della nostra Chiesa, va presa così come è senza fare delle dietrologie che lasciamo ai pruriti di giornalisti e complottisti, per noi come sempre non c'è nulla da dire su questa decisione, come sempre è tutto trasparente. Le fa onore ciò che ha dichiarato, è sacrosanto non turbare il Santo Padre Lui prega per il suo popolo e deve continuare a farlo per la nostra Salvezza. 



Se la notte hai paura del buio....

incornicia questa bella immagine e mettila vicino a te sul comodino, ti proteggerà....

E la chiamano Arte.....

Questo insulto è quello che hanno prodotto alcuni giovanissimi "artisti" dell'accademia Albertina di Torino
Premesso che Torino, si sa, è la città dello dimonio, io credo che la cosa non possa passar liscia, proporrei il divieto di espressione artistica per almeno un lustro, ci fossero parlamentari illuminati la cosa dovrebbe essere al primo posto dell'agenda parlamentare, purtroppo gli alfieri nell'emiciclo son pochi, spero che Pierfi ci pensi lui......

Il Santo del Giorno-25/05/2012


San Beda il Venerabile
Sacerdote e dottore della Chiesa
(memoria facoltativa)



Dalla Catechesi di Benedetto XVI
(Roma, 18 febbraio 2009)

Cari fratelli e sorelle,
il Santo che oggi avviciniamo si chiama Beda e nacque nel Nord-Est dell’Inghilterra, esattamente in Northumbria, nell’anno 672/673. Egli stesso racconta che i suoi parenti, all’età di sette anni, lo affidarono all’abate del vicino monastero benedettino perché venisse educato: “In questo monastero – egli ricorda – da allora sono sempre vissuto, dedicandomi intensamente allo studio della Scrittura e, mentre osservavo la disciplina della Regola e il quotidiano impegno di cantare in chiesa, mi fu sempre dolce o imparare o insegnare o scrivere” (Historia eccl. Anglorum, V, 24). Di fatto, Beda divenne una delle più insigni figure di erudito dell’alto Medioevo, potendo avvalersi dei molti preziosi manoscritti che i suoi abati, tornando dai frequenti viaggi in continente e a Roma, gli portavano. L’insegnamento e la fama degli scritti gli procurarono molte amicizie con le principali personalità del suo tempo, che lo incoraggiarono a proseguire nel suo lavoro da cui in tanti traevano beneficio. Ammalatosi, non smise di lavorare, conservando sempre un’interiore letizia che si esprimeva nella preghiera e nel canto. Concludeva la sua opera più importante la Historia ecclesiastica gentis Anglorum con questa invocazione: “Ti prego, o buon Gesù, che benevolmente mi hai permesso di attingere le dolci parole della tua sapienza, concedimi, benigno, di giungere un giorno da te, fonte di ogni sapienza, e di stare sempre di fronte al tuo volto”. La morte lo colse il 26 maggio 735: era il giorno dell’Ascensione.

Le Sacre Scritture sono la fonte costante della riflessione teologica di Beda. Premesso un accurato studio critico del testo (ci è giunta copia del monumentale Codex Amiatinus della Vulgata, su cui Beda lavorò), egli commenta la Bibbia, leggendola in chiave cristologica, cioè riunisce due cose: da una parte ascolta che cosa dice esattamente il testo, vuole realmente ascoltare, comprendere il testo stesso; dall’altra parte, è convinto che la chiave per capire la Sacra Scrittura come unica Parola di Dio è Cristo e con Cristo, nella sua luce, si capisce l’Antico e il Nuovo Testamento come “una” Sacra Scrittura. Le vicende dell’Antico e del Nuovo Testamento vanno insieme, sono cammino verso Cristo, benché espresse in segni e istituzioni diverse (è quella che egli chiama concordia sacramentorum). Ad esempio, la tenda dell’alleanza che Mosè innalzò nel deserto e il primo e secondo tempio di Gerusalemme sono immagini della Chiesa, nuovo tempio edificato su Cristo e sugli Apostoli con pietre vive, cementate dalla carità dello Spirito. E come per la costruzione dell’antico tempio contribuirono anche genti pagane, mettendo a disposizione materiali pregiati e l’esperienza tecnica dei loro capimastri, così all’edificazione della Chiesa contribuiscono apostoli e maestri provenienti non solo dalle antiche stirpi ebraica, greca e latina, ma anche dai nuovi popoli, tra i quali Beda si compiace di enumerare gli Iro-Celti e gli Anglo-Sassoni. San Beda vede crescere l’universalità della Chiesa che non è ristretta a una determinata cultura, ma si compone di tutte le culture del mondo che devono aprirsi a Cristo e trovare in Lui il loro punto di arrivo.

Un altro tema amato da Beda è la storia della Chiesa. Dopo essersi interessato all’epoca descritta negli Atti degli Apostoli, egli ripercorre la storia dei Padri e dei Concili, convinto che l’opera dello Spirito Santo continua nella storia. Nei Chronica Maiora Beda traccia una cronologia che diventerà la base del Calendario universale “ab incarnatione Domini”. Già da allora si calcolava il tempo dalla fondazione della città di Roma. Beda, vedendo che il vero punto di riferimento, il centro della storia è la nascita di Cristo, ci ha donato questo calendario che legge la storia partendo dall’Incarnazione del Signore. Registra i primi sei Concili Ecumenici e i loro sviluppi, presentando fedelmente la dottrina cristologica, mariologica e soteriologica, e denunciando le eresie monofisita e monotelita, iconoclastica e neo-pelagiana.

