venerdì 17 febbraio 2012

E la Chiesa si rinnova

Una notizia importantissima:

Concistoro, Benedetto XVI impone la berretta rossa a i neo-porporati , quello degli elettori del Papa

da http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/concistoro-concistorio-concistory-vaticano-vatican-12719/



Andrea TornielliCittà del Vaticano
Sabato 18 febbraio Benedetto XVI imporrà la berretta rossa a 22 nuovi «principi della Chiesa», pronti a difendere la fede e il Papa «usque ad sanguinis effusionem», cioè fino allo spargimento del sangue, simboleggiato dal color porpora degli abiti. Diciotto dei nuovi «creati» (la nomina cardinalizia si definisce così in quanto dipende dalla libera volontà del Pontefice) entreranno a far parte del club più esclusivo del mondo, quello degli elettori del Papa, mentre i rimanenti quattro ricevono la porpora essendo già ultraottantenni, per meriti acquisiti nel corso del loro lungo servizio, ma non potranno partecipare per motivi d’età a un eventuale conclave.

Insieme alla berretta color porpora (il classico «tricorno», ma senza fiocco), i nuovi cardinali ricevono dalle mani del Papa la bolla di nomina con il titolo della chiesa romana loro assegnata – ogni porporato è titolare di una – insieme all’anello cardinalizio. Fino all’ultimo concistoro, celebrato nel novembre 2010, il Papa consegnava l’anello il giorno successivo all’imposizione della berretta, durante la messa concelebrata in San Pietro con i nuovi cardinali. Il rituale è stato rivisto e snellito, e ora i neo-porporati riceveranno tutto nello stesso momento, sabato mattina.


La lista del nuovi cardinali è stata annunciata da Benedetto XVI all’Angelus del 6 gennaio, festa dell’Epifania, A guidare l'elenco dei nuovi porporati è Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Seguono altri nove capi dicastero o responsabili di uffici curiali: il brasiliano Joao Braz de Aviz (prefetto della Congregazione dei religiosi), il portoghese Manuel Monteiro de Castro (penitenziere Maggiore, nominato in questo incarico poche ore prima dell’annuncio del concistoro), Giuseppe Bertello (presidente del Governatorato del Vaticano), Domenico Calcagno (presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), Giuseppe Versaldi (presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede), lo spagnolo Santos Abril y Castelló (arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore), lo statunitense Edwin Frederik O’Brien (gran maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro), Antonio Maria Vegliò (presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti), Francesco Coccopalmerio (presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi).

I vescovi diocesani che entreranno a far parte del «club» più esclusivo del mondo, quello degli elettori del Papa, sono invece otto: Giuseppe Betori (arcivescovo di Firenze), l’indiano George Alencherry (arcivescovo Maggiore dei Siro Malabaresi), il canadese Thomas Christopher Collins (arcivescovo di Toronto), l’olandese Willem Jocoby Eijk (arcivescovo di Utrecht), il cinese John Tong Hon (vescovo di Hong Kong), il tedesco Rainer Maria Woelki (arcivescovo di Berlino), lo statunitense Timothy Michael Dolan (arcivescovo di New York), il ceco Dominik Duka (arcivescovo di Praga).

A questi diciotto si aggiungono altri quattro cardinali ultraottantenni che Ratzinger ha voluto includere nell’elenco: si tratta di padre Prosper Grech, consultore presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, di padre Karl Josef Becker (il quale però potrebbe non essere presente all’imposizione della berretta per motivi di salute), docente emerito della Pontificia Università Gregoriana, di monsignor Lucian Muresan, arcivescovo maggiore della chiesa greco-cattolica rumena, e di monsignor Julien Ries, professore emerito di storia delle religioni presso l’università Cattolica di Lovanio, il fondatore dell’antropologia religiosa fondamentale.

Con questa «infornata» cardinalizia il numero degli elettori del Papa sale a 125 (cinque in più rispetto al tetto di 120 stabilito da Paolo VI ma più volte superato da Giovanni Paolo II): nel giro di qualche mese, a motivo del raggiungimento degli ottant’anni d’età di diversi porporati, il numero rientrerà nella norma.

