martedì 31 gennaio 2012

Il giusto tribunale.

Ma che bella idea che è questa! Un bel tribunale in un condominio dei Cosentino, mi sembra una trovata geniale della nostra magistratura campana! Solo così, osservato da vicino, il crimine può essere debellato!

http://www.corriere.it/inchieste/ecco-tribunale-condominio-in-affitto-un-fratello-cosentino/dfc563de-4b62-11e1-8fad-efe86d39926f.shtml


lunedì 30 gennaio 2012

Massimo Vs Michele.

Un semplice sondaggio, chi preferiamo tra i due bei e raffinatissimi giornalisti?



Pino il saggio.

Pino Scotto, il guru, il saggio del rock che riesce sempre ad essere equilibrato, elegante e di ampie vedute, largo ai giovani.



Vai Pino, fai un assolo della tua voglia di sapere! Illuminaci!

Ai nostri lettori: se ci siete, battete un colpo.

Eraldo (nella foto) insiste nel dire che 4000 persone hanno visualizzato questo blog. Adesso non credo sia azzardato dire che almeno un paio di persone ogni giorno abbiano letto almeno una delle minchiate che pubblichiamo. Orbene, amico che ti soffermi a leggere, questo post è per te, se ci sei batti un colpo (dove per colpo intendo un commento, è bene specificare perché se sei utente di questo blog, deliberatamente, non costretto insomma, c'è il rischio che tu possa iniziare a menar colpi allo schermo del pc).

Nonostante tutto...

Nonostante tutto, e leggete tutto come; scarsa frequentazione del blog da parte di Bibbo, il blog procede a gonfie vele, e da pochi minuti abbiamo raggiunto quota 4.000 frequentazioni per il mese di gennaio, non è roba da poco...

Un blog contro Silvietto nostro?!?!?!

Ma che cos'è questo questo scempio http://berlusconi-blog.blogspot.com/, ma stiamo scherzando? Ma che davero davero?

Andiamo in massa a punire questi stupidi comunisti senza Dio!!!

Once Were Warriors.

Ed ora? Cosa siamo?



Ancora su Oscar Luigi.

Queste tre foto mi stanno particolarmente a cuore.




Bei Figaccioni - Salvatore Baccaro.

A grandissima richiesta, oggi parliamo di Salvatore, l'uomo, la maschera, la comparsa, il maschio, il cameo più bello d'Italia, un vero must della bellezza latina, un vero maschio italiano, un sexy baffone dal quale ogni donna vuol farsi possedere!

Che maschio!





Ancora assenti ingiustificati.....



Ecco, adesso io devo sapere perché anche questa volta gli aut. min. erano assenti in quel di Beirut all'Internazionale democratico cristiana. Posso capire la ritrosia per quel "democraticio" ma sappiamo bene che serve solo a tranquillizzare i più fessi. Secondo me, ripeto, dobbiamo affidarci a dei professionisti, fratello Eraldo perde colpi.....

Il Santo del Giorno-30/01/2012

E' con immenso piacere dirvi che oggi il Santo del Giorno  e':

 

S. GIACINTA MARESCOTTI,

Vergine del Terz’Ordine regolare
di San Francesco, fondatrice

Giacinta, al secolo Clarice, figlia del Conte Marcantonio Marescotti e di donna Ottavia Orsini, nasce a Vignanello (VT) il 6 marzo 1585.

Assieme alle sue due sorelle Ginevra e Ortensia, studia  al Convento di San Bernardino a Viterbo; al termine degli studi Ginevra rimane in convento e prende il nome di Suor Immacolata.

Clarice e Ortensia sono introdotte nelle migliori case; Clarice è molto attratta dal giovane Paolo Capizucchi ma egli chiede la mano della sorella minore Ortensia. Clarice ne rimane sconvolta e dopo qualche settimana decide di raggiungere la sorella Suor Immacolata a San Bernardino.

Qui prende il nome di Giacinta, ma senza farsi monaca: sceglie lo stato di terziaria francescana, che non comporta clausura stretta. Anziché vivere in una cella, si fa arredare un intero appartamento nello stile delle sue stanze a Vignanello, ed è servita da due giovani novizie.
Conduce una vita mondana e licenziosa fino al 1615, quando, in seguito ad una malattia, entrò in una crisi spirituale: si ritrovò sola e gridò forte “O Dio ti supplico, dai un senso alla mia vita, dammi la speranza, dammi la salvezza!”. 
Il giorno dopo venne a trovarla il Padre confessore e la notte seguente Suor Giacinta trascorse l'intera notte pregando, e provò una serenità ultraterrena. Si convertì e si diede ad esercizi di penitenza e di perfezione cristiana.

Per Suor Giacinta cominciano ventiquattro anni straordinari e durissimi: povertà totale e continue penitenze, con asprezze oggi poco comprensibili, ma che rivelano energie nuove e sorprendenti. Dalle due camerette raffinate lei passa a una cella derelitta per vivere di privazioni ma al tempo stesso, di lì, compie un’opera singolare di “riconquista”.

Personaggi lontani dalla fede vi tornano per opera sua, e si fanno suoi collaboratori nell’aiuto ad ammalati e poveri. Un aiuto che Giacinta la penitente vuole sistematico, regolare, per opera di persone fortemente motivate.
Questa mistica si fa organizzatrice di istituti assistenziali; aiutata dal cittadino Francesco Pacini fece nascere una confraternita laicale, detta dei “Sacconi” (dal sacco che i confratelli indossano nel loro servizio), col fine di elemosine e di soccorsi ai poveri, malati e detenuti. Dedicò il resto della sua vita ad aiutare il prossimo.

Non sono molti quelli che la conoscono di persona. Ma subito dopo la sua morte, avvenuta il 30 gennaio 1640, tutta Viterbo corre alla chiesa dove è esposta la salma e tutti si portano via un pezzetto del suo abito, sicché bisognerà rivestirla tre volte.
Il corpo è nella chiesa del Monastero di San Bernardino, a Viterbo.