Infine redige con rigore documentario e perizia letteraria la già menzionata Storia Ecclesiastica dei Popoli Angli, per la quale è riconosciuto come “il padre della storiografia inglese”. I tratti caratteristici della Chiesa che Beda ama evidenziare sono: a) la cattolicità come fedeltà alla tradizione e insieme apertura agli sviluppi storici, e come ricerca della unità nella molteplicità, nella diversità della storia e delle culture, secondo le direttive che Papa Gregorio Magno aveva dato all’apostolo dell’Inghilterra, Agostino di Canterbury; b) l’apostolicità e la romanità: a questo riguardo ritiene di primaria importanza convincere tutte le Chiese Iro-Celtiche e dei Pitti a celebrare unitariamente la Pasqua secondo il calendario romano. Il Computo da lui scientificamente elaborato per stabilire la data esatta della celebrazione pasquale, e perciò l’intero ciclo dell’anno liturgico, è diventato il testo di riferimento per tutta la Chiesa Cattolica. [...]

Dopo la morte i suoi scritti furono diffusi estesamente in Patria e nel Continente europeo. Il grande missionario della Germania, il Vescovo san Bonifacio (+ 754), chiese più volte all’arcivescovo di York e all'abate di Wearmouth che facessero trascrivere alcune sue opere e glie­le mandassero in modo che anch'egli e i suoi compagni potessero godere della luce spirituale che ne emanava. Un secolo più tardi Notkero Galbulo, abate di San Gallo (+ 912), prendendo atto dello straordinario influsso di Beda, lo paragonò a un nuovo sole che Dio aveva fatto sorgere non dall’Oriente ma dall’Occidente per illuminare il mondo. A parte l’enfasi retorica, è un fatto che, con le sue opere, Beda contribuì efficacemente alla costruzione di una Europa cristiana, nella quale le diverse popolazioni e culture si sono fra loro amalgamate, conferendole una fisionomia unitaria, ispirata alla fede cristiana. Preghiamo perché anche oggi ci siano personalità della statura di Beda, per mantenere unito l’intero Continente; preghiamo affinché tutti noi siamo disponibili a riscoprire le nostre comuni radici, per essere costruttori di una Europa profondamente umana e autenticamente cristiana.

Per & la Catechesi completa è  Beda il Venerabile


Strauss-Khan tutti insieme ti denunciam!

Il titolo è esemplificativo a chi segue le cronache degli esteri ma è giusto che io in poche parole spieghi il perché  del titolo. Ieri si è tenuto l'interrogatorio a Dominique Strauss Khan, ex capo del fondo monetario nonché ex aspirante candidato alla Presidenza della Repubblica francese, il quale deve difendersi dalle accuse di sfruttamento della prostituzione  il prof Strauss Khan durante questo interrogatorio ha difeso se stesso sostenendo attraverso la filosofia e la legittimazione, secondo Strauss Khan, che del libertinaggio han fatto testi letterari che vanno dal Marchese De Sade a Pauline Réage con il romanzo "Histoire d'O"...Insomma è un'indecenza e i nostri amici della Vandea stanno intraprendendo un'azione legale contro Dominique Straus Khan per atti osceni in luogo pubblico nonché danni morali. noi faremo al nostra parte estendendo la denuncia anche a livello di Corte Europea e noi direttamente chiederemo a Cristiano Magdi Allam di procedere ad un'interrogazione al Parlamento Europeo su queste offese, per giunta espresse in un tribunale di uno stato membro della CE, di Strauss Khan alla nostra morale.







giovedì 24 maggio 2012

Il buonsenso del Capo

Silvio è un uomo buono e magnanimo, lo sappiamo tutti che a causa di queste sue doti spesso è stato turlupinato dai comunisti, D'Alema & co., e a volte si è allevato delle serpi in seno ma in questo caso non si tratta di questi individui subdoli ma di Sandro Bondi per cui Silvio ha ritenuto necessario, insieme al Segretario Alfano, giustamente di respingere le dimissioni del nostro coordinatore preferito ad ogni buon conto vi rimetto le dichiarazioni ufficiali rilasciate del Cav. Grazie Silvio.


'Io e Alfano respingiamo le dimissioni di Bondi'.






Teniamoci da conto Ferrara!

Giuliano che noi stimiamo, e lui stima noi, ieri ci ha deliziato con un bel rap, dimostrando a noi tutti e soprattutto ai seriosi soloni della stampa italiana (Giannini, Conchitina, Valentini ecc. ecc.) che si può essere spiritosi con intelligenza, senza cadere nel ridicolo:


Per chi tra voi, e so che ci seguono molti cantanti e musicisti, vuole canticchiare questo bel brano insieme a Giuliano nel video, può tranquillamente farlo, qui sotto vi metto il testo: io da questa mattina non ho altre parole in testa che queste...


Tienimi da conto Monti
Ti prego, ti prego, ti prego
Cavaliere ti voglio bene
Sei stato grande
Sei stato tanto
Sei stato troppo
Ma tienimi da conto Monti

RIT.

Un pensiero alla Fornero
Un gingillo per Beppe Grillo
Un mazzetto di fiori a Ruby
Un rimario a Veronica Lario
Un buffetto per Gianni Letta

RIT.