L’elenco dei nuovi cardinali conferma una tendenza che si è manifestata negli ultimi anni: aumenta infatti il peso della Curia romana, dell’Europa e in particolare dell’Italia. Nella lista che il Papa ha annunciato il 6 gennaio, infatti, ben dieci porporati con diritto di voto appartengono alla Curia, cinque di questi sono ex nunzi apostolici. Gli italiani contenuti nell’elenco sono sette, ma uno soltanto di loro, Giuseppe Betori, è alla guida di una Chiesa locale. Tutti gli altri ricoprono incarichi nei dicasteri e negli uffici vaticani.

In caso di conclave, gli italiani elettori del nuovo Papa sarebbero ben 30 su 125. A fronte di questa massiccia presenza curiale si notano delle assenze significative: quello del prossimo febbraio sarà un concistoro senza neanche un nuovo cardinale africano, nonostante il successo del recente viaggio del Papa in Benin e l’apprezzata vitalità dimostrata dalle Chiese del Continente nero. Neanche una berretta rossa va ai vescovi residenziali dell’America Latina, in quello che in altri tempi fu definito «Continente della speranza», dove risiede più della metà dei cattolici del mondo, dove il Papa si recherà tra qualche settimana (Messico e Cuba) e dove è già in programma la Giornata mondiale della Gioventù del 2013. Nessun vescovo del Medio Oriente, area martoriata dove i cristiani vivono tra non poche difficoltà, diventa infine cardinale.
Con il concistoro di sabato i cardinali votanti europei diventano 67, che aggiunti ai nordamericani e a quello dell’Oceania portano a 83 gli elettori del Papa appartenenti al Nord del mondo. America Latina, Africa e Asia messe insieme arrivano a 41 elettori. Notevolissimo, in questi equilibri, il peso della Curia romana: dopo il 18 febbraio, 44 dei 125 cardinali elettori, cioè più di un terzo, lavora o ha appena terminato di lavorare nei dicasteri e negli uffici romani.

Nei suoi quattro concistori Benedetto XVI ha creato  84 porporati, di cui 68 elettori. Tra questi ultimi gli italiani sono 21 (il 30,1 per cento) e i curiali 28 (il 41,2 per cento). Da questo punto di vista, come è stato fatto notare in un articolo pubblicato sul sito del vaticanista italiano Sandro Magister (http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350142), «sono quote ben più alte di quelle registrate con il beato Giovanni Paolo II (su 209 cardinali elettori da lui creati gli italiani furono 46, il 22 per cento, e i curiali 61, il 29,2 per cento), con Paolo VI (che nominò 144 porporati tra cui 38 italiani, il 26,4 per cento, e 40 curiali, il 27,8 per cento) e anche con Pio XII (tra i suoi 54 cardinali gli italiani furono 13, il 24,1 per cento, e i curiali 10, il 18,5 per cento: percentuale, quest'ultima, curiosamente più bassa di quelle di tutti i papi suoi successori)». Mentre una similitudine basata sui numeri può essere avanzata tra i concistori di Benedetto XVI e quelli del beato Giovanni XXIII.

Com’è tradizione, nel pomeriggio di sabato, sono i programma le «visite di calore»: i nuovi cardinali, in varie sale e corridoi del palazzo apostolico come pure in vari punti dell’aula Paolo VI in Vaticano, riceveranno il saluto e l’omaggio di tutti coloro che vorranno congratularsi con loro.

3 commenti:

  1. Ma che meraviglia!!! Andiamo ad accogliere in Messico il Santo Padre indossando una maglia con su scritto: usque ad sanguinis effusionem

    Sarebbe meraviglioso!

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  2. Certo, puntare sui giovani è una ottima cosa, io però avrei preferito gente più di esperienza.

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  3. Voglio assolutamente effettuare una «visita di calore» ai nuovi porporati.

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