Fu beatificata da Pp Benedetto XIII (Pietro Francesco Orsini, 1724-1730) nel 1726 e proclamata santa da Pp Pio VII (Barnaba Chiaramonti, 1800-1823) nel 1807.

Oscar Luigi: uno di noi!





"Le ordino di rimettersi il bolero" ad una festa rivolto ad una donna scollacciata e poi giustamente schiaffeggiata.
"La Padrona, la Splendidissima, la madre del bell'Amore, la castellana d'Italia, la Corredentrice, l'Ancilla" per descrivere la Madonna.
Libri come: "La lezione di S. Francesco all'uomo d'oggi", "Il Pio transito di S. Francesco", "Amen", ma soprattuuto "Il valore del Rosario" e "Il significato e il valore della penitenza evangelica"
Solo queste parole per ricordare il Nostro Presidente. Noi, dall'alto della nostra fede cieca in Cristo, possiamo a gran voce dire: Oscar Luigi, uno di noi!
Presidente R.I.P.

Aiutateci ad aiutarlo.....


Chiediamo alla numerosa utenza di questo blog di aiutarci. L'uomo (insomma, uomo...) nella foto, il cui volto è stato oscurato per salvaguardare i minori e le donne gravide da cotanto orrore è scomparso in data 26/01/2012. Chiunque lo abbia notato (non serve il volto per notarlo, basta l'odore fetente) è pregato di inoltrare un messaggio su questo blog. Si consiglia a coloro che da oggi in poi si dovessero imbattere nel soggetto di non guardarlo negli occhi, di non assumere pose aggressive e di non emettere rumori forti, nel caso in cui abbiate con voi un qualsiasi tipo di alimento lanciateglielo, lo distrarrà dall'attaccare, ricordatevi poi di allontanarvi mantenendo il contatto visivo, non voltategli mai le spalle o cercherà di sodomizzarvi nonostante sia stata riscontrata nel soggetto una atrofia progressiva degli organi genitali.

domenica 29 gennaio 2012

le eredi del Bolshoi.

Tutte loro furono le ballerine dell'anno 1985 del prestigioso Bolshoi, quindi furono segnalate per i più prestigiosi programmi artistici mondiali, che avrebbero potuto esaltare la loro arte sopraffina e di altissimo livello. Umbertone, come presentatore della trasmissione di rivista più importante e più apprezzata da tutte le associazioni culturali di balletto mondiali, non si fece sfuggire l'occasione ed insieme ai suoi registi Pino Callà e Celeste Laudisio andò a Mosca per scritturare le artiste. Quello che ne seguì, fu la più grande rivista di cultura che un teleschermo abbia mai trasmesso.



Voci di corridoio parlano di una possibile e quanto mai probabile, riedizione del programma presentata da Bibbo.

venerdì 27 gennaio 2012

LA DENUNCIA: Gli aut.min. cadono a pezzi finanziariamente e Bibbo se ne sbatte....

Come già accaduto per la vicenda di Aldi, quando dall'alto del suo disinteresse l'agiografo di straforo corrispondente al nome di Bibbo ebbe modo di dimostrare tutto il suo menefreghismo lasciando il pargolo in balia dei contrabbandieri di sigarette napoletani (e il piccolo Aldi si intossicò mangiandone due), questo losco figuro, che cerca di nascondersi dietro l'aria bonaria di chi passeggia la mattina per le vie della città eterna con una copia dell'Osservatore sotto il braccio, dimostra di non interessarsi minimamente al crack finanziario che interessa la sua congrega, scommettiamo che non si è neanche reso conto che a causa sua, e delle sue frequentazioni telematiche dubbie, il gigante di mountain view ha deciso di interrompere la raccolta fondi caritatevole che avveniva attraverso le pagine di questo blog sospendendo gli annunci economici?

E' una vergogna, questa sera il sottoscritto e fratello Eraldo che si incontreranno, ancora una volta senza il  manigoldo  dispensatore di scuse assurde (non posso ho la vaginite, padre pio mi è apparso in sogno, il costato sanguinava troppo), decideranno il da farsi, sicuramente le cose per il deretano del menefreghista non volgeranno al meglio......(nella foto un documento dei servizi segreti che ritrae il manigoldo in giovane età mentre si atteggia a coglione)

giovedì 26 gennaio 2012

Ma che davero-davero?


In arrivo la chiesa per gli atei

APERTA A TUTTI – La torre sarà alta 46 metri. Misura non scelta a caso in quanto ogni centimetro identificherà un milione di anni di vita della Terra, per un totale di 4.6 miliardi di anni, l’età effettiva del nostro Pianeta. Alla base ci sarà una striscia d’oro della grandezza di un millimetro che simboleggia il periodo di permanenza degli umani sul Pianeta. Il tempio degli ateisti non servirà solo a ospitare coloro che non credono in Dio, ma sarà anche la casa di manifestazioni di design, di comunità artistiche e di ogni manifestazione culturale, che troverà qui un approdo sicuro. (qui ulteriori info)


Allora, anche se sono persuaso che la torre non avrà vita lunga (in fondo gli atei che ne sanno di Babele? La loro ignoranza e non solo la loro blasfemia li punirà), credo sia il caso di produrci in una azione dimostrativa che il giorno dell'inaugurazione insegni a  queste immonde creature di cosa si parla quando si parla di una chiesa. Adesso, siccome Eraldo ci ha fatto perdere la splendida manifestazione di Milano con tutti quegli amici davanti al teatro, ad organizzare la logistica e il reperimento dei mezzi per il bombardamento aereo ci penserà Bibbo-miles-christi (ma non ti abituare al titolo di miles che vale solo per l'occasione). 

La processione.

Ieri mi sono unito alla processione di Santa Elvira vergine, tra le vie della borgata di Monte Spaccato tristemente famosa per l'alto tasso di criminalità, la gente era spaventata, i criminali ci guardavano, ma la fede dei parroci ha illuminato il volto di vecchi e bambini, che si sono uniti intonando meravigliose odi a Cristo.