Baciamo le mani al giovane Alfano
Lo scaldaletto per lo Scajola
Una ola, ma una sola, per la Santanchè
Tanta fuffa per La Russa
Tsunami d’amore per il buon Bersani

Ma sopra tutto, sopra ogni cosa, in cima a ogni vetta, sulle spalle di ogni Letta

Ti prego Cavaliere, ti prego e ti scongiuro
Tienimi da conto Monti

Il Santo del Giorno-24/05/2012


A BEATA VERGINE MARIA AUSILIATRICE



Madonna Ausiliatrice

Don Bosco scrisse: “il titolo di Auxilium Christianorum attribuito all'Augusta Madre del Salvatore non è cosa nuova nella Chiesa di Gesù Cristo. Maria fu salutata aiuto dei Cristiani fin dai primi tempi del Cristianesimo”.
Questo titolo si diffuse agevolmente specie dopo la vittoria cristiana sui turchi avvenuta nelle acque di Lepanto presso le isole Curzolari il 7 ottobre 1572, prima domenica di ottobre, sotto il pontificato di S. Pio V (Antonio Michele Ghislieri, 1566-1572), al grido di “Viva Maria!”. Il santo pontefice volle aggiungere alle litanie lauretane la bella invocazione: Auxilium Christianorum, ora pro nobis (Ausiliatrice dei Cristiani, prega per noi).

La devozione verso l'Auxilium Christianorum si rafforzò dopo la seconda grande vittoria sui turchi a Vienna, il 12 luglio 1683, ottenuta dal re di Polonia Giovanni III Sobieski, che ne dava l'annunzio al Beato Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi, 1676-1689), con le parole : “Veni, Vidi, Maria Vicit” (Venni, Vidi, Maria Vinse). Nacque allora in Germania, a Monaco di Baviera, la prima Associazione in onore di Maria Ausiliatrice per commemorare la liberazione di Vienna.

Napoleone, dopo la sconfitta di Lipsia (19 ottobre 1813), liberò Pio VII (Barnaba Chiaramonti, 1800-1823), il 10 marzo 1814, ma diede ordine segreto che il viaggio fosse lento nella speranza di poter resistere agli alleati e quindi fermare ancora il Papa, ma Parigi si arrese il 30 marzo 1814 e il giorno dopo vi entrarono i sovrani nemici. Pio VII, in mezzo a grandi festeggiamenti, all'entusiasmo fremente ed all'immenso tripudio del popolo, rientrava a Roma e ritornava sul trono Pontificio il 24 maggio 1814 e l'anno seguente, grato per l'aiuto visibile della Madonna, istituì la festa di Maria Ausiliatrice per Roma e gli altri stati pontifici.
Ora la devozione all'Ausiliatrice è diffusa in tutto il mondo e la sua festa si celebra in molte nazioni.

Nella devozione mariana di Don Bosco, il titolo “Auxilium Christianorum”, si sovrappone, senza segnare sostituzione o attenuazione, ai titoli precedenti con cui invocava la Madonna, specie l'Immacolata che segnava gli inizi della sua Opera Provvidenziale. Se ne ha un primo ricordo in un'immaginetta del 1849, anno della fuga del Beato Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti, 1846-1878) da Roma a Gaeta, su cui scrisse l'invocazione: “O Vergine Immacolata, Tu che portasti vittoria di tutte le eresie, vieni ora in nostro aiuto: noi di cuore ricorriamo a Te. Auxilium Christianorum ora pro nobis”.

Fino al 1862 l'azione di Don Bosco verso l'Ausiliatrice non fu costante e generale : ne diede l'annuncio il 24 maggio 1862 nella "Buona notte", come si legge nelle Memorie Biografiche. Un sabato del mese di dicembre, forse il 6 del 1862, Don Bosco disse al chierico Albera, futuro Rettore Maggiore: “la nostra chiesa è troppo piccola .... ne fabbricheremo un'altra più bella, più grande, che sia magnifica, le daremo il titolo Chiesa di Maria Ausiliatrice”.
L'8 dicembre 1862 Don Bosco dichiara al chierico Cagliero, poi cardinale, il motivo della sua devozione alla Madonna sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: “Sinora abbiamo celebrato con solennità e pompa la festa dell'Immacolata...Ma la Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi sono così tristi che abbiamo bisogno che la Vergine SS. ci aiuti a conservare la fede cristiana”.
A causa del titolo “Maria Ausiliatrice” dato da Don Bosco al Tempio, le autorità municipali di Torino fecero difficoltà per l'approvazione del progetto della costruzione. Ma la chiesa ebbe il titolo di Maria SS. Ausiliatrice. Don Bosco non rinunziava a quel titolo, perché era quello voluto dalla Madonna.
Il 9 giugno 1868 fu consacrato il Tempio a Maria Ausiliatrice in Torino. Don Bosco e l'Ausiliatrice sono ormai due nomi inscindibili. L'Ausiliatrice si è servita di Don Bosco per operare numerosissimi e strepitosi miracoli, per concedere al mondo infinite grazie. Ne è piena la “vita di Don Bosco”, vi sono molti libri che narrano commoventi episodi della bontà di Maria ad ogni genere di persone, vi è il “Battesimo Salesiano”, che riporta ogni mese le grazie, i favori elargiti dall'Ausiliatrice, che dispensa i Suoi doni specialmente nel Santuario, che Ella volle a Torino, di cui aveva detto in una visione a Don Bosco: “Hic domus mea, Hinc gloria mea - Qui è la mia casa, di qui la mia gloria”.
Don Bosco non si contentò di propagare la devozione all'Ausiliatrice con la parola, la stampa, i prodigi. Ottenne da Pp Leone XIII (Gioacchino Pecci) che la “Benedizione di Maria Ausiliatrice”, che egli impartiva da tempo con efficacia, fosse approvata : con decreto della Sacra Congregazione dei Riti, il 18 maggio 1878, la formula della “benedizione” fu inserita nel Rituale romano.
Infine Don Bosco, quale Monumento di perenne riconoscenza per i singolari favori ricevuti, fondò la “Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice”. “Il ricorso a Maria Ausiliatrice - scriveva nel 1887 - va aumentando ogni dì tra il popolo fedele e porge motivo a pronunciare che tempo verrà, in cui ogni buon cristiano, insieme con la devozione al SS. Sacramento e al Sacro Cuore di Gesù, si farà un vanto di professare una devozione tenerissima a Maria Ausiliatrice”.

Interi Continenti e Nazioni hanno Maria Ausiliatrice come celeste Patrona: l’Australia cattolica dal 1844, la Cina dal 1924, l’Argentina dal 1949, la Polonia fin dai primi decenni del 1800; diffusissima e antica è la devozione nei Paesi dell’Est Europeo.
Nella bella basilica torinese a Lei intitolata, vi è il bellissimo e maestoso quadro, fatto eseguire dallo stesso fondatore, che rappresenta la Madonna Ausiliatrice che con lo scettro del comando e con il Bambino in braccio, è circondata dagli Apostoli ed Evangelisti ed è sospesa su una nuvola; sullo sfondo a terra, il Santuario e l’Oratorio come appariva nel 1868, anno dell’esecuzione dell’opera del pittore Tommaso Lorenzone.


Preghiera a Maria Ausiliatrice
(composta da S. Giovanni Bosco)
O Maria,
Vergine Potente :
Tu, grande e illustre
difesa della Chiesa.
Tu, aiuto mirabile dei cristiani.
Tu, terribile
come esercito schierato
a battaglia,
Tu che hai distrutto da sola
tutte le eresie del mondo,
Tu nelle angustie, nelle lotte,
nelle necessità
difendici dal nemico
e nell’ora della morte
accoglici nel Paradiso.
Amen.

mercoledì 23 maggio 2012

"Poesia, poesia sembra che non ci sia poi ti prende la mano e ti porta lontano..."


Giusto ricordare alcune tra le più belle poesie del  nostro Sandro Bondi oltre ad essere un politico di razza, un uomo generoso e leale è anche un uomo di una sensibilità e una poeticità innate.




A Rosa Bossi in Berlusconi *

Mani dello spirito
Anima trasfusa.
Abbraccio d’amore
Madre di Dio

*Madre di Silvio Berlusconi



A Silvio

Vita assaporata
Vita preceduta
Vita inseguita
Vita amata
Vita vitale
Vita ritrovata
Vita splendente
Vita disvelata
Vita nova




A Sandro

Caro Sandro ti scrivo, avrei voluto farlo con un sonetto, un'ode, un'epistola,  un madrigale, una ballata, un'elegia, un'epigramma, ma non son degno, come lo sei tu di cimentarmi nella scrittura di versi, no e allora caro Sandro permettimi di scriverti in questa prosa semplice e terragna ma spontanea, sincera come sempre sono stati i rapporti tra noi caro Sandro io personalmente, ma credo che con sfumature diverse, date semplicemente dal diverso rapporto che ognuno di noi ha con te, noi Aut.Min.Rich. e i nostri lettori ti diciamo di non mollare, di tener duro e non mollare la carica che tu con fatica, merito e anche dolore hai tenuto fino ad oggi  seguendo Silvio nel bene e nel male e pagando di persona anche colpe non tue, dimettendoti da Ministro, pochi l'avrebbero fatto,  la tua innata e spontanea generosità di cui molti falchi traditori hanno beneficiato non gliela dare più, non dargliela vinta non lo meritavano e non ti meritano questi personaggi.
Sandro ti preghiamo di tornare sulle tue decisioni e rimanere al tuo meritato posto di coordinatore nazionale del nostro partito perché noi  abbiamo bisogno di te, il PDL ha bisogno di te, Silvio ha bisogno di te, L'Italia ha bisogno di te!






Nooooooooooo..........un velo di tristezza cada su di noi

“Ho letto attentamente l’editoriale del direttore del quotidiano Libero e non vi ho trovato una sola ragione seria, motivata e onesta delle cause vere che spiegano le difficoltà del Pdl. Anzi, ad essere intellettualmente onesti, una delle ragioni più evidenti delle nostre difficoltà riguarda direttamente la linea, gli argomenti, il linguaggio stesso di quei quotidiani che, come Libero, dichiarano di riconoscersi nell’area di centrodestra”

Sandro Bondi rassegna, nelle mani di Berlusconi e Alfano, le dimissioni da coordinatore nazionale, non perché si senta “colpevole” di qualcosa ma, dice, “per sottrarmi ad attacchi e denigrazioni personali che fanno parte della peggiore politica”. Bondi sostiene di essere fiducioso nelle scelte che faranno i vertici del Pdl. “Dopo aver letto tutto ciò che si è detto anche oggi sul Pdl e sulle persone che, come me, in questi anni hanno avuto responsabilità nella gestione del partito, intendo rassegnare le mie dimissioni da coordinatore – spiega – non perché reputi di avere delle colpe particolari, anzi sono persuaso di avere svolto il mio impegno con assoluta trasparenza, ma soprattutto per sottrarmi ad attacchi e denigrazioni personali che fanno parte della peggiore politica”. “Le consegno al Presidente Silvio Berlusconi e al segretario politico Angelino Alfano, fiducioso che essi sapranno compiere le scelte più utili per le idee in cui abbiamo creduto in questi anni e per gli interessi dell’Italia”, conclude. (ANSA)

Domani, ore 9:00 in via dell'Umiltà gli Aut.Min.Rich, nudi, sfileranno con questo striscione
SILVIO RIFIUTA LE DIMISSIONI 

Il Santo del Giorno-23/05/2012


San Giovanni Battista de’ Rossi
Sacerdote



Giovanni Battista de’ Rossi nasce a Voltaggio, in provincia di Alessandria, il 22 febbraio 1698. È uno dei pochi sopravvissuti di una famiglia segnata da troppi lutti: il papà muore prematuramente, e la maggior parte dei fratellini se ne va prima di raggiungere l’adolescenza.
A tredici anni si stabilì definitivamente a Roma, presso un cugino sacerdote, canonico a S. Maria in Cosmedin, per poter frequentare il liceo classico presso i gesuiti al Collegio Romano.