La gente vedendomi prima si è impaurita, ma poi si è tranquillizzata ascoltando la purezza della mia voce, la gentilezza e la fede con la quale ho intonato il mio cavallo di battaglia "Canto per Cristo".

Cessi in the World - Cacare è un lusso.

Che classe... che lusso...


Finalmente in galera!

Finalmente siamo riusciti a mettere in galera questi senza Dio, guardate questo uomo; è ovvio che ha qualcosa da nascondere, è ovvio che trama qualcosa contro lo Stato Italiano, è ovvio che sono anni che non mette piede in una chiesa.



Questi NO TAV sono dei personaggi loschi, che nascondendosi dietro una motivazione ambientale (comunque solo Dio può decidere se esiste effettivamente una problema ambientale), organizzano le loro insulse azioni di disturbo e disinformazione. Finalmente la giusta ascia dello stato, supportata dal sempre presente Vaticano si è abbattuta su questi miscredenti.


il Santo del Giorno-26/01/2012

Anche oggi in occasione della celebrazione dei Santi del Giorno vi regalo delle parole preziose pronunciate dal nostro amato Padre Santo per l'occasione circa sei anni fa ma ovviamente sempre attuali.

Santi Timoteo e Tito, Vescovi
(memoria)



BENEDETTO XVI  (Catechesi del 13 dicembre 2006)

Cari fratelli e sorelle,

dopo aver parlato a lungo del grande apostolo Paolo, prendiamo oggi in considerazione i suoi due collaboratori più stretti: Timoteo e Tito. Ad essi sono indirizzate tre Lettere tradizionalmente attribuite a Paolo, delle quali due destinate a Timoteo e una a Tito.

Timoteo è un nome greco e significa «che onora Dio». Mentre Luca negli Atti lo menziona sei volte, Paolo nelle sue lettere fa riferimento a lui ben diciassette volte (in più lo si trova una volta nella Lettera agli Ebrei). Se ne deduce che agli occhi di Paolo egli godeva di grande considerazione, anche se Luca non ritiene di raccontarci tutto ciò che lo riguarda. L'Apostolo infatti lo incaricò di missioni importanti e vide in lui quasi un alter ego, come risulta dal grande elogio che ne traccia nella Lettera ai Filippesi: «Io non ho nessuno d'animo tanto uguale (isópsychon) come lui, che sappia occuparsi così di cuore delle cose vostre » (2,20).

T
imoteo era nato a Listra (circa 200 km a nord-ovest di Tarso) da madre giudea e padre pagano (cfr At 16,1). Il fatto che la madre avesse contratto un matrimonio misto e non avesse fatto circoncidere il figlio lascia pensare che Timoteo sia cresciuto in una famiglia non strettamente osservante, anche se è detto che conosceva le Scritture fin dall’infanzia (cfr 2 Tm 3,15). Ci è stato trasmesso il nome della madre, Eunice, ed anche quello della nonna, Loide (cfr 2 Tm 1,5). Quando Paolo passò per Listra all'inizio del secondo viaggio missionario, scelse Timoteo come compagno, poiché «egli era assai stimato dai fratelli di Listra e di Iconio» (At 16,2), ma lo fece circoncidere «per riguardo ai Giudei che si trovavano in quelle regioni» (At 16,3). Insieme con Paolo e Sila, Timoteo attraversò l'Asia Minore fino a Troade, da dove passò in Macedonia. Siamo inoltre informati che a Filippi, dove Paolo e Sila furono coinvolti nell'accusa di disturbatori dell’ordine pubblico e vennero imprigionati per essersi opposti allo sfruttamento di una giovane ragazza come indovina da parte di alcuni individui senza scrupoli (cfr At 16,16-40), Timoteo fu risparmiato. Quando poi Paolo fu costretto a proseguire fino ad Atene, Timoteo lo raggiunse in quella città e da lì venne inviato alla giovane Chiesa di Tessalonica per avere notizie e per confermarla nella fede (cfr 1 Ts 3,1-2). Si ricongiunse poi con l'Apostolo a Corinto, portandogli buone notizie sui Tessalonicesi e collaborando con lui nell’evangelizzazione di quella città (cfr 2 Cor 1,19).

Ritroviamo Timoteo a Efeso durante il terzo viaggio missionario di Paolo. Da lì probabilmente l’Apostolo scrisse a Filemone e ai Filippesi, e in entrambe le lettere Timoteo risulta co-mittente (cfr Fm 1; Fil 1,1). Da Efeso Paolo lo inviò in Macedonia insieme a un certo Erasto (cfr At 19,22) e poi anche a Corinto con l'incarico di recarvi una lettera, nella quale raccomandava ai Corinzi di fargli buona accoglienza (cfr 1 Cor 4,17; 16,10-11). Lo ritroviamo ancora come co-mittente della Seconda Lettera ai Corinzi, e quando da Corinto Paolo scrive la Lettera ai Romani vi unisce, insieme a quelli degli altri, i saluti di Timoteo (cfr Rm 16,21). Da Corinto il discepolo ripartì per raggiungere Troade sulla sponda asiatica del Mar Egeo e là attendere l'Apostolo diretto verso Gerusalemme a conclusione del terzo viaggio missionario (cfr At 20,4). Da quel momento sulla biografia di Timoteo le fonti antiche non ci riservano che un accenno nella Lettera agli Ebrei, dove si legge: «Sappiate che il nostro fratello Timoteo è stato messo in libertà; se arriva presto, vi vedrò insieme con lui» (13,23). In conclusione, possiamo dire che la figura di Timoteo campeggia come quella di un pastore di grande rilievo. Secondo la posteriore Storia ecclesiastica di Eusebio, Timoteo fu il primo Vescovo di Efeso (cfr 3,4). Alcune sue reliquie si trovano dal 1239 in Italia nella Cattedrale di Termoli nel Molise, provenienti da Costantinopoli.