Nel 1714 si avviò agli ordini sacri, ricevendo la tonsura e completando gli studi teologici alla Minerva presso i domenicani.  Dotato di un’intelligenza non comune, che gli permise di completare in anticipo gli studi, fu necessario ottenere dal papa la dispensa per l’ordinazione sacerdotale.
Non aveva atteso l’ordinazione sacerdotale, avvenuta l’8 marzo 1721, per dare inizio al suo intenso apostolato. Infatti, negli anni precedenti, aveva diretto vari gruppi di studenti a S. Gregorio al Celio, a S. Maria in Domnica e a S. Maria della Consolazione.
Da questa esperienza ebbe le indicazioni per dar vita a quella “Pia Unione di Sacerdoti Secolari”, annessa all'ospizio di santa  Galla, da lui diretto e che per ben due secoli, fino al 1935, avrebbe raggruppato i più bei nomi del clero romano, alcuni dei quali sono assurti agli onori degli altari.

Oltre all'ospizio di santa Galla, non suo (era stato fondato da mons. Marco Antonio Anastasio Odescalchi, cugino di Pp Innocenzo XI) e destinato a soli uomini, volle allargare il raggio del suo apostolato, fondando l'ospizio per le donne, dedicato a S. Luigi Gonzaga, il suo santo prediletto. Sorretto dal suo confessore Francesco Maria Galluzzi S.J., ora servo di Dio, nonostante la precaria salute, raddoppiò la sua attività. Pareva onnipresente ovunque c'era da confortare, istruire, soccorrere, in ogni ora del giorno e della notte. Non era raro vederlo nelle piazzette romane improvvisare un sermone tra gli sfaccendati o alla sera quando la gente rientrava dal lavoro. La simpatia che riscuoteva tra l'umile gente dei borghi attirava al suo confessionale lunghe file di penitenti. Era infatti un maestro di spiritualità e ovunque metteva mano ad una iniziativa, vi imprimeva il ritmo di un santo fervore. Eletto canonico di S. Maria in Cosmedin, venne dispensato dall'obbligo del coro per potersi dedicare con maggiore libertà ai suoi impegni apostolici.

Quantunque Giovanni si affaticasse tanto a vantaggio spirituale e materiale del prossimo, si riteneva un servo inutile. Nel 1763 una estrema debolezza nelle gambe e un totale sfinimento ne fecero prevedere la fine. Persone amiche lo condussero a respirare aria più salubre ad Ariccia (Roma), ma egli preferì ritornare al convitto della SS. Trinità dei Pellegrini, dove la recrudescenza del male lo sottopose ad un vero calvario : si spense dopo parecchi attacchi di apoplessia il 23 maggio 1764.
I funerali furono fatti a spese dei convittori perché Giovanni aveva distribuito tutti i suoi averi ai poveri. Dal cugino canonico aveva ereditato un discreto patrimonio, ma egli se n'era servito per comperare agl'indigenti letti, cibo e vestiti. Sovente si era ridotto a vivere con l'aiuto di conoscenti perché non conobbe limiti nel fare elemosina.
Giovanni rappresenta il trionfo della volontà sulla fragilità fisica, del generoso impegno apostolico sugli ostacoli della malattia.

Giovanni Battista de' Rossi venne beatificato il 13 maggio 1860 dal Beato Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti, 1846-1878), che gli era stato successore nella direzione della “Pia Unione dei Sacerdoti Secolari” di S. Galla; Pp Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci, 1878-1903) lo canonizzò l'8 dicembre 1881.

Le spoglie di San Giovanni Battista de’ Rossi si trovano, dal 23 maggio 1965, nella chiesa che a lui è dedicata, nel quartiere Appio Latino a Roma, che dal 1969 è sede del titolo cardinalizio di “San Giovanni Battista de’ Rossi”.

Significato del nome Giovanni: “il Signore è benefico, dono del Signore” (ebraico).




Fonti principali : parrocchiaderossi.it; santiebeati.it; wikipendia.org (« RIV.»).

Tutto ciò merita una riflessione da parte nostra...

Questa mattina leggendo il mio quotidiano on-line preferito, Affaritaliani.it, che in prima pagine metteva il video di un pastore battista Charles Worley il quale durante una sua predica ha fatto una proposta che merita una certa riflessione da parte nostra, guardatevi il video e leggete l'articolo di cui posto il link:


This morning, reading my favorite newspaper online, Affaritaliani.it, who put the video on the front pages of a Baptist pastor Charles Worley who during his sermon he made ​​a proposal that deserves some reflection on our part, watch the video and read the article, which placed the link:


Esta mañana, leyendo mi periódico favorito en línea, Affaritaliani.it, que puso el video en las primeras páginas de un pastor bautista Charles Worley, que durante su sermón que hizo una propuesta que merece una reflexión por nuestra parte, ver el video y leer el artículo, lo que coloca el enlace:




http://affaritaliani.libero.it/sociale/video-choc-rinchiudiamo-i-gay-in-un-recinto230512.html?refresh_ce


Che fine ha fatto Eraldo?

Dopo averci scassato le balle a ripetizione affinché noi ci si prodigasse per immettere contenuti a manetta manco fossimo la redazione del Time, così da scalare tutte le vette e i record in termini di utenza e contatti, oltrepassando oceani, monti e valli, oltre il tempo e lo spazio, imponendo rigidissime regole editoriali, convinto che questo blog potesse fare concorrenza all'Huffington post, al Blog di Beppe Grillo o a quello (il migliore) di Padre Pio,  quel rotto-in-culo di Eraldo si è defilato allegramente. L'ultimo post ascrivibile al nostro credo risalga al 1998.
Abbastanza preoccupato da questa latitanza prolungata, azzardo alcune ipotesi:

  1. è bipolare: un giorno lo trovi con indosso solo un perizoma rosa a distribuire volantini sulla bellezza dell'esistenza a piazza di Spagna e il giorno dopo invece devi andarlo a raccattare al pronto soccorso del santo Spirito perché ha provato a suicidarsi con una overdose di pastiglie Valda. Questo disturbo spiegherebbe gli alti e bassi
  2. gli alieni: come ben sappiamo gli omini verdi esistono e gli piace infilare sonde negli ani di noi umani. Essendo quindi impegnati incessantemente in questa attività è molto probabile abbiano scelto Eraldo in quanto il suo sfintere è, a livello mondiale, il più adatto avendo accolto negli anni cose tra le più svariate compresa una famiglia partenopea sfrattata per un breve periodo da un "basso" dei quartieri spagnoli
  3. un gruppo di atei razionalisti laicisti lo ha rapito e lo sta seviziando sottoponendolo alla lettura forzata degli scritti di Oddifreddi, Hack, Dawkins e Darwin
  4. Il Celeste (al secolo Formigoni) lo ha accolto tra le sue braccia e lo sta sottoponendo ad una estenuante formazione in stile Jedi per farne il suo erede alla guida della regione Lombardia

Vi pregherei di dire la vostra, ritengo di aver esaurito in questo breve post tutte le possibilità verosimili, sceglietene una o suggeritene di nuove. Sono sinceramente preoccupato.

lunedì 21 maggio 2012

A Day in the Life of Lapo: episode II

http://d.repubblica.it/rubriche/people-gossip/2012/05/21/foto/lapo_barca-1035835/1/

spero Giovanardi non se la prenda, ma mi e' quasi venuta un'erezione!

Il Santo del Giorno-21/05/2012


Sant’ Eugenio de Mazenod
Vescovo di Marsiglia, fondatore :
“Missionari Oblati di Maria Immacolata”