T
ito, il cui nome è di origine latina, sappiamo che di nascita era greco, cioè pagano (cfr Gal 2,3). Paolo lo condusse con sé a Gerusalemme per il cosiddetto Concilio apostolico, nel quale fu solennemente accettata la predicazione ai pagani del Vangelo libero dai condizionamenti della legge mosaica. Nella Lettera a lui indirizzata, l'Apostolo lo elogia definendolo «mio vero figlio nella fede comune» (Tt 1,4). Dopo la partenza di Timoteo da Corinto, Paolo vi inviò Tito con il compito di ricondurre quella indocile comunità all’obbedienza. Tito riportò la pace tra la Chiesa di Corinto e l’Apostolo, che ad essa scrisse in questi termini: «Dio che consola gli afflitti ci ha consolati con la venuta di Tito, e non solo con la sua venuta, ma con la consolazione che ha ricevuto da voi. Egli infatti ci ha annunziato il vostro desiderio, il vostro dolore, il vostro affetto per me... A questa nostra consolazione si è aggiunta una gioia ben più grande per la letizia di Tito, poiché il suo spirito è stato rinfrancato da tutti voi» (2 Cor 7,6-7.13). A Corinto Tito fu poi ancora rimandato da Paolo - che lo qualifica come «mio compagno e collaboratore» (2 Cor 8,23) - per organizzarvi la conclusione delle collette a favore dei cristiani di Gerusalemme (cfr 2 Cor 8,6). Ulteriori notizie provenienti dalle Lettere Pastorali lo qualificano come Vescovo di Creta (cfr Tt 1,5), da dove su invito di Paolo raggiunse l'Apostolo a Nicopoli in Epiro (cfr Tt 3,12). In seguito andò anche in Dalmazia (cfr 2 Tm 4,10). Siamo sprovvisti di altre informazioni sugli spostamenti successivi di Tito e sulla sua morte.

Concludendo, se consideriamo unitariamente le due figure di Timoteo e di Tito, ci rendiamo conto di alcuni dati molto significativi. Il più importante è che Paolo si avvalse di collaboratori nello svolgimento delle sue missioni. Egli resta certamente l'Apostolo per antonomasia, fondatore e pastore di molte Chiese. Appare tuttavia chiaro che egli non faceva tutto da solo, ma si appoggiava a persone fidate che condividevano le sue fatiche e le sue responsabilità. Un’altra osservazione riguarda la disponibilità di questi collaboratori. Le fonti concernenti Timoteo e Tito mettono bene in luce la loro prontezza nell’assumere incombenze varie, consistenti spesso nel rappresentare Paolo anche in occasioni non facili. In una parola, essi ci insegnano a servire il Vangelo con generosità, sapendo che ciò comporta anche un servizio alla Chiesa stessa. Raccogliamo infine la raccomandazione che l'apostolo Paolo fa a Tito nella lettera a lui indirizzata: «Voglio che tu insista su queste cose, perché coloro che credono in Dio si sforzino di essere i primi nelle opere buone. Ciò è bello e utile per gli uomini» (Tt 3,8). Mediante il nostro impegno concreto dobbiamo e possiamo scoprire la verità di queste parole, e essere anche noi ricchi di opere buone e così aprire le porte del mondo a Cristo, il nostro Salvatore.

Lettera aperta a Giona



Fratello Giona mi dispiace dirtelo, farti questo appunto, ma è doveroso farlo: nel tuo ultimo post più precisamente nel video allegato capeggiava il nome di un giornale, di cui non oso neanche ripetere il nome, non propriamente a noi affine, un giornale comunista e forcaiolo che molto spesso ha lanciato strali e accuse infamanti e false contro i nostri amici. Sono certo che la tua è stata solo una disattenzione ma invito te e tutti quanti, me compreso, a non ripetere certe disattenzioni lesive dell'immagine etica, politica e morale che ci siamo costruiti nel corso del tempo, lo dobbiamo a noi, alle nostre convinzioni e ai nostri numerosi lettori di tutto il mondo.

mercoledì 25 gennaio 2012

Perché noi eravamo assenti?



Abbiamo toccato il fondo, la nostra assenza è ingiustificabile, onestamente credo sia giunta l'ora di affidarci a dei professionisti. Spero vogliate provvedere ad umiliare voi stessi e i vostri corpi deformi in segno di penitenza.

Troppo, tutti ma non lui, maledetti comunisti...

Secondo la Procura dell'Aquila, dietro una onlus sponsorizzata dalla Curia dell'Aquila e dal vescovo ausiliare Giovanni D'Ercole (indagato per favoreggiamento) c'era una truffa. Una truffa per mettere le mani su una parte dei 12 milioni di euro di fondi pubblici destinati ai danni del sisma. Si tratta di fondi gestiti dall'allora sottosegretario Carlo Giovanardi (Pdl) che al momento non risulta indagato. In questa intercettazione del luglio 2010, il vescovo D'Ercole chiama Giovanardi per "raccomandare" i progetti della Onlus (qui)


Era logico, conseguenziale e ce lo dovevamo aspettare che questa marmaglia bolscevica che occupa le istituzioni si sarebbe scagliata alla fine contro di Lui, perché Lui è il vero defensor, ce lo dovevamo aspettare e ce lo aspettavamo ma ferisce ugualmente, consola la certezza che questo gesto estremo, estremo per l'ingiustizia e per l'audacia criminale, servirà solo a smascherare le loro assurde mire liberticide...

p.s. guardate questa immagine, il gesto con la mano, lo fa sempre anche Bibbo.....Bibbo, devi dirci qualcosa?

Il Santo del Giorno-25/01/2012

Oggi è festa e voglio farvi un regalo che sicuramente apprezzerete tutti quanti, vi dono una catechesi particolare:

 LA CONVERSIONE DI S. PAOLO APOSTOLO (festa)

 Catechesi del santo Padre Benedetto XVI (3 settembre 2008)

Cari fratelli e sorelle,

La catechesi di oggi sarà dedicata all’esperienza che san Paolo ebbe sulla via di Damasco e quindi a quella che comunemente si chiama la sua conversione.

Proprio sulla strada di Damasco, nei primi anni 30 del secolo I°, e dopo un periodo in cui aveva perseguitato la Chiesa, si verificò il momento decisivo della vita di Paolo. Su di esso molto è stato scritto e naturalmente da diversi punti di vista. Certo è che là avvenne una svolta, anzi un capovolgimento di prospettiva. Allora egli, inaspettatamente, cominciò a considerare “perdita” e “spazzatura” tutto ciò che prima costituiva per lui il massimo ideale, quasi la ragion d'essere della sua esistenza (cfr Fil 3,7-8). Che cos’era successo?

Abbiamo a questo proposito due tipi di fonti. Il primo tipo, il più conosciuto, sono i racconti dovuti alla penna di Luca, che per ben tre volte narra l’evento negli Atti degli Apostoli (cfr 9,1-19; 22,3-21; 26,4-23). Il lettore medio è forse tentato di fermarsi troppo su alcuni dettagli, come la luce dal cielo, la caduta a terra, la voce che chiama, la nuova condizione di cecità, la guarigione come per la caduta di squame dagli occhi e il digiuno. Ma tutti questi dettagli si riferiscono al centro dell’avvenimento: il Cristo risorto appare come una luce splendida e parla a Saulo, trasforma il suo pensiero e la sua stessa vita. Lo splendore del Risorto lo rende cieco: appare così anche esteriormente ciò che era la sua realtà interiore, la sua cecità nei confronti della verità, della luce che è Cristo. E poi il suo definitivo “sì” a Cristo nel battesimo riapre di nuovo i suoi occhi, lo fa realmente vedere.

Nella Chiesa antica il battesimo era chiamato anche “illuminazione”, perché tale sacramento dà la luce, fa vedere realmente. Quanto così si indica teologicamente, in Paolo si realizza anche fisicamente: guarito dalla sua cecità interiore, vede bene. San Paolo, quindi, è stato trasformato non da un pensiero ma da un evento, dalla presenza irresistibile del Risorto, della quale mai potrà in seguito dubitare tanto era stata forte l’evidenza dell’evento, di questo incontro. Esso cambiò fondamentalmente la vita di Paolo; in questo senso si può e si deve parlare di una conversione. Questo incontro è il centro del racconto di san Luca, il quale è ben possibile che abbia utilizzato un racconto nato probabilmente nella comunità di Damasco. Lo fa pensare il colorito locale dato dalla presenza di Ananìa e dai nomi sia della via che del proprietario della casa in cui Paolo soggiornò (cfr At 9,11).

Il secondo tipo di fonti sulla conversione è costituito dalle stesse Lettere di san Paolo. Egli non ha mai parlato in dettaglio di questo avvenimento, penso perché poteva supporre che tutti conoscessero l’essenziale di questa sua storia, tutti sapevano che da persecutore era stato trasformato in apostolo fervente di Cristo. E ciò era avvenuto non in seguito ad una propria riflessione, ma ad un evento forte, ad un incontro con il Risorto. Pur non parlando dei dettagli, egli accenna diverse volte a questo fatto importantissimo, che cioè anche lui è testimone della risurrezione di Gesù, della quale ha ricevuto immediatamente da Gesù stesso la rivelazione, insieme con la missione di apostolo. Il testo più chiaro su questo punto si trova nel suo racconto su ciò che costituisce il centro della storia della salvezza: la morte e la risurrezione di Gesù e le apparizioni ai testimoni (cfr. 1 Cor 15). Con parole della tradizione antichissima, che anch’egli ha ricevuto dalla Chiesa di Gerusalemme, dice che Gesù morto crocifisso, sepolto, risorto apparve, dopo la risurrezione, prima a Cefa, cioè a Pietro, poi ai Dodici, poi a cinquecento fratelli che in gran parte in quel tempo vivevano ancora, poi a Giacomo, poi a tutti gli Apostoli.

E a questo racconto ricevuto dalla tradizione aggiunge: “Ultimo fra tutti apparve anche a me” (1 Cor 15,8). Così fa capire che questo è il fondamento del suo apostolato e della sua nuova vita. Vi sono pure altri testi nei quali appare la stessa cosa: “Per mezzo di Gesù Cristo abbiamo ricevuto la grazia dell'apostolato” (cfr Rm 1,5); e ancora: “Non ho forse veduto Gesù, Signore nostro?” (1 Cor 9,1), parole con le quali egli allude ad una cosa che tutti sanno.

E finalmente il testo più diffuso si legge in Gal 1,15-17: “Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco”. In questa “autoapologia” sottolinea decisamente che anche lui è vero testimone del Risorto, ha una propria missione ricevuta immediatamente dal Risorto.

Possiamo così vedere che le due fonti, gli Atti degli Apostoli e le Lettere di san Paolo, convergono e convengono sul punto fondamentale: il Risorto ha parlato a Paolo, lo ha chiamato all’apostolato, ha fatto di lui un vero apostolo, testimone della risurrezione, con l’incarico specifico di annunciare il Vangelo ai pagani, al mondo greco-romano. E nello stesso tempo Paolo ha imparato che, nonostante l’immediatezza del suo rapporto con il Risorto, egli deve entrare nella comunione della Chiesa, deve farsi battezzare, deve vivere in sintonia con gli altri apostoli. Solo in questa comunione con tutti egli potrà essere un vero apostolo, come scrive esplicitamente nella prima Lettera ai Corinti: “Sia io che loro così predichiamo e così avete creduto” (15, 11). C’è solo un annuncio del Risorto, perché Cristo è uno solo.