Eugenio, al secolo Charles-Joseph-Eugène, de Mazenod fece la sua entrata in un mondo destinato a cambiare molto rapidamente. Nato a Aix in Provenza, nel sud della Francia, il 1° agosto 1782, sembrava che avesse ereditato sia rango che ricchezza dalla sua famiglia, entrata non da molto tempo nella nobiltà di toga. Lo scompiglio della rivoluzione francese venne a rovesciare tutto ciò per sempre. All'età di otto anni Eugenio fu costretto a fuggire dalla Francia con la sua famiglia, abbandonando tutte le proprietà e cominciando così un periodo di undici anni di esilio.
All’inizio a Nizza nel 1791, dove furono raggiunti dalla madre e dalla sorella, successivamente a Torino (1791), Venezia (1794), Napoli (1797) con il padre e Palermo (1799) dove resterà fino al suo ritorno in Francia. Questi spostamenti lasciarono delle lacune nella sua formazione intellettuale e lo esposero anche a molte influenze, buone e cattive.
Nel 1802, all'età di 20 anni, Eugenio poté tornare nella sua patria. Questo contatto fece svanire i suoi sogni come d'incanto. Si accorse di essere un semplice cittadino: la Francia era totalmente cambiata. I suoi genitori si separarono e sua madre stava lottando per riavere le sue proprietà e allo stesso tempo si affannava a procurargli in moglie una ricca ereditiera. Cadde in una triste depressione, con un futuro incerto. Fu in questo periodo che si risvegliarono in lui il senso di altruismo insieme ai sentimenti di fede provati a Venezia dopo l’incontro con Don Bartolo Zinelli. Guardandosi attorno osservò la situazione disastrosa della Chiesa in Francia, umiliata e decimata dalla rivoluzione. Sentì la chiamata al sacerdozio e la prese in considerazione. Nonostante l'opposizione della madre entrò nel seminario di S. Sulpizio a Parigi e il 21 dicembre 1811 fu ordinato prete ad Amiens.
Ritornato ad Aix, nel 1812, non si rinchiuse in una parrocchia, ma mise il suo sacerdozio al servizio dei più abbandonati: detenuti, giovani, servi, contadini. Il clero locale gli fece una dura opposizione, ma egli continuò la sua strada. Dopo qualche anno cercò dei collaboratori, ugualmente motivati, che lasciarono le vecchie strutture per unirsi a lui. Eugenio e i suoi compagni predicavano in provenzale, la lingua del popolino, non nel francese ufficiale. Di villaggio in villaggio rievangelizzavano la gente passando anche lunghe ore in confessionale. Tra una missione e l'altra il gruppo viveva un'intensa vita di comunità dedita alla preghiera e allo studio. Si chiamarono “Missionari di Provenza”.
Il 17 febbraio 1826 Pp Leone XII (Annibale Sermattei della Genga, 1823-1829) approvò la Congregazione col nome di “Oblati di Maria Immacolata”. Eugenio fu eletto Superiore Generale e continuò ad ispirare e guidare i suoi uomini per 35 anni fino alla sua morte.
La diocesi di Marsiglia era stata soppressa dopo il Concordato del 1802 e quando fu ristabilita, il vecchio zio di Eugenio, Canonico Fortunato de Mazenod, ne divenne vescovo nel 1823. Egli nominò Eugenio suo Vicario Generale e così la maggior parte del lavoro nella ricostruzione della diocesi cadde sulle sue spalle.
Nel 1832, Eugenio venne nominato da Pp Gregorio XVI (Bartolomeo Mauro Alberto Cappellari, 1831-1846) vescovo titolare d'Icosia e Visitatore apostolico di Tunisi e Tripoli; è consacrato a Roma il 14 ottobre non badando alle pretese del governo francese che si arrogava diritti di approvazione su tali nomine.
Cinque anni più tardi (1837), dopo le dimissioni dello zio, fu nominato vescovo di Marsiglia.
Anche se Eugenio aveva fondato gli Oblati di Maria Immacolata principalmente per la povera gente di campagna, il suo zelo per il Regno di Dio e il suo attaccamento alla Chiesa spinsero gli Oblati verso nuove frontiere. I suoi uomini si avventurarono in Svizzera, Inghilterra, Irlanda. A causa del suo zelo Eugenio fu soprannominato “un secondo Paolo” e i vescovi missionari andavano da lui per domandargli Oblati per i loro vasti campi di missione. Eugenio rispose a cuore aperto nonostante il loro piccolo numero e mandò i suoi uomini nel Canada, Stati Uniti, Ceylon (attuale Sri Lanka) Sud Africa, Basutoland (attuale Lesotho). I missionari, della stessa sua tempra, si aprirono a ventaglio predicando, battezzando, curando. Spesso scoprirono nuove terre, fondarono nuove diocesi e, in una parola “non lasciarono nulla di intentato per l'avanzamento del Regno di Cristo”. Negli anni che seguirono, la spinta della missione oblata continuò e anche oggi l'impulso di S. Eugenio è vivo nei suoi uomini in 68 paesi diversi.
Durante questo fermento di attività missionaria, Eugenio era allo stesso tempo un pastore di primo piano nella Chiesa di Marsiglia, dando alla diocesi le strutture necessarie: seminario modello, nuove parrocchie, cattedrale, Santuario di Nostra Signora della Guardia (meta di numerosissimi pellegrinaggi), santità dei sacerdoti, presenza di altre Congregazioni Religiose, difesa dei diritti del Papa. Era diventato una figura di spicco nella Chiesa di Francia.
1854: Si reca a Roma per la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria.
1856: È nominato senatore dell'Impero da Napoleone III.
1861: Il 21 maggio muore al canto della Salve Regina, lasciando ai suoi figli spirituali, come testamento, le parole: “Tra voi la carità... la carità... la carità... e fuori lo zelo per le anime”.
1926: Inizio del processo diocesano di beatificazione a Marsiglia.
1929: Inizio del processo di beatificazione a Roma.
1975: Il 19 ottobre il Servo di Dio Pp Paolo VI (Giovanni Battista Montini, 1963-1978) lo proclama beato.
1995: Il 3 dicembre il Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) lo proclama santo.

Significato del nome Eugenio : “ben nato, di buona nascita, nobile” (greco).

Per approfondimenti & è  Eugenio De Mazenod


Fonti principali : vatican.va; geocities.com; omi.it (« RIV.»).


Preghiera

O Dio, che nella tua misericordia, hai voluto arricchire il santo Vescovo Eugenio de Mazenod di grandi virtù apostoliche per annunciare il Vangelo alle genti, concedi a noi, per sua intercessione, di ardere del medesimo spirito e di tendere unicamente al servizio della Chiesa e alla salvezza delle anime. (Colletta della festa di sant’Eugenio de Mazenod)

Io adesso non ho più paura......

Complotto contro Marco ad Amici?

E no ragazzi qui bisogna necessariamente a fondo e lo dobbiamo non a questioni di giustizia che lasciamo ai sinistrorsi radical chic a noi ce ne frega cazzi, noi ci muoviamo per ragioni di bottega e d'amicizia per cui scendiamo in campo a difesa del nostro amico Marco Carta. Qui di seguito l'articolo apparso su uno dei nostri organi di stampa di riferimento che ringraziamo sempre per le interessanti notizie che ci dona e che noi come api con il miele suggiamo. Aprite il link qui sotto e capirete nel dettaglio questo retroscena. Sono amareggiato per la sconfitta di Marco e la prematura uscita di Valerio ma mi rifaccio ascoltando per l'ennesima volta rispettivamente i due ultimi album di Marco e Valerio  "Necessità Lunatica" e "Così Diverso".

http://www.funweek.it/finale-di-amici-complotto-contro-marco-carta.php




giovedì 17 maggio 2012

A day in the life of Lapo...

...si chiamera' cosi' la nuova rubrica dedicata al nostro uomo preferito.

oggi cominciamo con un giorno alla Bocconi, dove e' stato preso d'assalto dai giovani entusiasti

scusate la fonte...

http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/05/16/foto/lapo-35279425/1/

martedì 15 maggio 2012

Il Santo del Giorno-15/05/2012


Sant’Isidoro
Contadino



Isidoro nasce a Madrid intorno al 1070 da una poverissima famiglia di contadini. Orfano del padre fin da piccolo, va a lavorare la terra sotto padrone, nelle campagne intorno a Madrid. A causa della guerra, cerca rifugio e lavoro più verso nord, a Torrelaguna. E vi trova anche moglie: Maria Toribia, contadina come lui.