Come si vede, in tutti questi passi Paolo non interpreta mai questo momento come un fatto di conversione. Perché? Ci sono tante ipotesi, ma per me il motivo è molto evidente. Questa svolta della sua vita, questa trasformazione di tutto il suo essere non fu frutto di un processo psicologico, di una maturazione o evoluzione intellettuale e morale, ma venne dall’esterno: non fu il frutto del suo pensiero, ma dell’incontro con Cristo Gesù. In questo senso non fu semplicemente una conversione, una maturazione del suo “io”, ma fu morte e risurrezione per lui stesso: morì una sua esistenza e un’altra nuova ne nacque con il Cristo Risorto. In nessun altro modo si può spiegare questo rinnovamento di Paolo. Tutte le analisi psicologiche non possono chiarire e risolvere il problema. Solo l'avvenimento, l'incontro forte con Cristo, è la chiave per capire che cosa era successo: morte e risurrezione, rinnovamento da parte di Colui che si era mostrato e aveva parlato con lui. In questo senso più profondo possiamo e dobbiamo parlare di conversione. Questo incontro è un reale rinnovamento che ha cambiato tutti i suoi parametri. Adesso può dire che ciò che prima era per lui essenziale e fondamentale, è diventato per lui “spazzatura”; non è più “guadagno”, ma perdita, perché ormai conta solo la vita in Cristo.

Non dobbiamo tuttavia pensare che Paolo sia stato così chiuso in un avvenimento cieco. È vero il contrario, perché il Cristo Risorto è la luce della verità, la luce di Dio stesso. Questo ha allargato il suo cuore, lo ha reso aperto a tutti. In questo momento non ha perso quanto c'era di bene e di vero nella sua vita, nella sua eredità, ma ha capito in modo nuovo la saggezza, la verità, la profondità della legge e dei profeti, se n'è riappropriato in modo nuovo. Nello stesso tempo, la sua ragione si è aperta alla saggezza dei pagani; essendosi aperto a Cristo con tutto il cuore, è divenuto capace di un dialogo ampio con tutti, è divenuto capace di farsi tutto a tutti. Così realmente poteva essere l'apostolo dei pagani.

Venendo ora a noi stessi, ci chiediamo che cosa vuol dire questo per noi? Vuol dire che anche per noi il cristianesimo non è una nuova filosofia o una nuova morale. Cristiani siamo soltanto se incontriamo Cristo. Certamente Egli non si mostra a noi in questo modo irresistibile, luminoso, come ha fatto con Paolo per farne l'apostolo di tutte le genti. Ma anche noi possiamo incontrare Cristo, nella lettura della Sacra Scrittura, nella preghiera, nella vita liturgica della Chiesa. Possiamo toccare il cuore di Cristo e sentire che Egli tocca il nostro. Solo in questa relazione personale con Cristo, solo in questo incontro con il Risorto diventiamo realmente cristiani. E così si apre la nostra ragione, si apre tutta la saggezza di Cristo e tutta la ricchezza della verità. Quindi preghiamo il Signore perché ci illumini, perché ci doni nel nostro mondo l'incontro con la sua presenza: e così ci dia una fede vivace, un cuore aperto, una grande carità per tutti, capace di rinnovare il mondo.

Che culo: abbiamo un Papa moderno!




Poi dite che non siete nati con la camicia, vivete sotto l'egida spirituale di un papato moderno, attento alla realtà che ci circonda, ma fermo, giustamente, sui valori indisponibili: "Nella essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi di un versetto biblico, si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità" sembrerebbe che il Padre Santo sia stato influenzato dal Cardinal Ravasi, nostro amico spirituale e non, grande appassionato di Twitter.

martedì 24 gennaio 2012

Il sogno di tutti noi cattolici.

Chi non lo vorrebbe come Papa? Chi??? Chi non lo vorrebbe come guida spirituale? Chi??? Chi non affiderebbe a lui i propri peccati? Chi???


Quanto mi manca...


Basta, organizziamo un commando tipo A-team e liberiamolo noi (1 Bibbo VALE 10 P.E. Baracus)

Lele Mora deve restare in carcere. Lo ha deciso il gip di Milano Elisabetta Meyer dopo gli esiti della perizia disposta dal giudice che ha dichiarato la compatibilità delle condizioni di salute dell’agente dei vip con il carcere dove si trova da più di sette mesi. A sollecitare la perizia per valutare le condizoni di salute era stata la stessa procura di Milano. Per il giudice quindi permangono le esigenze cautelari.


Eccolo il giudice comunista, il giudice donna, il giudice invidioso. LELE LIBERO!

Ma stiamo scherzando?!?!?!

Questa sera tutti a Milano per fermare questo scempio! Prepariamo il giusto rogo per questi orridi adoratori di Satana!


Milano, debutta stasera lo spettacolo che fa andare su tutte le furie gli ultra cattolici Alle 21 al Teatro Franco Parenti andrà in scena "Sul concetto di volto nel Figlio di Dio", la pièce teatrale di Romeo Castellucci definita 'blasfema' dagli estremisti cattolici. Proteste di piazza organizzate da Militia Christi, Italia cristiana, Fondazione Lepanto, Comitato no 194. Messa lefebvriana del Circolo cattolico Christus Rex. Ma anche un presidio di solidarietà della sinistra cittadina per il regista Una scena dello spettacolo "Sul concetto di volto nel Figlio di Dio" in scena stasera al teatro Franco Parenti “Sul concetto di volto nel Figlio di Dio” va finalmente in scena. Stasera alle 21 il sipario del Franco Parenti di Milano si aprirà sull’immagine del Cristo di Antonello da Messina che fa da sfondo allo spettacolo di Romeo Castellucci, accusato dagli estremisti cattolici di essere blasfemo. E definito dal Vaticano “un’opera offensiva delle convinzioni religiose dei cristiani”. E dopo giorni di polemiche, le proteste dei gruppi ultra religiosi si sposteranno da Internet alla piazza. Con il timore che si possano ripetere gli scontri di Parigi, dove lo scorso ottobre la rappresentazione ha scatenato la reazione dei lefebvriani francesi.



Due le iniziative che si terranno in piazzale Libia, a due isolati dal Franco Parenti, dopo che la questura di Milano ha impedito il sit-in davanti all’ingresso del teatro. Alle 19 verrà celebrata una messa di rito lefebvriano organizzata dal Circolo cattolico Christus Rex. Una cerimonia di riparazione contro un’opera ispirata “a teorie gnostico-blasfeme, quindi profondamente anticattoliche, che rovesciano e offendono la gloriosa storia della Redenzione operata da Nostro Signore Gesù Cristo”, si legge sul sito dell’organizzazione che si auto definisce “gruppo di cattolici apostolici romani integrali”.

Mezz’ora dopo Militia Christi, Italia cristiana, Fondazione Lepanto, Comitato no 194 e altri movimenti del mondo ultra cattolico reciteranno due rosari, uno in latino e uno in italiano. Preghiere, ma anche striscioni, bandiere e megafoni. Poi una delegazione dei manifestanti si sposterà davanti al teatro. Sul rischio di incidenti taglia corto Fabrizio Lastei, portavoce di Militia Christi: “Gli slogan saranno fermi, ma civili – spiega a ilfattoquotidiano.it -. Le contestazioni rimarranno nei confini del moralmente corretto, nel rifiuto della violenza e dell’antisemitismo”. Parole che cercano di smorzare i toni, dopo le minacce arrivate nei giorni scorsi ad Andrée Ruth Shamah, direttrice di religione ebraica del Franco Parenti.

Messe e rosari saranno celebrati anche a Roma, nella basilica di S. Andrea delle Fratte, a Napoli, nella chiesa di S. Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco e a Firenze, nalla parrocchia di Ognissanti e nella chiesa dei Santi Michele e Gaetano. Iniziative contro un’opera che, secondo gli oltranzisti cattolici, costituisce una vera e propria bestemmia. Accusa che Castellucci respinge: il suo spettacolo, dice, si ispira alle Sacre Scritture e gli attacchi non sono altro che “una fatwa cristiana”. In solidarietà al regista Rifondazione comunista, Pdci, Sel e Comitati X Milano saranno in presidio a partire dalle 18.30 in piazza Buozzi, a poche centinaia di metri dalle proteste.

A sua difesa poi, si sono schierati molti intellettuali, che hanno aderito a un appello lanciato da Massimo Marino, Attilio Scarpellini e Oliviero Ponte di Pino. Secondo i tre critici teatrali “non si tratta di scegliere tra chi dice di aver scritto il suo spettacolo come una preghiera e chi, senza averlo visto, lo accusa di essere blasfemo”. Si tratta ”semplicemente di garantire a Romeo Castellucci la prima ed essenziale libertà di ogni arte e di ogni artista: quella di essere compreso o frainteso con cognizione di causa, di essere giudicato secondo la sua opera e non secondo il pregiudizio di un manipolo di fondamentalisti che agita la fede in Cristo come una clava identitaria”. Hanno firmato, tra gli altri, Giuseppe Bertolucci, Mario Martone, Giancarlo De Cataldo, Jovanotti e Antonio Scurati. Tutti convinti che la libertà di espressione artistica è “un cardine irrinunciabile della nostra esistenza civile”.

Cessi in The World - Astici e granchi

Il miglior modo per insaporire pregiati crostacei prima della cottura, anche io spesso adotto questa tecnica, sarete a breve miei ospiti, il menù sara:

- Zuppa di granchi;
- Astice alla catalana.


Crociati, vanno puniti......


"All’interno della chiesa di Santa Caterina a Doetinchem nell’Olanda orientale, si è svolta una festa a base di birra e lap dance che ha suscitato diverse polemiche.
Il pastore locale, aveva offerto ospitalità alla cerimonia annuale della “società del carnevale” : qui gli organizzatori, contrariamente agli accordi presi con le autorità religiose locali, hanno issato un palo nella navata centrale ed hanno fatto esibire una ballerina di lap dance.
Le immagini hanno ovviamente suscitato scandalo nei Paese Bassi. La chiesa di Santa Caterina era fino alla riforma protestante uno dei principali luoghi del cattolicesimo della provincia di Gheldria"

Eccoli, sempre loro, peccatrici che fanno mercimonio del loro corpo, droghe a go-go, froci che si sposano e adesso anche la profanazione della casa del signore, ma si può? Io dico basta con questi orange, questi mercanti senza dio...basta. Ho arruolato 6.000 picche e 2.000 balestrieri genovesi per partire alla volta delle fiandre, salendo ovviamente metteremo a ferro e fuoco tutte le città riformiste che incontreremo lungo la via, la Ginevra calvinista, la Munster anabattista, e così via fino ad arrivare al cuore del peccato che si irradia su tutto il continente. "MONT JOIE".

Bei figaccioni crescono (in acume)

Vuoi l'addominale scolpito? I six-packs? Ecco la soluzione di un giovane e acuto figaccione.

Il Santo del Giorno-24/01/2012

Oggi sono particolarmente felice di presentarvi il Santo preferito da Zia Anna festeggiamolo a nostro modo cioè pregando con gioia l'orazione che vi ho messo qui sotto dedicata proprio al Dott. San Francesco di Sales e poi ragazzi diamoci dentro, con più vigore del solito, coi nostri bei cilici. 

Orazione dal MessaleO Dio, tu hai voluto che il santo vescovo Francesco di Sales
si facesse tutto a tutti nella carità apostolica:

concedi anche a noi di testimoniare sempre,
nel servizio dei fratelli, la dolcezza del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
San Francesco di Sales
Vescovo e Dottore della Chiesa
(memoria)



F
rancesco, al secolo François, primogenito di tredici figli, nacque in Savoia nel castello di Sales, presso Thorens, il 21 ago­sto 1567, da Francesco I de Nouvelles, signore di Boisy, e da France­sca de Sionnaz.

Ricevette sin dalla più tenera età un’accurata educazione, coronata dagli studi universitari di giurisprudenza a Parigi e a Padova. Qui ricevette con grande lode il berretto dottorale e, ritornato in patria, fu nominato avvocato del Senato di Chambéry. Ma sin dalla sua frequentazione accademica erano iniziati ad emergere i suoi preminenti interessi teologici, culminati poi nella scoperta della vocazione sacerdotale che deluse, però, le aspettative paterne.