Isidoro è un credente schietto, non sa né leggere né scrivere, ma sa parlare con Dio. Si alza ogni mattina al canto del gallo per partecipare alla Messa mattutina e durante la giornata lo si vede spesso appartato in preghiera. Questo gli tira addosso le accuse di altri salariati: ha poca voglia di lavorare, perde tempo, sfrutta le nostre fatiche. È già accaduto agli inizi, nelle campagne di Madrid; poi continua a Torrelaguna, e più tardi a Madrid ancora, quando lui vi ritorna. A queste accuse Isidoro non si ribella, ma neppure si piega. Il padrone è preoccupato, non si fida di lui? E allora sorvegli, controlli, verifichi i risultati del suo lavoro... E questo fa appunto il padrone, scoprendo che Isidoro ha sì perso tempo inginocchiandosi ogni tanto a pregare, ma che alla sera aveva mietuto la stessa quantità di grano degli altri. È così al tempo dell’aratura: tanta orazione pure lì, ma a fine giornata tutta la sua parte di terra era dissodata.
Juan de Vargas si chiama questo proprietario, che dapprima tiene d’occhio Isidoro con diffidenza; ma alla fine, toccata con mano la sua onestà, arriva a dire che quei risultati non si spiegano solo con la capacità di lavoro; ci sono anche degli interventi soprannaturali: avvengono miracoli, insomma, sulle sue terre.
E altri diffondono via via la voce: in tempo di mietitura, il grano raccolto da Isidoro veniva prodigiosamente moltiplicato. Durante l’aratura, mentre lui pregava in ginocchio, gli angeli lavoravano al posto suo con l’aratro e con i buoi. Così il bracciante malvisto diventa l’uomo di fiducia del padrone, porta a casa più soldi e li divide tra i poveri. Né lui né sua moglie cambiano vita: è intorno a loro e grazie a loro che la povera gente incomincia a vivere un po’ meglio. Nel tempo delle epiche gesta di tanti conquistatori, le imprese di Isidoro sono queste, fino alla morte.
A volte certi suoi atti fanno pensare a S. Francesco d’Assisi. Per esempio, quando d’inverno si preoccupa per gli uccelli affamati: e per loro, andando al mulino con un sacco di grano, ne sparge i chicchi a grandi manciate sulla neve; ma quando arriva al mulino, il sacco è di nuovo prodigiosamente pieno.

Isidoro e la moglie Maria Toribia (proclamata beata da Pp Innocenzo XII, al secolo Antonio Pignatelli, nel 1697) avanzano entrambi sulla strada della perfezione, sostenendosi a vicenda e aiutandosi anche a sopportare i dolori della vita, come quello cocente della morte in tenerissima età del loro unico figlio.
Lavorare, pregare, donare: le gesta d’Isidoro sono tutte qui e, dopo la sua morte avvenuta nel 1130, lo rendono famoso come Alfonso il Bravo e come El Cid Campeador.
Lo seppelliscono senza particolari onori nel cimitero di Sant’Andrea, ma anche da quel campo egli continua a “fare la carità”, dispensando grazie e favori a chi lo invoca, al punto che quarant’anni dopo devono, a furor di popolo, esumare il suo corpo incorrotto e portarlo in chiesa. A canonizzarlo, però, nessuno ci pensa. Ci vuole un grosso miracolo, cinque secoli dopo, in favore del re Filippo II a sbloccare la situazione.

Il 25 maggio 1622 Pp Gregorio XV (Alessandro Ludovisi, 1621-1623) gli concede la gloria degli altari insieme a quattro “grossi” santi (Filippo Neri, Teresa d’Avila, Ignazio di Loyola e Francesco Saverio) in mezzo ai quali, qui in terra, l’illetterato contadino si sarebbe sentito un po’ a disagio.

Le reliquie sono conservate nella Cattedrale di Madrid di cui è il compatrono.
Sant’Isidoro è Patrono, fra l’altro, degli agricoltori e dei contadini; protettore dei campi e dei raccolti.

Significato del nome Isidoro : "dono di Iside" (greco).


Fonti principali : santiebeati.it; enrosadira.it (« RIV.»).

Lasciat stà a mammà

Il brano, di autori ed interpreti anonimi, che vi presentiamo oggi è passato, come capita a tanti geni, purtroppo un po' in sordina nel panorama musicale senza il clamore che meritava, il pubblico italiano a volte è colpevolmente disattento, ma noi,che abbiamo una rete di talent scout che fa invidia alle più grandi etichette discografiche,  stiamo cercando gli interpreti di questo brano per farli entrare nella nostra nuova impresa artistica: stiamo creando una Factory Neomelodica che impianteremo, previo accordi con le vere autorità locali, a Casal di Principe e a Miano. Abbiamo contattato il Maestro Pino D'Amato (inutile che vi rammenti chi sia il maestro, dico solo "Sti cinsi c'hanno cumbinat"...) che farà da chioccia ad altri interpreti più o meno giovani. Noi stimiamo Marco Carta, Alessandra Amoroso, Valerio Scanu, Emma ecc ecc. ma li stracceremo con la nostra fucina di talenti neomelodici sotto l'egida artistica e finanziaria degli Aut.Min.Rich e dia ltri amici di Casal di Principe e dintorni.... Signori seguiteci, sosteneteci perché sta arrivando la Neomelodic Invasion e non faremo prigionieri...