Ordinato sacerdote il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais (zona montana situata al nord della Savoia), dominata dal Calvinismo, dove si dedicò soprattutto alla predicazione, prediligendo il metodo del dialogo. Fu sacerdote zelante ed instancabile lavoratore. Visti gli scarsi frutti ottenuti dal pulpito, si diede alla pubblicazione di fogli volanti, che egli stesso faceva scivolare sotto gli usci delle case o affiggeva ai muri; ma anche quei foglietti, che egli cacciava sotto le porte delle case, ebbero scarsa efficacia.

Spinto da un enorme desiderio di salvaguardare la cristianità, mentre imperversava la Riforma portata avanti da Calvino e dai suoi seguaci, Francesco chiese udienza al vescovo di Ginevra, affinché lo destinasse a quella città, appunto il simbolo supremo del calvinismo e massima sede dei riformatori. Una volta insediatosi a Ginevra, non si fece remore a discutere di teologia con i protestanti, desideroso di recuperare quante più anime possibili alla Chiesa e soprattutto alla causa di Cristo da lui ritenuta genuina.
Inoltre, il suo pensiero costante era rivolto alla condizione dei laici, preoccupandosi di sviluppare una predicazione ed un modello di vita cristiana che fosse alla portata anche delle persone comuni, quelle cioè immerse nella vita difficile di tutti i giorni.
Proverbiali i suoi insegnamenti pervasi di comprensione e di dolcezza, permeati dalla ferma convinzione che, a supporto delle azioni umane, vi fosse sempre la presenza di Dio. Non per nulla molti dei suoi insegnamenti sono intrisi di misticismo e di nobile elevazione spirituale (l'Enciclopedia Garzanti della Letteratura lo definisce: elegante predicatore e prosatore alieno dai toni aspri, abile nell'intrecciare immagini e idee).

I suoi enormi sforzi ed i grandi successi ottenuti in termini pastorali gli meritarono la nomina a vescovo coadiutore di Ginevra già nel 1599,  a trentadue anni di età e dopo soli sei anni di sacerdozio.
Dopo altri tre anni divenne vescovo a pieno titolo e si spese per l’introduzione nella sua diocesi delle riforme promulgate dal Concilio di Trento. La città rimase comunque nel suo complesso in mano ai riformati ed il novello vescovo dovette trasferire la sua sede nella cittadina savoiarda di Annecy, Venezia delle Alpi, sulle rive del lago omonimo.

Fu anche direttore spirituale di S. Vincenzo de’ Paoli. Nel corso della sua missione di predicatore, nel 1604, conobbe, a Digione, la nobildonna Giovanna Francesca Frèmiot, vedova del barone de Chantal, con cui iniziò una corrispondenza epistolare ed una profonda amicizia che sfociarono nella fondazione dell’ Ordine della Visitazione.

Se sbaglio, voglio sbagliare piuttosto per troppa bontà che per troppo rigore: in questa affermazione di Francesco di Sales sta il segreto della simpatia che egli seppe suscitare tra i suoi contemporanei.

Il duca di Savoia, dal quale Francesco dipendeva politicamente, sostenne l’opera, dell’inascoltato apostolo, con la maniera forte, ma non addicendosi l’intolleranza al temperamento del santo; quest’ultimo preferì portare avanti la sua battaglia per l’ortodossia con il metodo della carità, illuminando le coscienze con gli scritti, per i quali ha avuto il titolo di Dottore della Chiesa.

Le sue principali opere furono :
- Filotea (S. Francesco di Sales così si è espresso nella prefazione al suo libro: Rivolgo la mia parola a Filotea; volendo mettere a disposizione di molte anime ciò che in un primo tempo avevo scritto per una sola, uso il nome comune a tutte quelle che vogliono essere devote; Filotea, infatti, vuol dire amante e desiderosa di amare Dio);
- Trattato dell'amore di Dio, testi fondamentali della letteratura religiosa di tutti i tempi. Quello dell’amore di Dio fu l’argomento con il quale convinse i recalcitranti ugonotti a tornare in seno alla Chiesa Cattolica.

L’11 dicembre 1622 a Lione ebbe l’ultimo colloquio con la sua penitente e qui morì, per un attacco di apoplessia, il 28  dello stesso mese nella stanzetta del cappellano delle Suore della Visitazione presso il monastero. 
Il 24 gennaio 1623  il corpo mortale del santo fu traslato ad Annecy, nella chiesa oggi a lui dedicata, ma in seguito fu posto alla venerazione dei fedeli nella basilica della Visitazione, sulla collina adiacente alla città, accanto a S. Giovanna Francesca di Chantal.

Francesco di Sales fu beatificato nel 1661 e canonizzato nel 1665 da Papa Alessandro VII (Fabio Chigi, 1655-1667).
Pp Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci, 1878-1903) lo proclamò Dottore della Chiesa nel 1887; Pp Pio XI (Ambrogio Damiano Achille Ratti, 1922-1939) lo proclamò Patrono dei giornalisti nel 1923.

S. Francesco di Sales, considerato quale padre della spiritualità moderna, ha influenzato le maggiori figure non solo del “grand siècle” francese, ma anche di tutto il Seicento europeo, riuscendo a convertire al cattolicesimo addirittura alcuni esponenti del calvinismo. 
È infine doveroso ricordare come al suo nome si siano ispirate parecchie congregazioni, tra le quali la più celebre è indubbiamente la Famiglia Salesiana fondata da S. Giovanni Bosco, la cui attenzione si rivolge più che altro alla crescita ed all’educazione delle giovani generazioni, con un’attenzione tutta particolare alla cura dei figli delle classi meno abbienti.

Significato del nome Francesco : “uomo libero” (antico tedesco).

Per approfondimenti & è Francesco di Sales
& la Catechesi di Papa Benedetto XVI è San Francesco di Sales


Fonte principale : santiebeati.it (« RIV.»).